di Giulia Crivelli
A New York. Una delle vetrine per il Natale 2020 di Bergdorf Goodman, create insieme a Swarovski. C'è grande attesa per quelle di quest'anno
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Tra i molti record negativi battuti dal Covid uno riguarda i beni di lusso personali. Dove non riuscirono le Torri Gemelle e il crac Lehman Brothers poté la pandemia, che nel 2020 aveva interrotto l’andamento positivo che durava dal 2000, come certifica l’Osservatorio Altagamma, arrivato alla ventesima edizione e presentato ieri a Milano.
«Il mercato globale dei beni di lusso ha conosciuto in due decenni una crescita del 135%, che possiamo definire poderosa e in Italia contribuisce al 7,4% del Pil», ha sottolineato Matteo Lunelli, presidente di Altagamma, associazione che riunisce decine di eccellenze, dalla moda al design, dalla nautica all’automotive, passando per enogastronomia e gioielleria.
Dopo la battuta d’arresto legata alla pandemia, nel 2021 il mercato crescerà del 29% a 283 miliardi, superando, anche se di poco (+1%) il dato del 2019. Numeri a parte, ci sono altri motivi per essere ottimisti, ha spiegato Claudia D’Arpizio, senior partner di Bain&Company e autrice del Worldwide Luxury Market Monitor 2021 insieme a Federica Levato, partner della società di analisi e consulenza. «I cambiamenti nel settore negli ultimi 20 anni sono stati notevoli: uscire dalla crisi dovuta al Covid arriva come un rinascimento per i brand di lusso – ha sottolineato Claudia D’Arpizio –. Storicamente il comparto dell’alta gamma era associato a status, loghi ed esclusività. Oggi i brand sono attori nelle conversazioni sociali, guidati da un rinnovato senso di scopo e responsabilità ed è interessante provare a immaginare dove sarà il settore tra 20 anni».
Nel breve termine si prevede comunque una crescita a due cifre della redditività: il Consensus illustrato da Stefania Lazzaroni di Altagamma raccoglie i contributi dei 20 maggiori analisti internazionali specializzati e indica un ebitda medio in aumento, nel 2022, dell’11%.Tornando ai dati di Bain e all’anno che sta per finire, la ripresa del 2021 è stata tutto sommato omogenea a categorie di prodotti e mercati. A trainare le vendite sono state le scarpe (+11% rispetto al 2019) e anche borse, gioielli, orologi e cosmetici sono tornati o hanno superato i livelli pre-Covid, mentre l’abbigliamento deve ancora recuperare. «Il mercato è stato sostenuto dalla ripresa del consumo locale, dal doppio motore di Cina e Stati Uniti e dalla costante forza del canale online», ha aggiunto Claudia D’Arpizio.
Le analisi del presente e le previsioni sono state condivise da alcuni protagonisti del settore, a partire da Diego Della Valle, presidente del gruppo Tod’s, che due giorni fa aveva presentato i conti dei primi nove mesi, con ricavi in crescita del 37,6% a 623 milioni. Ottimisti ma consapevoli della velocità dei cambiamenti e della necessità di reinventarsi costantemente all’interno di una visione di lungo periodo anche Remo Ruffini e Brunello Cucinelli. I risultati del periodo gennaio-settembre delle aziende che guidano, quotate a Milano come Tod’s, confermano la ripresa a V dell’alta gamma: rispetto al 2020 i ricavi di Moncler sono saliti del 54% a 1,2 miliardi, quelli di Cucinelli del 32% a 503 milioni.
Giulia Crivelli
fashion editor
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