di Cristina Casadei
(IMAGOECONOMICA)
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Gli assicurativi dicono sì all’ipotesi di intesa per il rinnovo del loro contratto collettivo nazionale di lavoro. Secondo quanto comunica una nota sindacale unitaria, il 91,33% dei lavoratori riuniti nelle assemblee in giro per l’Italia in queste settimane, hanno detto sì all’accordo siglato lo scorso 16 novembre da Ania e i sindacati. A riferirlo è una nota unitaria di Fisac, First Cisl, Uilca, Fna e Snfia. «Nella fase storica complessa che sta vivendo il nostro paese - spiegano i sindacati - risponde alle aspettative economiche della categoria e ha una forte impronta inclusiva, sociale, innovativa. Il risultato sancisce che il contratto Ania è il contratto di riferimento dell’intera filiera assicurativa che, ricordiamolo, occupa 300.000 lavoratrici e lavoratori».
Il nuovo contratto garantirà ai 47mila dipendenti un aumento di 205 euro per il livello medio di riferimento (4 livello, 7 classe) e una una tantum di 2mila euro per coprire gli arretrati 2020, 2021 e 2022, visto che il contratto era scaduto dal 2019. La una tantum verrà corrisposta in parte in denaro (1.400 euro), in parte in servizi di welfare (600 euro), una modalità molto diffusa nelle assicurazioni e che garantirà ai lavoratori e alle imprese l’importo esentasse. Metà dei 2mila euro arriveranno già questo dicembre, mentre il resto, 400 euro cash e 600 di welfare, a marzo del 2023.
L’aumento di 205 euro verrà corrisposto a regime tra 2023 e 2024 (il nuovo contratto scadrà il 31 dicembre 2024), ma data la fase particolare per le dinamiche inflazionistiche, Ania e i sindacati si sono impegnati a valutare, a fine 2023, gli scostamenti inflattivi.
Al di là della parte economica, che per la sua entità caratterizza fortemente l’accordo, le parti hanno inserito nell’accordo i due protocolli siglati in questi anni, e cioè quello sul lavoro agile e sulle molestie sessuali, e hanno creato le condizioni per dare continuità al dialogo negoziale su alcuni temi importanti, come gli inquadramenti e l’innovazione. Sulla riforma degli inquadramenti la strada che si è affermata è quella di una Commissione bilaterale per rendere il sistema classificatorio, ormai troppo datato, più coerente con l'organizzazione del lavoro sempre più orizzontale e trasversale e l’innovazione. Come primo passo è stata già messa nero su bianco la piena fungibilità tra 5° e 6° livello dove si concentra poco meno della metà degli addetti. Sull’innovazione è stato invece creato un Osservatorio nazionale che diventerà uno strumento per la cosiddetta contrattazione d’anticipo e per garantire la prerogativa della formazione.
Quanto al Fondo di solidarietà manterrà l’accesso volontario, ma viene riformato, secondo un modello che richiama quello del credito Abi. La parte ordinaria viene rafforzata per garantire la salvaguardia dell’occupazione e favorire l’ingresso di giovani, mentre nella parte straordinaria vengono introdotte regole più stringenti, in modo che si creino le condizioni per raggiungere il 100% delle uscite, quando nelle aziende si rendono necessarie riorganizzazioni che determinano esuberi. Infine è stata creata una parte emergenziale per le riorganizzazioni dove le uscite riguardano persone che non hanno l’età per accedere alla parte straordinaria del Fondo. Molto soddisfatti i sindacati, soprattutto adesso che hanno incassato il sì da parte del 91,33% dei lavoratori.
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