di Luca Orlando
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Lo scatto dei volumi da un lato. Gli aumenti di prezzo dall’altro. Il combinato disposto è il nuovo record storico per il fatturato dell’industria, con l’indice destagionalizzato registrato dall’Istat per il mese di luglio a toccare livelli mai visti dall’avvio delle serie storiche, dunque da inizio 2000.
Rispetto al mese precedente il passo in avanti è dello 0,9%, determinato in particolare da una crescita sul mercato interno (+1,7%), mentre si rileva un moderato calo su quello estero (-0,8%).
Nella media del trimestre maggio-luglio l'indice complessivo è cresciuto del 4,4% rispetto ai tre mesi precedenti (+3,6% sul mercato interno e +5,8% su quello estero).
L’evidenza dei progressi è però ben più visibile nel confronto con luglio 2020: corretto per gli effetti di calendario (i giorni lavorativi sono stati 22 contro i 23 di luglio 2020), il fatturato totale cresce su base tendenziale del 19,1%, in termini assolutamente omogenei dal punto di vista dei mercati di sbocco, con crescite quasi identiche sia in Italia che all’estero.
Crescite che sono visibili per tutti i settori dell’economia, con un picco di quasi 40 punti per la metallurgia, settore che più di altri è sensibile agli aumenti registrati dai nuovi rincari delle materie prime.
Se l’inflazione gioca un ruolo, è però evidente un progresso anche in termini di volumi. Istat calcola infatti il dato del fatturato anche a prezzi costanti e in questo caso, pur ridimensionata, la crescita è comunque robusta, pari al 12%.
Ad ogni modo, con l’aggiunta del dato di luglio si irrobustisce il bilancio dei primi sette mesi dell’anno, con i ricavi aziendali a lievitare del 27,2% tra gennaio e luglio. Il che consente di recuperare ampiamente il calo registrato nello stesso periodo dello scorso anno, pari al 17,1%, andando quindi oltre i livelli del 2019.
Luca Orlando
inviato-caporedattore
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