di Alessandro Longo
Green pass, cos’è e come ottenerlo
4' di lettura
Green pass, quanti dubbi. Dal 17 giugno è disponibile per alcuni degli aventi diritto, ma non per tutti. La disponibilità di questi certificati dipende dall’efficienza e dalla velocità di ciascuna Regione nel predisporli. Solo dal 28 giugno tutti gli aventi diritto dovrebbero essere in grado di ottenere il green pass senza più ritardi.
L’effettiva disponibilità del pass è solo uno dei dubbi che arrovellano in questi giorni gli italiani, tra cui i lettori del Sole24Ore che per l’appunto stanno mandando alla redazione molti quesiti su questi “certificati verdi” (come pure sono chiamati). A conferma dell’incertezza che regna in questa fase di debutto del pass. Cominciamo dalle basi.
La grande quantità di dubbi non deve stupire: è la prima volta che l’Italia e l’Europa istituiscono un sistema così articolato, per attestare – con un certificato – che il cittadino detentore del pass non rischia di diffondere il contagio da covid-19. Il pass questo è, in fondo: un attestato di non pericolosità. E lo si ottiene se ci si vaccina, se si è guariti da non più di sei mesi o se si ha un tampone negativo nelle ultime 48 ore.
Ora però le cose cominciano a complicarsi. L’Italia ha stabilito che il green pass è ottenibile già dal 15esimo giorno dalla prima dose. Alcuni Paesi europei invece (come spiegato), per l’ingresso col pass, richiedono il completamento del ciclo vaccinale. All’Italia va bene ogni test, rapido o molecolare, ma alcuni Paesi potrebbero imporre quest’ultimo. Si consiglia di verificare le regole precise del Paese dove ci si intende recare. Le informazioni più aggiornate sui requisiti richiesti dai singoli Paesi europei sono consultabili sul sito ReopenUE.
Queste differenze sono figlie della duplice finalità del pass. Possiamo usarlo in Italia per accedere senza problemi a eventi sportivi, matrimoni, Rsa (ma per i dettagli si aspetta la conversione dei decreti 52 e 71 in legge). E per entrare in un Paese dell’Unione europea, dal primo luglio, senza subire restrizioni incompatibili con il turismo (tampone e quarantena obbligatori).
Viaggiare in tempo di Covid, tra green pass e regole nazionaliUna guida dettagliata è qui. In questa fase di passaggio, fino al 28 giugno (salvo ulteriori ritardi), bisognerà aspettare però che ci arrivino via sms o mail i codici univoci dei certificati. La ricezione confermerà infatti che il nostro pass è in effetti disponibile. Se abbiamo Spid o Cie (Carta identità elettronica), in alternativa, la via più comoda è installare l’app IO e aspettare comodamente la notifica che ci avverte della disponibilità del pass. Allora dovremo semplicemente aprire l’app, accedere (via Spid o Cie, appunto) e trovarci il pass, senza dover inserire nessun codice.
Veniamo a domande più di dettaglio. Il regolamento europeo, in vigore dal primo luglio, stabilisce che i bambini sotto i 6 anni di età saranno esentati. Viaggiano tranquillamente con genitori muniti di pass. Dai 6 anni in su, però, dovranno sottoporsi a tampone per ottenere il pass o avere un attestato di guarigione (proprio come gli adulti, a differenza dei quali però al momento non potranno ottenere il pass con il vaccino).
Ogni ingresso in un Paese richiede l’esibizione del pass, che però scade presto se l’abbiamo ottenuto con il tampone (entro 48 ore). A meno di non fare “toccata e fuga”, quindi, dovremo rifare il tampone.
Il pass si può mostrare come foglio stampato o direttamente come immagine sul cellulare. In entrambi i casi ha un QRCode che serve a verificarne la correttezza e in chiave anti-contraffazione. I verificatori (in aeroporto, all’ingresso a un evento…) leggeranno il QR-Code con un’app specifica. Il pass viene “interrogato” tramite una infrastruttura italiana ed europea, che contiene tutti i dati di riferimento (dei vaccini, dei guariti e di chi ha fatto il tampone). L’avvenuta vaccinazione si può anche dimostrare con il certificato cartaceo rilasciato in sede di vaccinazione.
Prima del decreto specifico sul green pass, che anticipa il regolamento europeo del primo luglio, le norme italiane erano provvisorie e permettevano l’uso – come pass – del semplice certificato vaccinale. Questo pass “analogico” però non ha mai avuto una concreta applicazione (certo non è stato riconosciuto in Europa). Il motivo per cui l’Ue ha messo in piedi tutta questa infrastruttura è per avere la certezza che i pass siano veridici. Dietro al QR-Code c’è infatti un sistema di firma elettronica, con crittografia. Un po’ come succede con la carta di identità elettronica, che è meno falsificabile di quella cartacea.
Le norme tutelano la privacy, dopo un lungo braccio di ferro tra Governo e Garante Privacy. A quanto si apprende dal Garante, alcuni aspetti restano aperti e sono rimandati alla conversione in legge dei decreti.
Se si è contagiati dal virus e questo stato è registrato da una struttura sanitaria, tale informazione finisce nella piattaforma centralizzata che quindi revoca il pass.
Per tutte le informazioni è possibile contattare il Numero Verde della App Immuni 800.91.24.91, attivo tutti i giorni dalle ore 8.00 alle ore 20.00.
L’autocertificazione certo no, mentre alcune Regioni stanno chiedendo al Governo che possa valere anche il semplice documento di certificazione, invece del pass (che come dicevamo è il solo certificato digitale e sicuro, collegato a una piattaforma nazionale ed europea).
Sì, come anche i farmacisti, ed è una soluzione utile a chi ha difficoltà con gli strumenti digitali. Questi intermediari si collegano al sistema tessera sanitaria e stampano il certificato al posto dell’avente diritto. Si noti che il principale sindacato dei medici di famiglia, FIMMG, sta già facendo resistenza a questa facoltà, che costringerebbe i medici «a occupare la gran parte del tempo a fare fotocopie, facendoli apparire ai cittadini dei meri impiegati».
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