di Francesco Prisco
«Alice! In Wonderland», il nouveau cirque fa rotta su Milano
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«La pandemia è un problema enorme per il nostro settore, qualcosa che ti tiene fermo, ti impedisce di fare programmi a medio termine, allontana sistematicamente il raggiungimento del breakeven. Da un certo punto di vista, però, va vista anche come un’opportunità: se le migliori maestranze del mondo non fossero state ferme per un anno e mezzo, per esempio, non avremmo mai avuto il tempo di preparare uno show come questo». A parlare è Antonio Murciano di Razmataz Live, società che organizza Alice! In Wonderland, lo spettacolo per famiglie più atteso di Natale.
«Alice! In Wonderland», la protagonista in scena
È uno show di nouveau cirque - genere reso famoso nel mondo dall’ensemble canedese del Cirque du Soleil - ispirato al capolavoro di Lewis Carroll Alice nel Paese delle Meraviglie, in cartellone alla Fabbrica del Vapore di Milano fino al 27 marzo 2022. Cast stellare: ideazione e regia sono di Simone Ferrari e Lulu Helbæk (da X Factor a Nysa del Cirque du Soleil, oltre ad alcune delle più suggestive cerimonie olimpiche), la scenografia è della belga Barbara de Limburg, fotografia di Pasquale Mari, costumista è il francese Nicolas Vaudelet, noto per i tour di Madonna e del Cirque du Soleil, il visual artist è Giuseppe Ragazzini (suoi i lavori per il Lincoln Center di New York).
In più, la colonna sonora originale e la title track cantata da Elisa sono del musicista inglese John Metcalfe, arrangiatore per U2, Coldplay, Peter Gabriel e Blur. In tutto, tra cast creativo, artistico e tecnico, allo show lavorano 48 persone, compresi gli artisti dell’Accademia Kataklò.
Il Magic Mirrors Theater alla Fabbrica del Vapore
Quando vedi un cast del genere, la prima domanda che ti fai è a quanto ammontino i costi di produzione. Murciano risponde senza giri di parole: «Parliamo di tre milioni di euro, compresa la cifra investita per acquistare il Magic Mirrors Theater, tensostruttura analoga a quelle che venivano usate in Olanda agli inizi del Novecento per gli spettacoli destinati ai contadini. Qualcosa che il pubblico italiano praticamente non ha mai visto». Con questi presupposti, raggiungere il breakeven è impraticabile: «Con le limitazioni imposte dalla normativa anti Covid, ogni nostro spettacolo può accogliere un massimo di 500 persone», sottolinea Murciano. «Le prevendite vanno alla grande: fino al 21 dicembre siamo soldout, per un totale di 18mila persone che assisteranno allo show. Adesso stiamo vendendo gli spettacoli tra Natale e Capodanno. Nel caso in cui fino a marzo dovessimo registrare il tutto esaurito, incasseremmo 700mila euro. Il breakeven è lontano: questi sono show pensati per essere destinati a molti più spettatori».
La Regina di Cuori
Alice! In Wonderland, però, può essere considerata una sorta di investimento: «È una ribalta mondiale, un progetto ambizioso che avevamo in mente già in era ante Covid, ma non trovavamo tempo perché tutte le maestranze erano impegnate in giro per il mondo. Per Alice abbiamo già ricevuto richieste da agenzie di Francia, Germania e Canada», prosegue Murciano. «In situazioni normali staremmo già con le agende in mano a fissare date. Le incognite della pandemia ce lo impediscono, ma siamo fiduciosi che, archiviato questo momento difficile, il settore si riprenderà alla grande. C’è una grande domanda di intrattenimento che va proprio nella direzione delle produzioni family come Alice».
Il coronavirus si è messo di traverso già nell’occasione delle preview di 9-10-11 e 12 dicembre, tutte annullate a causa di due positivi individuati nel personale: «Abbiamo restituito fino all’ultimo centesimo a chi aveva comprato i biglietti», aggiunge il produttore. «Preferiamo rimborsare piuttosto che ricalendarizzare. Altrimenti, quando si riparte, si rischia di creare situazioni ingovernabili con date che si accavallano». Il Covid è innegabilmente un aggravio di costo: «Abbiamo speso 13mila euro di tamponi. Sottoponiamo tutto il personale a test ogni due giorni. Siamo tutti vaccinati. I due positivi erano vaccinati e asintomatici, ma li abbiamo individuati proprio grazie ai tamponi», conclude Murciano. Un aggravio di costo e un’incognita che speriamo tutti di lasciarci alle spalle il prima possibile.
Francesco Prisco
Redattore
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