di Claudio Tucci
(imagoeconomica)
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Il mercato del lavoro resta “drogato” dalle misure emergenziali messe in campo dal governo e anche il mese di aprile conferma segnali in chiaro-scuro. È quanto emerge dalla fotografia scattata da Istat. È positivo il primo aumento di occupati, 20mila unità su marzo, che coinvolge esclusivamente le donne e i contratti a tempo determinato. Gli occupati a tempo indeterminato scendono di 47mila unità nonostante il blocco dei licenziamenti che in Italia dura da oltre un anno (un unicum a livello internazionale) e sta ingessando il mercato del lavoro, pur tutelando (temporaneamente) alcuni posti fissi. Il tasso di disoccupazione giovanile resta elevatissimo, 33,7%; e per la fascia d’età il quadro resta molto negativo, con un calo dell’occupazione ininterrotto sia sul mese che sull’anno.
Ad aprile prosegue la crescita dell’occupazione già registrata nei due mesi precedenti, portando a un incremento di oltre 120mila occupati rispetto a gennaio 2021. L'aumento coinvolge entrambe le componenti di genere e si concentra tra i dipendenti a termine. Qui si scontano tutte le rigidità del decreto Dignità appena scalfite dai provvedimenti emergenziali. Se non si interviene superando le rigidità del decreto Dignità l’occupazione non decollerà nei prossimi mesi di iniziale ripresa economica.
Il mercato del lavoro resta tuttavia in forte affanno. Rispetto a febbraio 2020, mese precedente a quello di inizio della pandemia, gli occupati sono oltre 800mila in meno, -814mila per l’esattezza, e il tasso di occupazione è più basso di quasi 2 punti percentuali.
Ad aprile crescono le persone in cerca di lavoro, +88mila, un segnale che può essere anche positivo, visto che contestualmente scendono gli inattivi, tra cui molti scoraggiati (-138mila unità). Qualcuno si sta riattivando per cercare un impiego. È qui che, purtroppo, si sconta il rgrave itardo nelle politiche attive e nel riordino dei sussidi: con una timida ripartenza aumentano le persone in cerca, mentre la gran parte dei servizi per il lavoro sono fermi al palo o ingessati dalla burocrazia. Sono nodi che vanno sciolti subito, se si vuol evitare una disoccupazione di lunga durata e in una fase di ripresa economica.
Claudio Tucci
Redattore
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