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Perù, Corte suprema respinge richiesta scarcerazione Castillo

Perù, le proteste dei sostenitori di Castillo

L’ex capo dello stato dovrà scontare i sette giorni di carcerazione preliminare imposti dal giudice Juan Carlos Checkley Soria e richiesti dal pubblico ministero

14 dicembre 2022
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2' di lettura

La corte suprema peruviana ha respinto la richiesta di scarcerazione che era stata presentata dai legali dell’ex presidente Pedro Castillo, che si trova in stato di detenzione preventiva con l’accusa di ’ribellione’ dopo il tentativo fallito di sciogliere il Parlamento.

La sentenza di rigetto del ricorso presentato da Pedro Castillo contro la carcerazione preventiva per ribellione e associazione per delinquere è stata letta dal giudice César San Martín, presidente della sezione penale permanente della Corte suprema.

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Il magistrato ha ritenuto che il reato di ribellione non avvenga unicamente attraverso l’insurrezione in armi, come sostenuto dalla difesa di Castillo, ma anche in un tentativo di togliere autorità alle istituzioni democratiche, e al fine di concentrare tutto il potere in una sola persona.

Pertanto l’ex capo dello stato dovrà scontare i sette giorni di carcerazione preliminare imposti dal giudice Juan Carlos Checkley Soria e richiesti dal pubblico ministero. Il periodo scade oggi alle 12,42 locali (le 19,42 italiane). È possibile che per impedire che Castillo torni libero, la giustizia provveda a stabilire un altro periodo di arresto preventivo, in attesa dello sviluppo dell’istruttoria.

Intanto, Il ministro della Difesa del Perù, Alberto Otarola, ha reso noto nella serata del 13 dicembre a Lima che il governo ha deciso, di fronte alle barricate poste sulle principali vie di comunicazione del Paese dai sostenitori dell’ex presidente Pedo Castillo, di “decretare lo stato di emergenza di tutta la rete stradale peruviana, al fine di assicurare la libera circolazione di beni e persone”.

In dichiarazioni ai media radio-televisivi, Otarola ha aggiunto che “una simile misura sarà adottata anche per la protezione di aeroporti, centrali idroelettriche, fabbriche, e in generale per le principali infrastrutture strategiche”.

Inoltre, lo stato di emergenza che ora è in vigore ad Andahuaylas, anche alle zone di Ica e Arequipa. Dopo aver indicato di “non voler negare che la situazione è grave e preoccupante”, il ministro ha anche segnalato che oggi si riunirà il Consiglio di sicurezza e difesa nazionale a cui il governo sottoporrà alcune specifiche proposte per tutelare “i diritti di 33 milioni di peruviani che vogliono lavorare”.

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