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Zelensky, ottimo servitore del popolo

di Gianluigi Rossini

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Volodymyr Zelensky interpreta Vasily Petrovych Goloborodko in «Servant of the people»

Volodymyr Zelensky interpreta Vasily Petrovych Goloborodko in «Servant of the people»

11 aprile 2022
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2' di lettura

Da lunedì scorso La7 trasmette Servant of the people, la serie in cui Volodymyr Zelensky interpreta Vasily Petrovych Goloborodko, un professore di storia diventato presidente senza volerlo.

Vale la pena vederla? Assolutamente sì, anche perché i primi episodi non sono i più rappresentativi: lo spirito della serie emerge più avanti, quando Goloborodko supera lo shock dell’elezione, mette insieme un team di fidatissimi e inizia seriamente a combattere la corruzione. Al netto della qualità realizzativa medio-bassa e di quella immediatezza di fondo tipica di un prodotto da televisione generalista (come è 1+1, la rete privata sulla quale veniva trasmessa), la serie discute la vita politica ucraina con un certo brio, toccando molti argomenti scottanti: la questione linguistica, la sospensione tra Russia e Occidente, la frammentazione del Paese, e così via.

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È probabile che Servant of the people abbia prodotto sul pubblico ucraino un effetto simile a quello che qui fece Boris, se mi si perdona il paragone: nessuno aveva ancora osato mettere in scena in maniera così sguaiata ciò che era sulla bocca di tutti, la vergognosa corruzione della classe politica. Le trame possono sembrare paradossali o grottesche, ma colgono una verità sentita da tutti i cittadini.

Tra il 2015 e il 2019 la serie ha totalizzato due stagioni, ciascuna di 24 episodi da mezz’ora, un film, una terza stagione conclusiva di tre episodi da un’ora. Vedremo se La7 persevererà nella programmazione. La serata di lunedì è andata bene ma senza sfondare, complici molti ostacoli: Servant of the people è una comedy, ma ormai è gravata dal peso tragico della guerra; gran parte delle battute si perdono tra giochi di parole intraducibili, riferimenti alla cultura locale, e un doppiaggio un po’ frettoloso, che annacqua troppo i tempi comici. A tutto ciò si aggiunge la sciatteria dell’impaginazione: come da tradizione nostrana le interruzioni pubblicitarie sono inserite in base al minutaggio, magari tagliando a metà una scena invece di fare uno stacco tra la fine di un episodio e l’inizio del successivo. La verità è che se questa serie fosse su Netflix l’avremmo vista tutti, in un fine settimana di binge, con una programmazione tradizionale e distratta rischia invece di svanire nel nulla.

Servant of the people
Kvartal 95 Studio
La7, ogni lunedì

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