di Manuela Soressi
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Passa anche dal design la risposta “made in Italy” alla valorizzazione degli scarti della filiera agro-alimentare. A promuovere l'accoppiata vincente di due asset del patrimonio industriale e culturale italiano sono stati il Dipartimento di Agraria e quello di Architettura dell’Università degli studi di Napoli Federico II. In collaborazione con l’ADI - Associazione per il Disegno Industriale, hanno promosso Re-Food, la prima competizione italiana che ha invitato i progettisti a cimentarsi con la creazione di oggi di uso quotidiano a partire dai materiali organici scartati dalla filiera del food. E così bucce di pomodori, foglie di mais, scarti legnosi, gusci di cozze, residui di caffè, barattoli di alluminio, pezzi di juta, sfridi di pasta e biscotti sono diventati la base per inedite lampade, divertenti giochi per bambini, insolite tovagliette da mensa, utili contenitori per fast-food e persino ecologiche casette per uccelli.
«La nostra è stata una scommessa, nata dal desiderio di tracciare dei percorsi alternativi per risolvere il problema degli scarti alimentari e di farlo con un approccio che valorizzasse il saper fare italiano - spiega il professor Danilo Ercolini, direttore del Dipartimento di Agraria e ideatore dell'iniziativa – Del resto, il futuro dell'industria alimentare dev'essere improntato all'economia circolare al no waste e non basta più recuperare gli scarti destinandoli alla realizzazione di sottoprodotti o usandoli come fonte di bioenergie, serve un approccio più sistemico e che metta in gioco anche energie più creative».
Lo stimolo è piaciuto ai designer: sono stati 38 i lavori iscritti al concorso, di cui ben 36 presentati da progettisti under 30. E proprio alla categoria junior è andato il primo premio, assegnato al progetto Maciste di Lorenzo Esposito: un contenitore “portasegreti” realizzato con gusci di frutta secca o di uova e con conchiglie di molluschi. Il secondo premio nella categoria junior è stato attributo a Beatrice Borellini e Laura Verri per le piastrelle ottenute dai gusci di cozze e di altri molluschi bivalvi, ed ex aequo anche a Giulia Cosentino, che ha costruito una casetta per uccelli in una speciale bioplastica realizzata con componenti organiche (come amido, aceto di alcool, semi e resina di pino) e che non esaurisce la sua vita dopo l’uso perché si trasforma in piante.
Anche nella categoria senior, riservata ai progettisti over 30, c'è stato un secondo posto ex aequo:i premiati sono stati Edoardo Perri e Dario Riva, che hanno realizzato tazzine e piattini per il caffè a partire da scarti di caffè, e Gaetano Avitabile che realizzato una pod lamp partendo da materiale plastico di recupero, come i tappi delle bottiglie di bibite e il polistirene espanso delle confezioni usate per trasportare le mozzarelle di bufala. Il livello dei progetti presentati ha spinto la giuria ad assegnare anche tre menzioni speciali, tutte concentrate tra i concorrenti junior. Sono andate ai pannelli per coprire le superfici realizzati con bucce di ananas ideati da Francesca Nori e Fabrizio Moiani, alla seduta e al tavolino rivestiti con materiali ricavati dagli scarti di mango e succo d'arancia proposti da Nicola Boselli e alle tovagliette realizzate con scarti di arance, castagne, zucchine, carciofi e limoni concepite dal team composto da Luisa Carnevale Baraglia, Yuki Hadal e Siyuan Wang.
«L'aspetto interessante è che questi progetti sono frutto di un pensiero progettuale a lungo termine – aggiunge Ercolini – Non sono solo espressione di un design che associa stile e funzionalità nel presente, ma prendono in considerazione anche il futuro dell'oggetto. Un approccio che mostra come sopratutto i giovani progettisti siano ‘nativi sostenibili' e di come l'attenzione ai valori ambientali guidi la loro professione».
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