di Chiara Beghelli e Marika Gervasio
Ai vertici. Dall'alto, Cirillo Marcolin, Sergio Tamborini (a sinistra) e Carlo Capasa, presidenti di Confindustria Moda, Sistema Moda Italia
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Da una parte, i confortanti numeri della ripresa post pandemia; dall’altra, le incertezze legate alla guerra in Ucraina, in primis l’aumento del costo dell’energia e le difficoltà di reperimento delle materie prime. E una sola strada per superare questa fase di profondo cambiamento: fare sistema e puntare sulla coesione e sulla condivisione, abbracciando l’innovazione. È stato questo il tema che ha attraversato gli interventi degli ospiti del Luxury Summit del Sole 24 Ore, trasmesso ieri in streaming dagli studi milanesi di Sky e introdotto da Fabio Tamburini, direttore del Sole 24 Ore, che ha ricordato tra l’altro il numero elevato d’iscritti al Summit (1.600), collegati per seguire i lavori da remoto.
«Nel lungo periodo le aspettative sono molto positive, ma fare previsioni in questo periodo è difficile – ha detto Matteo Lunelli, presidente di Altagamma –. È vero che in periodi di inflazione il lusso soffre di meno, ma è anche vero, per esempio, che non sono ancora tornati gli acquisti dei turisti: in Italia il 60% dei beni di lusso era comprato da stranieri. Il made in Italy deve riuscire a mantenere i suoi valori, la qualità, la sostenibilità intesa anche come rapporto con il territorio, aspetti questi sempre più apprezzati dai nuovi clienti del lusso. E sul tema della sostenibilità in occasione della Giornata Altagamma in cui festeggeremo i 30 anni della Fondazione presenteremo una carta dei valori con cui raccoglieremo il nostro impegno proprio in tema di sostenibilità».
In generale, questo periodo apre nuove sfide di innovazione per le imprese del settore: «La guerra pone molti aspetti problematici, il costo dell’energia che impatta soprattutto sulle piccole imprese a monte della filiera, che non riescono più a mantenere livelli sostenibili di marginalità, ma anche il reperimento di metalli preziosi per l’oreficeria, di lino, di prodotti chimici per il tessile e di pellami, di cui l’Ucraina era fra i principali produttori», ha notato Cirillo Marcolin, presidente di Confindustria Moda, che ha sottolineato anche l’impegno dell’associazione nella soluzione del problema della formazione e del mismatch fra domanda e offerta di lavoro nel settore.
Per Sergio Tamborini, presidente di Sistema Moda Italia, «è importante lavorare a una nuova e più equa redistribuzione dei margini nella filiera, la coesione però è fondamentale. Abbiamo una struttura manifatturiera che nessun altro Paese può vantare, ma le difficoltà che soprattutto le pmi stanno affrontando, potrebbero renderla preda di attenzione da parte di altri». «In Italia produciamo il 70% della moda di qualità e questo primato ci impone anche la responsabilità di essere innovativi – ha affermato Carlo Capasa, presidente della Camera della Moda –. La moda ha fatto suoi i valori della sostenibilità, dell’inclusione, della parità di genere, e in questo può essere capofila di innovazione anche per le altre industrie».
Innovazione che passa oggi inevitabilmente anche da una relazione evoluta con il mondo digitale, che oggi conduce verso gli ambienti del metaverso: «Non è ancora definitivo, ma il passaggio verso il metaverso è già in atto – ha spiegato Andrea Ruzzi, responsabile Fashion & Luxury per l’Europa di Accenture, che a Milano ha dato vita da anni a un Customer Innovation Network, hub di riferimento a livello internazionale dove si sperimentano soluzioni innovative per i marchi. «Rispetto ad esperimenti del passato come Second Life – ha proseguito Ruzzi – abbiamo tecnologie più evolute che hanno permesso di moltiplicare le piazze e migliorare l’esperienza, per una platea di 2,7 miliardi di potenziali utenti. In questo mondo virtuale il fashion ha un ruolo determinante perché risponde al bisogno di rappresentazione della propria identità digitale: scegliendo tra vestiti e accessori differenti, ognuno di noi può personalizzare il proprio avatar e differenziarsi rispetto agli altri».
Tuttavia, e soprattutto nel post pandemia, i punti di contatto fisici con i clienti restano fondamentali: «Digitale e fisico convivranno – ha detto Paolo Mariottini, vp sales South Europe Middle East & Africa di Genesys, fornitore di soluzioni per la customer experience di nuova generazione –. Ecco perché è fondamentale, per offrire esperienze di acquisto interessanti e soddisfacenti, creare un’empatia digitale». Da un’analisi condotta dall’azienda è emerso che per i consumatori è prioritario essere ascoltati e capiti da chi vende, avere soluzioni rapide dei problemi e servizio personalizzato: «Questo significa – ha aggiunto Mariottini – che i servizi sono importanti e che non si può automatizzare tutto: l’empatia genera fiducia e la fiducia genera fedeltà».
Marika Gervasio
redattore
Chiara Beghelli
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