(IMAGOECONOMICA)
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I commissari di Tirrenia in amministrazione straordinaria hanno chiesto al tribunale di Milano di disporre in via cautelare il sequestro conservativo di 180 milioni di euro nei confronti di Onorato Armatori, la holding dell'armatore Vincenzo Onorato che controlla Moby e Cin (ex Tirrenia), somma pari al credito vantato dalla procedura commissariale nei confronti di Cin. È quanto risulta a Radiocor. Questa mossa fa seguito a quanto accaduto a giugno, quando i commissari stessi avevano deciso di citare in giudizio il gruppo dell'armatore ritenendolo responsabile del dissesto Cin-Tirrenia. La richiesta di sequestro verrà discussa il 5 novembre.
Secondo l'atto a firma del legale dei commissari, l'avvocato Pier Filippo Giuggioli, la richiesta arriva alla luce del fatto che Tirrenia «è pacificamente creditrice di Cin per la somma di 180 milioni a titolo di pagamento del saldo del prezzo per la cessione del ramo d'azienda conclusa con contratto del 25 luglio 2011». I commissari lamentano che il gruppo Onorato non ha mai finito di pagare quanto dovuto per l'acquisto di Tirrenia e, di fronte al fatto che Cin e Moby si trovano in difficoltà finanziarie e si sono rivolte al tribunale di Milano per essere ammesse a un piano di concordato, chiedono un sequestro conservativo in capo alla controllante per scongiurare «l'insoddisfazione del credito» vantato verso Cin. Per i commissari, infatti, «Onorato Armatori esercita attività di direzione coordinamento di Cin» e «ha condotto quest'ultima al bordo dell'insolvenza, con gravissimo pregiudizio dei suoi creditori sociali». Quindi a tutela dei loro interessi si sono rivolti al tribunale di Milano per chiedere che sia disposto un sequestro conservativo in capo alla società che prendeva tutte le decisioni (la Onorato Armatori) e con queste ne ha cagionato lo stato di difficoltà, in modo tale da evitare che con l'esecuzione dei piani concordatari non sia pagato quanto dovuto.
Del resto, specifica il legale nell'atto presentato, «il piano di concordato di Cin, ammesso dal tribunale di Milano, prevede il pagamento dei creditori chirografari con una falcidia del credito variabile tra il 67% e l'80% nella misura massima» e «il piano di concordato di Moby, ammesso dal tribunale di Milano, esclude il pagamento di somme in favore di Cin, ovvero la soddisfazione del credito di quest'ultima in misura pari al 1% come valore massimo». Secondo la richiesta di sequestro, la domanda di procedere direttamente a carico della holding a monte della catena di controllo di Cin è giustificata in quanto, come emerso dal parere reso dalla dottoressa Chiaruttini nella procedura concorsuale, si condividono «i rilievi espressi sui fatti censurabili commessi dall'organo gestorio e che hanno “cagionato un danno ai creditori sociali e in ogni caso fonte di responsabilità”», e «Cin e Moby sono state dotate dal socio controllante Onorato Armatori di consigli di amministrazione speculari e specularmente privi dei requisiti di indipendenza e professionalità, senza alcuna procedura od organo di verifica e controllo delle operazioni infragruppo: il tutto finalizzato a escludere qualsiasi possibilità di interferenza dei consigli di amministrazione nelle direttive promananti dalla controllante, stante il loro incomponibile conflitto di interesse in ogni decisione potenzialmente pregiudizievole da assumere nell'amministrazione dell'una o dell'altra società amministrata».
La richiesta inoltre viene fatta in quanto, per i legali, «le informazioni camerali circa l'attività e la patrimonialità di Onorato Armatori restituiscono il quadro di una società gravemente inadempiente ai propri obblighi di legge»: l'ultimo bilancio depositato è quello al 31 dicembre 2017, approvato nel 2019, e «già nell'esercizio chiuso al 31/12/2017 tutti gli organi sociali (assemblea dei soci, sindaco e società di revisione Ernst & Young) esprimevano significative preoccupazioni sulla continuità aziendale di Onorato Armatori: prospettazione sicuramente non sanata dalla gestione dei successivi esercizi», cui si aggiunge il fatto che «Onorato Armatori non avrebbe comunque capitalizzazione sufficiente (patrimonio netto di 40 milioni) per il ripagamento del debito risarcitorio dovuto nei confronti di Tirrenia in amministrazione straordinaria (fino a 180 milioni)». Se questo non bastasse, insistono ancora i legali, «la relazione forensic della dottoressa Chiaruttini mette in luce come l'attività di direzione e coordinamento svolta da Onorato Armatori abbia comportato la dispersione del patrimonio sociale in faraoniche elargizioni a favore del socio Vincenzo Onorato, tra cui finanziamenti, anticipi su emolumenti ovvero spese preferenziali (l'acquisto da parte di Moby dell'immobile in Piazza 11 San Babila dell'amministratore unico Vincenzo Onorato per 7,6 milioni di euro ad “uso foresteria”)».
In altre parole, concludono i legali «Onorato Armatori attua una gestione societaria oscura e cela le informazioni patrimoniali ai terzi; le uniche informazioni patrimoniali rese pubbliche attengono esclusivamente la dismissione delle partecipazioni; la svalutazione del valore della partecipazione in Moby; l'insufficienza del patrimonio sociale per far fronte al debito risarcitorio; il rischio di decozione di Onorato Armatori e dell'intero Gruppo; la dispersione del patrimonio societario in malversazioni preferenziali o, comunque, estranee dall'attività sociale», per questo per difendere il credito vantato da Tirrenia in amministrazione straordinaria chiedono in via cautelare il sequestro conservativo di beni fino a 180 milioni di euro.
P.I. 00777910159 Dati societari
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