di Giovanna Mancini
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Difficile dire se la pandemia abbia rinvigorito lo spirito del Natale e la voglia di addobbare la propria casa con presepi, statuine, incensi e altre decorazioni a tema religioso. O se siamo di fronte all’ennesima conferma di quanto il Covid abbia accelerato la dimestichezza dei consumatori di tutto il mondo con gli acquisti online. Fatto sta che tra il 2019 e il 2022 Holyart, uno dei più grandi portali e-commerce di arte sacra e articoli religiosi in Europa, con sede a Reggio Emilia, ha visto crescere dell’81% i propri ricavi, che quest’anno raggiungeranno i 15 milioni.
E non solo in Italia, Paese cattolico per eccellenza, sede anche del Vaticano: «Il 70% del nostro fatturato è realizzato all’estero – spiega Stefano Zanni, cofondatore dell’azienda assieme al socio Gabriele Guatteri – in particolare negli Stati Uniti, nostro secondo mercato, seguiti da Francia, Germania e Spagna». L’Italia è invece il Paese dove viene prodotta la stragrande maggioranza degli oggetti venduti, perché anche nell’arte sacra il made in Italy ha il primato.
Il 90% dei fornitori di Holyart è italiano: ci sono i presepi napoletani o della Toscana, gli intagliatori del legno della Val Gardena, i cesellatori del ferro di Veneto e Lombardia. Un mercato di eccellenze di nicchia frammentato in decine di distretti altamente specializzati e migliaia di piccoli e piccolissimi artigiani, bravissimi nel prodotto ma un po’ meno nella vendita. E qui entra in gioco Holyart, che resiste alla competizione di colossi dell’e-commerce come Amazon grazie a un modello di servizi a valore aggiunto rivolti ai fornitori, che faticano a rispettare tutte le caratteristiche richieste dai grandi marketplace (codici a barre, foto, video, cataloghi).
«Abbiamo una divisione dedicata che si occupa di tutto questo: acquistiamo i prodotti, poi ne curiamo internamente il packaging, l’immagine per la vendita e tutta la logistica. Vendiamo in tutto il mondo, aiutando così queste piccole realtà a esportare», aggiunge Zanni. Del resto, oltre alle competenze pregresse di consulente digitale dello stesso Zanni, Holyart può contare su quelle di fotografo professionista di Guatteri e su uno staff di circa 50 persone. Holyart ha un catalogo di oltre 60mila prodotti, venduti in 160 Paesi.
Tutto ha inizio nel 2006, quando Guatteri, in procinto di trasformare la propria attività, aveva bisogno di vendere una serie di articoli religiosi che si trovavano nel suo negozio. «Purtroppo la vetrina non era davanti a un vescovado o a un monumento religioso, per cui non era facile intercettare la clientela potenzialmente interessata», spiega Zanni, che ebbe allora l’idea di cavalcare l’onda nascente dell’e-commerce. Idea azzeccata: Holyart è cresciuta sempre a doppia se non tripla cifra. Quest’anno i ricavi legati al Natale (che incide circa per il 25% sul fatturato annuo complessivo) sono raddoppiati rispetto al 2019 (all’estero addirittura hanno fatto un +120%), quelli dell’arte presepale sono aumentati dell’83 per cento.
«La nostra forza risiede soprattutto nella capacità di dare ai nostri fornitori servizi aggiuntivi, soprattutto nella logistica e nel marketing – dice Zanni – cosicché loro possano concentrarsi su quello che sanno fare meglio: i prodotti». L’obiettivo ora, spiega Zanni, è anche «aumentare la quota di clienti B2B, che fanno acquisti ripetitivi, come le parrocchie, i consacrati, i sacerdoti o i negozianti, rispetto alla quota di B2C, che oggi è prevalente, con il 70% del fatturato».
Giovanna Mancini
Redattore ordinario
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