La propaganda russa che intossica la verità
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Il governo russo continua a stringere la sua morsa sui media. Dopo il blocco dell’accesso ai social media come Facebook e Twitter e ai siti di informazione e l’approvazione di una legge che prevede multe e carcere per chi diffonde “fake news” sul conflitto in Ucraina, varie testate occidentali lasciano Mosca. Tra queste Bloomberg, Abc e Cbs. Anche la Rai ha deciso la sospensione dei propri servizi dalla Russia. La Bbc ritira i suoi giornalisti dal Paese, toglie la firma alle corrispondenze e riapre le trasmissioni ad onde corte come ai tempi di Radio Londra. Anche l’emittente pubblica canadese Cbc/Radio-Canada ha annunciato di aver temporaneamente sospeso il lavoro dei suoi giornalisti in Russia.
La stretta sulla circolazione delle informazioni avviene attraverso il Roskomnadzor, l’agenzia che controlla le comunicazioni, che blocca di ora in ora l’accesso a numerosi media indipendenti e ha annunciato prima il blocco di Fb, poi quello di Twitter. Meta ha subito rassicurato sul fatto che «farà il possibile per ripristinare il servizio e dare la possibilità agli utenti di esprimersi in sicurezza e mobilitarsi».
La sospensione dei servizi dei corrispondenti Rai, spiega l’azienda televisiva pubblica italiana, è necessaria dopo l’approvazione della stretta legislativa da parte del Parlamento di Mosca che prevede multe e fino a 15 anni di carcere per chi diffonde «informazioni false sull’esercito», per «tutelare la sicurezza dei giornalisti sul posto e la massima libertà nell’informazione relativa al Paese. Le notizie su quanto accade nella Federazione Russa verranno per il momento fornite sulla base di una pluralità di fonti da giornalisti dell’Azienda in servizio in Paesi vicini e nelle redazioni centrali in Italia».
«Anche noi giocoforza ritireremo l’inviato dalla Russia. Le norme sono talmente punitive che non si può fare nulla» ha annunciato il direttore del Tg5, Clemente Mimun.
la Bbc, servizio pubblico radiotelevisivo britannico, ha annunciato che sospenderà «temporaneamente» il lavoro dei suoi giornalisti in Russia per assicurare la loro «sicurezza». Lo ha reso noto il direttore generale della radiotelevisione pubblica britannica, Tim Davie, denunciando questa stretta come un modo per «criminalizzare il giornalismo indipendente». Davie ha sottolineato la necessità di garantire «la sicurezza» di chi lavora per l’emittente e ha peraltro ribadito l’impegno della Bbc per cercare di continuare a dare «un’informazione accurata» anche ai russi attraverso le sue news. La Bbc ha ripristinato il ritorno alla trasmissione a onde corte evocando gli anni bui di Radio Londra. La tecnologia soppianta dal digitale consente la trasmissione di un segnale ad ampio raggio per rispondere alla grande richiesta di informazione arrivata dagli utenti del Paese (il traffico sul sito in lingua russa è triplicato nelle ultime settimane).
Lunga la lista dei siti a cui Mosca ha limitato l’accesso: Meduza, Svoboda, quello dell’emittente tedesca Deutsche Welle, il sito web in lingua russa fondato dagli Stati Uniti Radio Free Europe/Radio Liberty. Wikipedia, l’enciclopedia libera e partecipata è stata minacciata di blocco per un articolo sulle vittime civili e militari. Resiste per ora YouTube, Eco Mosca, storico canale radiofonico russo a cui le autorità hanno staccato la spina perché continuava a definire quella in corso una guerra e non un’operazione militare temporanea.
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