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Bottura Illy chef ambassador: ecco come è nato il blend esclusivo per l’Osteria Francescana

di Fernanda Roggero

Massimo Bottura è il nuovo Chef Ambassador di illycaffe'

La miscela creata in base alle indicazioni dello chef unisce caffè provenienti da Etiopia (70% per floreale e acidità) Brasile (20% per cioccolato e caramello) e Guatemala (10% per persistenza rotondità)

1 marzo 2023
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4' di lettura

«L’8 aprile 1993, quasi trent’anni fa, ero a New York e stavo camminando a Soho alla ricerca di un buon caffè espresso. Allora non era semplice, non esisteva ancora nemmeno Starbucks. A un certo punto vedo in lontananza un’insegna Illy e mi ci fiondo. Chiedo un espresso macchiato con schiuma e impiego più di un quarto d’ora a spiegare come lo devono fare. Però il locale è bello, molto curato, di proprietà di un italo-americano. Mi propongo per la cucina. Lo stesso giorno un collega del teatro sperimentale in cui lavorava al tempo consiglia a Lara, mia moglie, di fare un po’ di pocket money al bancone bar di quello stesso locale. Il giorno successivo alle due del pomeriggio eravamo entrambi all’ingresso di Casa Nonna. Da lì è partito tutto…».

Massimo Bottura sorride al ricordo di quel primo incontro. E racconta di come, dai fornelli della cucina aperta, insegnava agli addetti al bar come eseguire con perizia caffè e cappuccini. «Erano un disastro, scaldavano troppo il latte e finivano per bruciarlo». In fondo si può dire che il legame con illycaffè sia nato lì, downtown New York, quando il futuro si vestiva ancora di sogno e nessuno dei due, forse, immaginava dove sarebbe arrivato. Chef tristellato e pluriacclamato lui, collezionista d'arte contemporanea e anima delle iniziative sociali di Food for Soul, la fondazione voluta da entrambi e presente ai quattro angoli del mondo, lei, americana trapiantata nella Bassa.

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Oggi il legame con l’azienda triestina di consolida. Bottura è diventato illy Chef Ambassador, il progetto dedicato agli appassionati di caffè e di alta cucina che negli anni ha coinvolto, tra gli altri, Niko Romito, Viki Geunes, Antonia Klugmann, Ciccio Sultano, Rupert Blease, Felipe Rodrigues.

«Sono molti i punti di contatto tra noi e lo chef – conferma Cristina Scocchia, amministratore delegato di illycaffè – condividiamo i valori fondamentali di innovazione, sostenibilità e qualità assoluta, oltre alla passione per l'arte».

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Lo chef tristellato Massimo Bottura con Cristina Scocchia, ad di illycaffè

Etiopia, Brasile e Guatemala

Come ambassador il cuoco modenese ha creato una miscela esclusiva che per i prossimi quattro anni servirà ai suoi ospiti all’Osteria Francescana, Casa Maria Luigia e al Cavallino di Maranello. Al tavolo conviviale di Casa Maria Luigia, la raffinata dimora creata con Lara nella campagna modenese dove lo sguardo vola da una Marilyn di Andy Warhol alle farfalle di Damien Hirst, Bottura racconta il suo rapporto con il caffè.Il rito del mattino è sempre la moka. «Ci sono due zone d’origine che amo particolarmente – spiega – d’inverno prediligo un gusto più rotondo, con sentori di cioccolato e caramello, una carezza per affrontare il freddo e in questo caso l’origine ideale è il Brasile; da aprile a novembre bevo invece Kenya, per acidità e freschezza. Entrambi non abbondano in caffeina».

Quindi prima di andare ad effettuare le analisi sensoriali per definire la “sua” miscela aveva già le idee chiare. Il risultato uscito dal Personal Blender (la macchina brevettata da illy, il cui prototipo era stato presentato nel Coffee Cluster a Expo Milano 2015) ha ribaltato un po’ i pronostici. Le origini scelte dallo chef sono state: Etiopia, Brasile e Guatemala. Etiopia al 70%, per floreale e acidità, Brasile al 20 per cioccolato e caramello e il 10% di Guatemala, «che ha dato persistenza e rotondità».

L’evoluzione del gusto

Più che sulla specificità della miscela a Bottura piace soffermarsi sulle similitudini tra l’azienda triestina e la sua filosofia di vita e cucina. «Siamo accomunati dall’ossessione per la qualità, le nove origini di arabica usate da illy sono state selezionate senza scorciatoie e con una relazione stretta e sincera con i produttori, la sostenibilità e l’impegno sociale, che sono anche il mio mantra, li caratterizza da sempre, così come l’amore per l’arte e la bellezza».Se per lo chef l'arte è sempre stata fonte d'ispirazione, illycaffè l'ha espressa nelle collezioni realizzate con i più importanti artisti e designer della scena internazionale. Uscendo anche dai binari più convenzionali, come rimarca Bottura accennando alle tazzine Alien che portano la firma del musicista David Byrne.

La capacità di interpretare l'evoluzione del gusto è un altro elemento comune. Così come a tavola, anche al bancone del bar cambiano richieste ed esigenze dei clienti. Per il caffè si esprimono nella ricerca costante della novità e nell’esaltazione di nuove nicchie di consumo. «È vero – conferma Scocchia – i coffee geek aumentano e anche l’espansione delle local roastery è un segnale del cambiamento di abitudini dei consumatori. Illy sceglie e seleziona l’un per cento della migliore arabica al mondo, ha una sua miscela esclusiva, ma propone anche le Arabica Selection dove vengono esaltate diverse singole provenienze».

Bottura conferma: «Si stanno esprimendo nuove modalità di consumo con i piccoli coffee shop di qualità, si è anche sviluppata la conoscenza da parte dei consumatori». Ma oltre la varietà d’offerta degli specialty coffee dall’ampia ricchezza aromatica e le diverse modalità di consumo, dal dripping, al filtrato al cold brew, resta un unico dato di fatto, ricorda lo chef: ciò che ti rimane in bocca dopo aver assaporato il tuo caffè e in successione un bicchier d'acqua. «L’acqua è sempre la verità, che fa emergere i retrogusti: più sono complessi e armonici più il caffè che hai bevuto è di qualità».

L’uso in cucina

Naturalmente per un cuoco il caffè non si esaurisce nella tazzina. È da sempre presente in cucina. «Faccio solo l’esempio di due piatti – dice Bottura – il Camouflage, nato come omaggio a Beuys e Picasso, e il Sottobosco Zuppa di aglio e lumache, alla ricerca della terra sotto la neve, del lontano 2009».
Nel primo la Royal di lepre si sposa con il fondente di cioccolato criollo e con la crema di espresso a cui si aggiungono la tostatura di zucchero di canna e tutte le polveri – cioccolato, caffè, erbe aromatiche, radici, spezie e tartufo – ad esprimere la mineralità della terra. Nel secondo, sotto la neve c'era anche la polvere di caffè.

Oggi all'Osteria Francescana si serve un radicchio rosso in cui è incapsulato un “succo” di daino grigliato (reso disponibile da un accordo con le guardie forestali) adagiato su mirtillo, rapa rossa e crumble di caffè. Un ingrediente protagonista, non mera comparsa. Bottura sigilla: «Nella mia dispensa dei sapori c’è sempre stato».


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