di Stefania Arcudi
2' di lettura
(Il Sole 24 Ore Radiocor) - «Siamo nel pieno della transizione ecologica, che comprende una transizione energetica, comportamentale e quindi ecologica, abbiamo vari strumenti per mantenere gli impegni presi a livello internazionale sulla decarbonizzazione. La prima arma che abbiamo è la decarbonizzazione diretta, vale a dire un cambiamento epocale di come produciamo la nostra energia primaria». Lo ha detto il ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani, intervenendo via video durante uno dei panel organizzati nell’ambito del Festival dell’Economia, in corso a Trento.
«Bisogna aumentare le rinnovabili in tutte le forme di produzione di energia primaria che tradizionalmente producono poca Co2 e progressivamente fare sparire gli idrocarburi", ha detto il ministro, sottolineando che "solo elettrificando massicciamente con le energie rinnovabili avrà senso trasformare la mobilità e la manifattura in elettrica, perché questa elettricità non produrrà Co2 e avrà un impatto ambientale positivo».
Secondo il ministro, per riuscire a raggiungere gli obiettivi della transizione ambientale ed ecologica serve anche «un poderoso programma di educazione, bisogna capire che qui si parla del futuro delle prossime generazioni, e non ci sarà tecnologia che vincerà questa sfida se non avremo educato l’essere umano a sposare questa sfida in modo attivo». In futuro, dopo il 2030 e il 2050, le scadenze che sono state fissate per gli obiettivi sulla decarbonizzazione, non basteranno gli strumenti disponibili oggi e «quindi dobbiamo pensare bene cosa fare con l'energy mix, quali sorgenti utilizzare di energia, migliorando le tecnologie e trarre spunto dalla natura per avere un ecosistema più vivibile e compatibile con la presenza di miliardi di persone sul Pianeta».
Dura la posizione dell'economista Jeffrey Sachs, direttore del Center for Sustainable Develompent della Columbia University e co-presidente dedella Regenerative Society Foundation insieme ad Andrea Illy, secondo cui «non abbiamo fatto abbastanza, stiamo affrontando una crisi climatica, abbiamo iniziato a pensarci 50 anni fa e dopo 50 anni il problema non è risolto, i mercati non sono progettati per risolvere il problema, abbiamo bisogno di una visione diversa, di un approccio diverso alla regolamentazione e abbiamo bisogno di leader economici, abbiamo bisogno che questi messaggi diventino messaggi globali». Secondo Sachs, l'emergenza ecologica «è estrema perché abbiamo perso 50 anni, la pandemia ha provocato altri problemi, le emissioni hanno continuato a salire, gli Stati Uniti sono stati tremendi e continuano ad avere scontri con la Cina, abbiamo bisogno di collaborazione globale e di un mondo pacifico», ha detto».
Nella lotta al cambiamento climatico l'Italia è sempre stata in prima linea, dal Club di Roma (l'associazione non governativa, fondata nel 1968 e che riuniva attivisti, scienziati, economisti e uomini di affari) fino a Regeneration 2030, guidata da imprenditori italiani, fino alle più recenti azioni del Governo: «L'Italia è un leader forte nella transizione ecologica e delle infrastrutture sostenibili, sta portando avanti il cambiamento», ha detto Sachs, sottolineando che «l'Italia ha tutto quello che serve, leadership imprenditoriale e governativa, abbiamo bisogno che si lavori per questo e che si metta fine alla guerra adesso», in modo da potersi poi concentrare «sull'attuazione del Green Deal per l’Europa e poi avremo un Green Deal per tutto il mondo, potremo fare sì che i partenariati diventino reali».
Per visualizzare questo contenutoapri la pagina su ilsole24ore.com
Stefania Arcudi
Redattore Radiocor
P.I. 00777910159 Dati societari
© Copyright Il Sole 24 Ore Tutti i diritti riservati
Per la tua pubblicità sul sito: 24 Ore System
Informativa sui cookie Privacy policy