di Andrea Carli
Il ministro dell’Economia Daniele Franco (foto Ansa)
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Dopo mesi in cima ai temi di dibattito pubblico, nodo politicamente divisivo a cominciare dal muro eretto da Cinque Stelle e Lega, il dossier Mes dopo aver navigato sott’acqua a partire dalla nascita del Governo Draghi riemerge in queste ore, anche se non con la rilevanza e l’impatto mediatico che ha assunto durante l’esecutivo precedente.
Insieme a caro energia e impennata dell’inflazione, revisione del Patto di stabilità e unione bancaria, il processo di ratifica del Meccanismo europeo di stabilità sarà infatti tra gli argomenti principali della prima riunione del 2022 dell’Eurogruppo, che si aprirà nel pomeriggio di lunedì 17 gennaio a Bruxelles sotto la presidenza del ministro delle Finanze irlandese Danohoe. Il Meccanismo europeo di stabilità fornisce assistenza finanziaria ai paesi della zona euro che affrontano o rischiano gravi difficoltà finanziarie, con una capacità di prestito fino a 500 miliardi di euro.
Il vertice dell’Eurogruppo - a cui seguirà martedì 18 gennaio quello del Consiglio dei 27 ministri delle Finanze Ue, l’Ecofin - sarà caratterizzato dall’esordio di quattro ministri (Germania, Olanda, Austria e Lussemburgo) e fornirà l’occasione analizzare l’evoluzione della ripresa economica alla luce della nuova ondata di contagi a cui l’Europa sta cercando di fare fronte contenendone l’impatto sulle attività produttive.
Per l’Italia partecipa Daniele Franco. E proprio il ministro dell’Economia sarà chiamato ad aggiornare i colleghi dell’Eurogruppo su un tema spinoso, ovvero la mancata ratifica della riforma del Meccanismo europeo di stabilità da parte dell’Italia. A Bruxelles l’attendevano entro il 2021, non è arrivata. All’appello mancano anche Germania, Francia e Portogallo. A Parigi e Lisbona le ratifiche sono però in dirittura d’arrivo, mentre Berlino per completare la procedura dovrà attendere il pronunciamento della Corte Costituzionale di Kharlsruhe, in arrivo entro un paio di mesi. Dopo il raggiungimento di un accordo politico in sede di Eurogruppo il 30 novembre del 2020, l’attesa da parte di Bruxelles era per un’entrata in vigore del trattato Mes modificato dal primo gennaio 2022, una volta ottenuta la ratifica di tutti i 19 Stati membri della zona euro. Tutto ciò non è accaduto. A questo punto l’obiettivo è far entrare in vigore le nuove regole entro il 2022.
A dicembre, in occasione di un intervento al question time, Franco aveva detto che «il Governo intende presentare il Ddl di ratifica alle Camere e auspica che il processo di ratifica abbia luogo nei tempi programmati, fermo restando il ruolo importante del Parlamento». A questo punto il pressing europeo potrebbe accelerare i tempi del provvedimento. E non è escluso che il passaggio parlamentare possa registrare una nuova levata di scudi, con un redivivo asse tra Lega e M5s.
La ratifica del Mes, hanno ricordato fonti di Bruxelles, non è un adempimento fine a se stesso, ma riveste una particolare importanza per la costituzione di quel backstop per la risoluzione delle crisi indispensabile per andare avanti sulla strada dell’unione bancaria. La ratifica della riforma del Mes, è il messaggio inviato da Bruxelles, è «ormai completa in quasi tutti gli Stati. Noi abbiamo fiducia nell’Italia e in altri Paesi sul rispetto dei loro impegni».
In particolare, secondo il Consiglio europeo con le modifiche al trattato il Meccanismo europeo di stabilità disporrà di strumenti e di un mandato più forti. Rientra nel primo caso il nuovo sostegno per il Fondo di risoluzione unico per supportare la risoluzione delle banche.
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Andrea Carli
Redattore
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