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Le infrazioni sulla videosorveglianza costano 4 milioni di euro alle imprese

di Nicola Bernardi *

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(minzpeter - Fotolia)

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Secondo lo studio condotto da Federprivacy in collaborazione con Ethos Academy il 92% delle telecamere non sono conformi al GDPR

13 giugno 2022
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3' di lettura

Il 92% delle telecamere non sono conformi al GDPR e le infrazioni sulla videosorveglianza costano 4 milioni di euro alle imprese. Le città italiane diventano sempre più digitali e invase dalle telecamere, ma il rispetto della privacy dei cittadini non corre di pari passo.
A destare particolare preoccupazione, sono infatti i risultati che emergono da uno studio condotto da Federprivacy in collaborazione con Ethos Academy con l'obiettivo di scattare una fotografia realistica sul rispetto della normativa sulla protezione dei dati personali nel mondo della videosorveglianza.
Secondo il rapporto stilato dall'Osservatorio di Federprivacy, su un campione di circa 2.000 persone a cui è stato chiesto cosa osservano quando entrano in un esercizio pubblico dotato di un sistema di sorveglianza, solo nell'8% dei casi risulta essere esposto un regolare cartello di informativa minima che avverte in modo chiaro e trasparente la presenza di telecamere con l'indicazione dei corretti riferimenti normativi e delle informazioni complete che devono essere fornite all'interessato, mentre il restante 92% di coloro che sono stati intervistati hanno riferito di essersi trovati di fronte a situazioni di palese non conformità alle prescrizioni del GDPR, constatando la presenza di cartelli che riportano informazioni sbagliate, incomplete o con riferimenti normativi obsoleti (54%), oppure non scorgendo affatto alcun avviso (38%).
E a quanto pare, buona parte delle responsabilità sono riconducibili alla scarsa sensibilità che ancora mostrano gli stessi addetti ai lavori che installano gli impianti di videosorveglianza: in questo caso il campione di progettisti e installatori che hanno accettato di farsi intervistare dopo aver partecipato a una sessione formativa sono stati 1.127, e meno della metà di questi (46%) riconoscono che i temi della privacy sono complessi e comportano rischi elevati di sanzioni, specialmente nelle aree geografiche del sud Italia, dove è risultato che solo il 3% delle aziende di loro appartenenza sono dotate di un Data Protection Officer o di un altro referente per le tematiche della privacy, e dalla stessa area geografica sono solo il 15% coloro che avvertono la necessità di approfondire la materia. Il 54% di progettisti e installatori non si preoccupa più di tanto della protezione dei dati, e il 31% di questi pensa che i rischi in materia di privacy siano di livello medio, mentre il 23% reputano il rischio addirittura basso.
Scarse sono quindi la consapevolezza e la sensibilità per la tutela della privacy per buona parte degli addetti ai lavori, nonostante le Linee guida n. 3/2019 pubblicate dai garanti europei abbiano provveduto da più di due anni tutti i chiarimenti necessari e anche un nuovo modello di cartello che ancora stenta a sostituire i vecchi avvisi che fanno riferimento all'abrogato art.13 del Dlgs 196/2003, e che spesso non risultano neppure compilati con le indicazioni del titolare del trattamento e con lo spazio delle finalità delle telecamere lasciate in bianco.
Se il quadro italiano delineato dal Rapporto “Videosorveglianza & Privacy tra cittadino, professionisti e imprese 2022”, lascia a desiderare, neanche il panorama europeo delle sanzioni in materia è troppo incoraggiante, infatti se ci sono autorità per la protezione dei dati che fanno la loro parte, come quelle di Italia, Austria, Germania, Romania, Lussemburgo, e quella spagnola (AEPD) che ha comminato addirittura 93 provvedimenti sanzionatori per un valore complessivo di quasi tre milioni di euro, pari al 73% del complessivo dell'intera area UE (177 provvedimenti per un totale di € 4.076.911) per questo tipo di infrazioni, per contro vi sono ben 9 garanti che dall'introduzione del Regolamento europeo non hanno mai sanzionato una violazione per non conformità inerenti telecamere e videosorveglianza.

*Nicola Bernardi è presidente di Federprivacy

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