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Benessere delle donne: c’è Monza al vertice, al Sud più laureate

di Valeria Uva

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La seconda edizione dell’indice della Qualità della vita delle donne premia la Brianza per il minore gap occupazionale. Il Mezzogiorno si riscatta negli indici sull'istruzione. Cagliari guadagna posizioni ed è terza

12 dicembre 2022
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4' di lettura

È il lavoro al femminile a portare Monza e Brianza in cima al podio della Qualità della vita delle donne. La provincia lombarda, infatti, centra in pieno l’obiettivo della riduzione del gap occupazionale tra uomini e donne, con un tasso di quasi tre volte inferiore alla media nazionale, e ottiene due secondi posti negli altri indici occupazionali: il livello di occupazione femminile e le giornate retribuite, indicatore quest’ultimo che segnala le aree in cui l’occupazione è maggiore per intensità e durata.

Tra le prime dieci province si piazzano, come nella precedente edizione, solo realtà del Centro-Nord, eccezion fatta per la buona performance di Cagliari che – grazie alle prestazioni nello sport e nella speranza di vita – balza dal 15° al terzo posto, dietro Treviso, vincitrice del 2021. Firenze è l’unica città metropolitana presente nella top 10.

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Questa è la seconda edizione della Qualità della vita delle donne, indice sintetico che ha debuttato nell’indagine annuale del Sole 24 Ore lo scorso anno, quando alcuni indicatori già utilizzati per comporre la classifica generale sono stati potenziati e scorporati creando un focus sul benessere femminile. Una scelta ribadita quest’anno anche per tentare di monitorare nel tempo miglioramenti o peggioramenti nel campo della parità di genere, una delle missioni trasversali del Piano nazionale di ripresa e resilienza.

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I progetti (e i gap) nazionali

Nel Pnrr le misure mirate e specifiche sono due: quella per il sostegno alle imprese femminili, con il finanziamento di 400 milioni al Fondo impresa donna (primo avviso già esaurito a giugno); e quella da dieci milioni per promuovere la certificazione della parità di genere all’interno delle imprese, concedendo sgravi contributivi pari all’1% dei versamenti complessivi (con tetto massimo di 50mila euro). Una misura, quest’ultima, resa operativa proprio nei giorni scorsi.

Come già detto, però, la parità di genere è, appunto, un obiettivo trasversale che il Pnrr sostiene anche attraverso altre misure, tra cui la conciliazione vita lavoro e il potenziamento dei servizi scolastici, a partire dai 4,6 miliardi per la costruzione di nuovi asili nido. Obiettivo: rafforzare la rete di servizi intorno alla donna per potenziare l’occupazione femminile, in un Paese nel quale – come segnala anche uno degli indicatori della Qualità della vita – sono ancora 40 su 107 le città (prevalentemente nel Centro-Sud) in cui le donne che lavorano sono sotto la media nazionale, ferma al 53,5 per cento. «Questi risultati dimostrano che il divario tra Nord e Sud è strutturale e va oltre le differenze di genere – commenta Paola Profeta, prorettrice per Diversità, inclusione e sostenibilità della Bocconi e direttrice dell’Axa Research lab on Gender Equality –. Occorre investire soprattutto nella riduzione di tutte le disparità territoriali del Paese».

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I posizionamenti nel lavoro

Sono 12 gli indicatori utilizzati per costruire l’indice generale riferito alle donne. Un primo gruppo è dedicato al lavoro, con la misurazione del tasso di occupazione femminile, di quello giovanile in particolare, e del gap tra occupazione maschile e femminile. Ed è proprio quest’ultimo indicatore ad avere un peso significativo sul primo posto della provincia di Monza e Brianza. Un successo legato, secondo Paolo Pilotto, sindaco del capoluogo in carica dal giugno 2022, «al mix tra un tessuto produttivo fatto di oltre 74mila imprese, che nella selezione del personale non guardano più al genere ma alle competenze, e un sistema di istruzione molto solido». Forte di oltre 90 istituti scolastici, la città di Monza ha anche investito negli ultimi anni sui servizi alla famiglia, arrivando al 42% di copertura dei posti negli asili nido.

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Il riscatto del Sud

L’istruzione è un’altra delle cartine di tornasole dei divari di genere. Sono due gli indicatori quest’anno: la percentuale di laureate e la competenza numerica misurata nei test Invalsi in terza media.

La competenza numerica vede ancora agli ultimi posti le province siciliane e calabresi (ma anche Napoli, ferma al 102° posto su 107). Al contrario, il numero delle laureate nel corso del 2021 segna il riscatto per il Mezzogiorno, con Benevento, Avellino e Caltanissetta sul podio, e l’intera top ten dominata dal Sud Italia. Un primato che però – avverte Profeta – rischia di essere «uno spreco, perché dimostra come nel Mezzogiorno esista un ricco bacino di competenze che non riesce a incanalarsi verso l’occupazione e a generare reddito». Buone performance per il Meridione anche nelle imprese femminili.

Intanto, il nuovo indice della Qualità della vita delle donne permette di fare i primi confronti con l’edizione 2021. Virano in positivo diverse voci: dalla speranza di vita, progredita di due mesi, ai tassi di occupazione, con quello giovanile che cresce di quasi due punti (da 25,2 a 27,1%), ma certo conferma che restano fuori dal mercato del lavoro due giovani su tre (solo Rovigo si avvicina al 50%). Le elezioni amministrative dello scorso anno hanno portato le quote rosa comunali dal 33,8% al 34,5%, mentre un leggero passo indietro le donne lo registrano sul fronte Stem, con le competenze matematiche arretrate in un anno di 0,4 punti base.

Il confronto internazionale

Ma a segnare il passo sul fronte della parità di genere è quest’anno un po’ tutta l’Europa. L’indice europeo della parità di genere misurato da Eige (l’Istituto europeo per l’eguaglianza di genere) rileva che i progressi proseguono a rilento (+0,6% sul 2021, solo 5 punti in più rispetto al 2010), accompagnati da diversi segni negativi. I dati sono in realtà riferiti all’anno della pandemia, il 2020. E, per la prima volta, si è registrato un calo dei punteggi in diversi settori. Tra questi, la partecipazione al mondo del lavoro, dove peraltro l’Italia si conferma all’ultimo posto in Europa. In regresso anche la salute e l’accesso ai servizi sanitari.

L’indice europeo 2022 si sarebbe chiuso con il segno meno se non fosse stato per i significativi progressi alla voce “potere”, che misura la partecipazione femminile nelle istituzioni e in economia, a sua volta dovuta – nota l’Eige – alle leggi sulle quote rosa varate in alcuni Stati Ue.

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