di Giulia Crivelli
Giorgio Armani tra le modelle della sfilata Armani Privé del 6 luglio
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Il gruppo costruito e tuttora saldamente guidato da Giorgio Armani è talmente diversificato – e unico nel panorama dell’industria della moda italiana e globale – da dover illustrare i risultati d’esercizio distinguendo tra ricavi netti consolidati e fatturato indotto, rappresentato dalle vendite di prodotti a marchio Armani effettuate direttamente dal gruppo e dai licenziatari terzi. Entrambi i dati relativi al 2021 sono ottimi e hanno raggiunto gli obiettivi di ripresa post Covid con ampio anticipo. I ricavi netti sono saliti del 26,3% a 2,019 miliardi; quelli indotti sono il doppio, 4,056 miliardi, in aumento del 23,7% rispetto ai 3,278 miliardi del 2020.
Letteralmente ribaltati gli indici di redditività: nel 2021 l’ebit (risultato operativo) è stato di 171,2 milioni, a fronte di un dato negativo per 29,5 milioni nel 2020. Ancora meglio l’utile netto consolidato (depurato cioè di gestione finanziaria e oneri fiscali), che nello scorso anno è arrivato a 169,9 milioni (pari all’8,4% dei ricavi netti). Un valore nettamente superiore anche rispetto al 2019, quando la pandemia non era neppure immaginabile: quell’esercizio si era chiuso con un utile netto di 119 milioni, con un’incidenza sui ricavi di tre punti inferiore (5,5%) rispetto a quella del 2021.
«Nel 2021 il gruppo ha raggiunto con un anno di anticipo l’obiettivo di tornare oltre i 4 miliardi di fatturato indotto e oltre i 2 miliardi di fatturato diretto, obiettivo che ci eravamo prefissati per il 2022 – spiegano Giuseppe Marsocci e Daniele Ballestrazzi, rispettivamente vicedirettore generale e chief commercial officer e vicedirettore geranle e chief operation officer del gruppo Armani –. Risultati ancora più incoraggianti perché ottenuti riducendo la dimensione delle collezioni con un’attenta selezione della distribuzione, coerenti con i principi fondanti del marchio del “meno è meglio”, che resta la strategia di medio e lungo termine del gruppo Armani».
Come conferma il fondatore, che guida l’azienda non solo da direttore creativo, ma da presidente e amministratore delegato: «La notevole crescita del 2021, confermata dall’andamento positivo del primo semestre di quest’anno, mi rendono cautamente ottimista», ha commentato Giorgio Armani, che solo negli negli ultimi due mesi ha presentato a Milano le collezioni uomo e a Parigi la linea Armani Privé, all’interno della settimana francese dell’alta moda. Last but not least, la “sua” Olimpia ha vinto il campionato italiano di pallacanestro battendo a metà giugno la Virtus Bologna e Armani si è unito ai festeggiamenti per il 29° scudetto della storia della squadra. L’unica differenza tra lui e i giocatori, nelle foto, era l’altezza; i sorrisi e l’entusiasmo per aver raggiunto un traguardo sportivo arrivato dopo un biennio molto difficile davano allo stilista e imprenditore un aspetto di molti anni più giovane (nella foto in alto, Giorgio Armani tra le modelle della sfilata Armani Privé del 6 luglio di Parigi).
Tornando ai dati, il periodo gennaio-giugno 2022, hanno spiegato Marsocci, Ballestrazzi e lo stesso Armani, rafforza il quadro positivo: i ricavi a cambi correnti sono cresciuti del 20% sul 2021 e hanno superato quelli pre pandemici del 2019, «ponendo le basi per un significativo miglioramento della redditività operativa». Nessuno nega le incognite della seconda parte dell’anno però, dal conflitto tra Russia e Ucraina alle eventuali nuove ondate pandemiche e all’inasprimento delle politiche monetarie della banche centrali per contenere l’inflazione. A rendere ancora più solide le basi del gruppo Armani sono inoltre la posizione finanziaria e il patrimonio netto consolidato: la prima, al 31 dicembre 2021, risultava di 1,12 miliardi (+21% rispetto alla fine del 2020), il secondo è aumentato di 98 milioni a 2,108 miliardi.
Da segnalare infine la crescita vicina al 40% dei ricavi dei punti vendita gestiti direttamente dal gruppo, che nel 2021 sono arrivati a rappresentare il 50% dei ricavi netti consolidati. Un’ulteriore conferma della strategia distributiva del gruppo Armani: come ogni altro brand e azienda della moda, ai tradizione canali ha aggiunto l’online, ma il retail fisico resta centrale. Il 2022 è stato l’anno dell’apertura del primo negozio in Italia a insegna A|X Armani Exchange, marchio del gruppo che da quest’anno è anche legato all’amata squadra di basket Olimpia. Lanciato nel 1991 a New York, il marchio ha sempre avuto uno spirito inclusivo e democratico: è stato una delle innumerevoli intuizioni di Armani, considerando che 30 anni fa nessuno parlava di questi temi. Il negozio di Milano è in corso Vittorio Emanuele e il team è stato selezionato con un’attività di affissioni e una campagna social, con lo slogan “I need you”. In realtà è il mondo della moda che continua ad aver bisogno di Giorgio Armani.
Giulia Crivelli
fashion editor
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