di Marco Onnembo
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Quando la cultura è a lutto, non è sempre allo stesso modo. Con la scomparsa di Pietro Citati, spentosi all'età di 92 anni, si apre un vuoto che sarà difficile colmare perché va via uno dei più rappresentativi intellettuali del Novecento. Versatile ed eclettico, brillava nell'analisi filologica così come nel disegnare il mondo psicologico dei suoi personaggi. Era abilissimo nel trasformare in narrativa la biografia dei grandi della storia e della letteratura e come critico letterario non faceva sconti a nessuno.
Sono celebri le “stroncature” che dalle colonne de “Il Giorno” riservava ad alcuni scrittori non particolarmente amati. E anche con la politica non aveva un rapporto “cordiale”, non amava Moro e neanche Togliatti, e a chi lo accusava di superficialità, ribatteva dicendo di «amare la leggerezza» che, al pari della scorrevolezza, era la sua cifra stilistica. Forse è per questo che ha sempre incontrato un vasto consenso di pubblico anche quando scriveva di opere complesse.
Di origini siciliane, era nato a Firenze nel 1932. Trasferitosi a Torino, si è diplomato al liceo classico Massimo d'Azeglio per poi conseguire la laurea in Lettere a Pisa nel 1951.Si fa notare subito come critico letterario collaborando con riviste quali “Il Punto”, “L’Approdo” e “Paragone”, per poi passare al “Giorno” a metà degli anni sessanta. Al “Corriere della Sera” arriverà nel 1973 e, alla fine degli anni Ottanta, a “Repubblica”. Tante le opere scritte, soprattutto biografie (genere di cui era uno dei massimi esponenti), con le quali ha vinto anche numerosi premi: “Goethe” del 1970 gli valse il Premio Viareggio, con la “Vita breve di Katherine Mansfield” ha trionfato al Premio Bagutta nel 1981 e tre anni più tardi si è aggiudicato il Premio Strega con “Tolstoj”.Tanti i riconoscimenti ricevuti in Patria e all'estero. Nel 1991 Citati ha vinto il Prix Médicis étrangers per la traduzione francese di “Storia prima felice, poi dolentissima e funesta”, racconto della storia d’amore di Clementina e Gaetano Citati, i bisnonni di Pietro.
Nel 2000 si è aggiudicato il “Prix de la latinité” dall’Académie Française, mentre due anni più tardi fu nominato Duca di Remonstranza dallo scrittore spagnolo Javier Marías, Re di Redonda. Nel nostro paese, era Cavaliere di gran croce dell’Ordine al merito della Repubblica italiana e Grande ufficiale dell’Ordine al merito della Repubblica italiana. Tra i suoi saggi biografici più importanti ci sono “Manzoni” nel 1980, poi “Kafka” nel 1987, “La colomba pugnalata. Proust e la Recherche” del 1995 e “Leopardi” del 2010.
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