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Wella in Parlamento per istituire l’albo degli acconciatori

di Marika Gervasio

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Sul terriorio. Wella è presente in 10mila saloni frequentati da 5 milioni di donne

Sul terriorio. Wella è presente in 10mila saloni frequentati da 5 milioni di donne

L’azienda ha presentando alla Camera dei Deputati una proposta di legge per sostenere i circa 100mila saloni di parrucchieri-barbiere che danno lavoro a 230mila persone

12 novembre 2021
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2' di lettura

«La categoria degli acconciatori rappresenta un punto cardine della nostra società. I parrucchieri hanno, da sempre, aiutato le persone a sentirsi più belle e a star bene con se stesse. Come in nessun altro Paese europeo, 50 milioni di italiani con più di 12 anni frequentano regolarmente almeno una volta l’anno un salone di acconciatura. Tecnicamente bravissimi, sono stati confidenti e amici oltre che punto di riferimento di intere famiglie e centri cittadini. Ma hanno pagato, anche agli occhi dei loro stessi clienti, lo scotto di una formazione autodidatta tramandata da artigiano ad artigiano senza una chiara metodologia. Questo ha portato la categoria a non avere una chiara identità lasciando, ai suoi addetti ai lavori, la cultura dell’io e non quella del noi».

A parlare è Giuseppe Gennero, amministratore delegato di Wella Company - attiva nel canale professionale della cosmesi dei capelli - che ha deciso di sostenere l’universo di circa 100mila saloni di parrucchieri-barbiere che danno lavoro a 230mila persone presentando alla Camera dei Deputati una proposta di legge per l’istituzione dell’albo degli acconciatori professionali.

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«L’albo - spiega Gennero - nasce con la doppia finalità di dare merito alla categoria auspicandole un salto di qualità che possa portarla a essere considerata più una professione che un mestiere e, al tempo stesso, di legittimare chi è veramente pronto rispetto a chi si improvvisa. Inoltre l’obiettivo di Wella Italia, come leader del settore sul lato dell’industria, è sostenere la propria filiera nel superare due anomalie italiane che impattano sulle decine di migliaia di attività legali del settore, fatte quasi sempre da micro-imprese a carattere famigliare: l’abusivismo, che produce un enorme problema di concorrenza sleale verso che opera con regolare licenza, e l’Iva al 22% riservata ai servizi accessori mentre, esattamente come la ristorazione, quelli della cura della persona proprio perché si rivolgono a una fetta così ampia di popolazione dovrebbero poter beneficiare di una Iva più bassa».

Se promossa, la proposta di legge - che è ora al vaglio della commissione Attività produttive - darebbe ai clienti e ai datori di lavoro la garanzia che gli acconciatori sono in possesso dei necessari requisiti, come i il superamento dell’esame tecnico-pratico previsto per legge, formazione e tirocinio; e prevede un sistema di corsi di aggiornamento professionale, pena la cancellazione dall’albo.

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