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Hackitalia, i vincitori: M&A e incentivi per l’industria 4.0

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(© paolo bona)

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25 febbraio 2018
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3' di lettura

La mancata crescita della produttività, che è rimasta pressoché invariata dal 1995 ad oggi, è da ritenersi il più grave problema che affligge l'economia italiana. Tra i fattori che hanno contribuito a questa stagnazione vi sono la struttura del nostro tessuto industriale, costituito per la quasi totalità da PMI – oltre il 90% – e la loro scarsa capacità, sia in termini di risorse finanziarie disponibili sia di capitale umano, di sfruttare le opportunità offerte dalla quarta rivoluzione industriale; il Rapporto sulla conoscenza in Italia 2018 (Istat) mostra infatti come gli imprenditori con scarsa cultura manageriale tendano a sfruttare meno l'Ict.

In un contesto produttivo caratterizzato da una crescente dispersione dei livelli di produttività delle imprese italiane, ovvero un crescente gap tra le imprese più produttive e innovative e quelle che stanno invece rimanendo indietro, (Calligaris, Del Gatto et al. 2017), l'importante “Piano Industria 4.0” sembra essere stato una spinta soprattutto per quelle imprese che già erano nelle condizioni di innovare, mentre scarse competenze manageriali, risorse limitate e utili troppo bassi per rendere gli ammortamenti previsti dal Piano davvero un incentivo all'investimento continuano a costituire forti limiti per l'avvicinamento di molte PMI all'industria 4.0.

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La proposta: le aziende virtuose “inglobino” quelle meno produttive
La proposta da noi formulata mira a creare un ambiente favorevole a fusioni e acquisizioni da parte delle aziende più virtuose, sul fronte degli investimenti innovativi, nei confronti delle meno produttive, offrendo una procedura semplificata di acquisizione e una finestra di due anni, in seguito all'operazione, di forti incentivi per rinnovare l'impresa acquisita. L'obiettivo della misura è quello di favorire l'aggregazione delle imprese e di incentivare l'investimento in innovazione 4.0 e l'estensione di modelli di governance virtuosi alle realtà meno produttive, l'unico mix che, statisticamente, ha portato le imprese ad essere più produttive (Zingales, Pellegrino, 2017). Il target di imprese cui la policy è direttamente rivolta è da individuarsi, sul lato della parte acquirente, a quelle imprese che abbiano beneficiato del Piano Calenda o, negli ultimi quattro anni, abbiano investito nelle classi di beni il cui acquisto è incentivato dal piano stesso.

Dal lato della parte acquisita, potranno usufruire del canale di acquisizione privilegiato previsto dalla policy in questione le imprese sotto i 50 dipendenti, con alle spalle almeno 10 anni di attività, con un basso debt coverage ratio e che non abbiano usufruito dei benefici del Piano Calenda. Per questa porzione di imprese, la proposta prevede alcuni incentivi alla vendita, quali, (i) un piano di comunicazione al fine di creare consapevolezza circa la disciplina delle acquisizioni aziendali; (ii) una procedura semplificata di acquisizione; (iii) un «Voucher manageriale», per dotarsi delle figure necessarie per supportare l'acquisizione; (iv) solo durante le fasi di cambio generazionale – particolarmente propizie per incentivare la vendita dell'impresa – la policy prevede infine misure di natura fiscale per agevolare la cessione, da affiancarsi alle misure di formazione oggi già esistenti, durante queste fasi di transazione.

Incentivi agli investimenti in innovazione
L'altro livello di intervento della policy, come anticipato, riguarda l'incentivo agli investimenti innovativi nell'impresa acquisita. Per l'impresa acquirente sono infatti previsti diversi benefici in questo senso: (i) estensione di due anni del Piano Calenda, per effettuare investimenti incrementali nell'impresa acquisita; (ii) maggiorazione del 50% degli incentivi previsti dal Piano, sempre rivolti esclusivamente agli investimenti rivolti all'impresa acquisita. Questi vantaggi saranno inoltre fruiti tramite credito di imposta, per evitare che l'acquisizione di passività possa ridurre gli incentivi degli ammortamenti; (iii) 80% di credito di imposta – il doppio di quanto oggi è già previsto –, per due anni, per la formazione dei dipendenti dell'impresa acquisita; (iv) al fine di salvaguardare il più possibile il personale dell'impresa acquisita, oltre all'incentivo alla formazione, la policy prevede infine la piena detraibilità dei fondi messi a disposizione dall'impresa acquirente per il ricollocamento dei lavoratori dell'impresa acquisita. Il complesso delle misure previste, basandosi su una prima stima delle imprese che potrebbero aderire al programma, risulta essere intorno ad un miliardo di euro. Grazie ad alcuni dei limiti inseriti per fruire dei benefici - come quelli dimensionali e di età delle imprese -, sarà possibile, tramite l'utilizzo di modelli econometrici, valutare a posteriori l'impatto ottenuto della policy.

Questa proposta è stata realizzata da Ivan Lagrosa, Guido Bongioanni, Francesco Beraldi, Cedomir Malgieri, Luca Zerba Pagella, Damiano Campini, Matteo Godio.

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