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La stretta Fed: acquisti azzerati a marzo, tassi vicini all’1% a fine 2022

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Il presidente della Federal reserve Jerome Powell

Il presidente della Federal reserve Jerome Powell

La Banca centrale Usa riduce da gennaio gli acquisti di titoli di 30 miliardi, complessivamente, il doppio di quanto deciso a novembre

15 dicembre 2021
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3' di lettura

L’inflazione è alta. I tassi resteranno però bassi, allo 0-0,25%. Fino a quando il tasso di disoccupazione non tornerà a livelli coerenti con la definizione - non esplicitata però in un target, un obiettivo - di massima occupazione. È questo il messaggio principale del comunicato pubblicato dalla Federal reserve alla fine della riunione di dicembre, ma non significa che non ci sarà una stretta o che non sia vicina.

«Con un’inflazione che ha superato l’obiettivo del 2% per qualche tempo, il Comitato (di politica monetaria, il Fomc, ndr), si aspetta - recita il comunicato - che sarà appropriato mantenere il range (dei Fed Funds rate, i tassi ufficiali, ndr) fino a quando le condizioni del mercato del lavoro non avranno raggiunto livelli coerenti con la sua valutazione della massima occupazione».

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Accelera però il tapering: gli acquisti di titoli di Stato saranno ridotti, da gennaio, di 20 miliardi di dollari al mese, e quelli di mortgage-backed securities di altri 10 miliardi di dollari, per calare rispettivamente a 40 e 20 miliardi al mese. La riduzione degli acquisti continuerà con questo ritmo, che è doppio di quello deciso a inizio novembre: a marzo raggiungeranno quota zero.

Il messaggio del comunicato ufficiale, parzialmente rassicurante per i mercati - ma non per chi teme che l’inflazione possa alimentare le aspettative sui prezzi - è apparentemente contraddetto dai “dots”, i “puntini” con cui i singoli governatori segnalano nelle proiezioni economiche trimestrali le loro individuali previsioni - non c’è discussione, quindi - sui tassi di interesse. La mediana (più corretta della media, in questi casi) delle previsioni per il 2022, indica un costo ufficiale del credito allo 0,75-1%, contro lo 0.25% di settembre. Per il 2023 si passa all’1,5-1,75 dal precedente 1%, e per il 2024 al 2-2,25% dall’1.75%. Si tratta di due-tre rialzi in più per l’anno prossimo e di ulteriori tre rialzi per il 2023.

È, in ogni caso, una stretta dal ritmo definito come «graduale» dal presidente Jerome Powell in conferenza stampa. Anche se - ha aggiunto Powell - a fine 2024 i tassi si avvicineranno al livello di lungo periodo nel 2024. I governatori si aspettano dunque una normalizzazione dei tassi in tre anni.

Powell, e con lui la Fed, ritiene quindi che la «massima occupazione» sarà raggiunta rapidamente. Il tasso di disoccupazione, sceso a fine 2021 al 4,3% (dal 4,8% previsto a settembre) dovrebbe infatti calare fino al 3,5% l’anno prossimo e restare a questo livello. Il tasso “di lungo periodo”, che corrisponde a un obiettivo - anche se la Fed valuta la «massima occupazione» con una pluralità di indicatori - del 4 per cento. In rialzo anche le proiezioni sull’inflazione: 2,6% nel 2022, dal 2,2% indicato a settembre, ma 2,3% nel 2023, dal 2,2% a settembre e 2,1% nel 2023.

Non c’è più quindi un’inflazione «temporanea», come ancora a novembre; e i rincari - ha notato Powell - «si sono allargati a un ampio spettro di beni e servizi». La dinamica del prezzi è però destinata a tornare verso l’obiettivo (ormai «medio») del 2% nell’orizzonte temporale della politica monetaria.

La crescita appare meno robusta quest’anno (5,5% contro il 5,9% di settembre), più rapida nel 2022 (4% contro il 3,8%) e ancora più lenta nel 2023 (2,2% dal 2,5%) per poi assestarsi al 2% nel 2024, contro un livello “di lungo periodo” dell’1,8%.

È cambiata, in ogni caso, la valutazione della «massima occupazione», a causa delle nuove preferenze dei lavoratori, che non accettano le offerte esistenti, e del surriscaldamento dell’economia. Non c’è ancora, ha detto Powell, «una forte ripresa del tasso di partecipazione della forza lavoro, e potremmo non averla per qualche tempo. Allo stesso tempo, dobbiamo fare politica monetaria ora, e l’inflazione è molto al di sopra dell’obiettivo».

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