di Gianni Rusconi
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La qualità della fotografia professionale dentro gli smartphone? È un tema che ricorre da anni, se vogliamo da quando una decina di anni fa Nokia lanciò sul mercato il suo Lumia 1020, apparecchio dotato di mega sensore con risoluzione di 41 megapixel e ben sei lenti Carl Zeiss. Ci fu chi lo battezzò (sbagliando) come un potenziale rivale delle reflex e un agguerrito concorrente delle fotocamere compatto (azzeccandoci anche se solo parzialmente). Il marchio finlandese, ai tempi finito sotto l'ombrello di Microsoft, aprì comunque una strada tutt'ora battuta dalla stessa azienda e divenuta il solco lungo il quale i produttori cinesi (Xiaomi, Oppo, OnePlus) stanno consolidando la loro presenza nell'Olimpo della telefonia mobile o hanno costruito (come nel caso di Huawei) la loro stagione d'oro. Le alleanze fra chi sviluppa e produce smartphone e le storiche aziende della componentistica in campo fotografico come Leica o Hasselblad sono l'icona dell'evoluzione del concetto di imaging associato ai telefonini intelligenti e la collaborazione fra Zeiss e Vivo, avviata nel 2010 e oggi ulteriormente rafforzatasi, è la conferma che non si tratta solo di un'intelligente operazione di marketing o del classico rapporto fra fornitore (di ottiche) e cliente.
”L'Imaging Lab a cui hanno dato vita le due aziende ha per l'appunto l'obiettivo di portare gli standard della fotografia professionale nel mondo dei telefonini attraverso un certosino lavoro di ricerca e sviluppo focalizzato sulla componente ottica (le lenti) e il software (intelligenza artificiale in primis) deputato a controllare le funzionalità di obiettivi e sensori. Il concetto di lavorare insieme, come hanno spiegato i manager di Vivo e di Zeiss in occasione del lancio della nuova serie X80 Pro, ultima evoluzione dello smartphone fotografico ed erede del già apprezzato X60 Pro 5G, è alla base di un'innovazione che sfrutta sistemi all'avanguardia normalmente utilizzati per progettare obiettivi fotografici e cinematografici di classe professionale. I “digital – twin”, i gemelli digitali impiegati da Zeiss per la prototipazione e il test prestazionale delle lenti tramite un modello virtuale, sono forse la punta più alta di una partnership che pesca anche nei minimi particolari (vedi per esempio la nanostruttura, cento volte più piccola di un granello di sabbia, che rende la superficie vetrata delle lenti praticamente invisibile) per dare vita ad apparecchi in grado di produrre immagini senza riflessi e allo stato dell'arte in fatto di risoluzione e contrasto. Nelle fotocamere degli smartphone della serie X di Vivo, in altre parole, opereranno le stesse tecnologie destinate alle lenti delle macchine professionali per gestire le aberrazioni cromatiche, i riflessi, i bagliori e le distorsioni del colore.
La garanzia di qualità professionale, confermano dalla casa di Shenzen, deriva dal fatto che ogni nuovo smartphone in rampa di lancio sul mercato deve soddisfare più di 20 diversi parametri di imaging, e per questo vengono testati più di 150 moduli differenti di fotocamere ed effettuati oltre 5mila scatti di prova. Ed è così che gli smartphone di nuova generazione possono disporre di capacità computazionali così avanzate da poter replicare i caratteristici effetti “bokeh” per i ritratti a profondità di campo ridotta degli obiettivi professionali. Dove potrà arrivare la qualità di scatto di uno smartphone? Da Vivo spiegano come si assisterà a un'evoluzione continua dettata dalla combinazione fra attributi hardware (lenti e ottiche) e funzionalità software, fra algoritmi e qualità del sensore e come dal punto di vista tecnologico non vi siano limiti di sorta. Sul colore, per esempio, le sperimentazioni condotte dagli ingegneri dell'Imaging Lab hanno approfondito le tecniche per “insegnare” a un sistema di fotocamere di uno smartphone a vedere la realtà come lo fa un essere umano o per garantire la stessa resa cromatica a una foto grandangolare e a uno scatto in modalità ritratto. Anche questa, dicono i diretti interessati, è una strada per portare nuovi standard di qualità dell'immagine sul dispositivo mobile, e nel caso specifico del colore questo significa garantire funzionalità in modo coerente a tutta la dotazione hardware (la camera per i selfie, la macro, il grandangolo, il teleobiettivo e tutto il corredo di sensori), proprio perché lenti diverse hanno proprietà di assorbimento diverse per diverse lunghezze d'onda della luce, ognuna delle quali deve essere corretta di conseguenza. E all'Imaging Lab testano e calibrano, per l'appunto, il colore di ciascun modulo della telecamera per garantire un output coerente e qualità fotografica di livello professionale.
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