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Auto: Stati Ue rinviano adozione norme su stop benzina e diesel dal 2035. Meloni soddisfatta

Auto inquinanti e Ue, Meloni: "Ogni Stato decida la strada"

Slitta di nuovo il voto sullo stop alle auto inquinanti dal 2035. La premier Meloni: contro Co2 ogni Stato scelga la sua strada

2 marzo 2023
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5' di lettura

Come previsto, gli ambasciatori degli stati presso l'Unione europea hanno deciso di rinviare l'adozione del regolamento sulle emissioni di Co2 per auto e furgoni nuovi a un prossimo Consiglio. Non è ancora stata fissata una data certa. Lo ha annunciato la presidenza di turno retta dalla Svezia precisando che «non è stata confermata alcuna data».

Il regolamento prevede lo stop dell'immatricolazione dal 2035: il testo concordato con il Parlamento europeo era già stato approvato in linea di principio con il voto contrario di Polonia e l'astensione della Bulgaria. A Polonia e Ungheria si è ultimamente allineata l'Italia, che aveva finora dato il suo assenso. Restava la Germania in bilico: il partito liberale che fa parte della coalizione di governo ha frenato sulla decisione aprendo un problema nella maggioranza (di cui fanno parte Spd e verdi). In sostanza si temporeggia per trovare una soluzione o nell'attesa che a Berlino il governo trovi una soluzione di compromesso all'interno della coalizione.

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Europa dell’auto divisa

Il regolamento su cui è previsto il pronunciamento degli ambasciatori degli Stati membri è frutto dell’accordo fra Consiglio ed Europarlamento, che il 14 febbraio il Parlamento europeo ha approvato a maggioranza, e che ora richiede un ulteriore passaggio per l’approvazione finale.

Le posizioni di Polonia e Bulgaria sono state indicate formalmente dalla presidenza Ue in un documento del 24 febbraio. Il governo italiano, che precedentemente aveva indicato nelle sedi Ue il proprio parere favorevole, ha invece annunciato la posizione contraria al regolamento lo scorso 28 febbraio.

Germania ago della bilancia

Per una minoranza di blocco è necessario un “polo” di almeno quattro paesi. La partita sembra quindi nelle mani della Germania, il cui governo appare al momento diviso: i liberali spingono per inserire una serie di condizioni a tutela dei carburanti puliti, mentre verdi e socialdemocratici sarebbero per un via libera allo stop del 2035.

Lo scorso 27 ottobre il ministero dell'ambiente aveva indicato che «la Germania è pronta a dare la sua approvazione finale al risultato del negoziato con l'Europarlamento». E questa resta la posizione dei Verdi. La Spd è sulla stessa linea, almeno stando alle recenti dichiarazioni pubbliche. Ancora il 23 novembre la Germania, a livello del Coreper (ambasciatori presso la Ue) aveva votato a favore, come del resto aveva fatto l’Italia.

La svolta dell’Italia: da favorevole a contraria

Italia che però, con il cambio di Governo, ha rivisto la sua posizione, ponendosi con fermezza tra i Paesi contrari allo stop fissato per il 2035 per le vendite di auto con motori diesel e benzina.

Meloni: contro Co2 ogni Stato scelga la sua strada

«Il rinvio, a data da destinarsi, del voto alla riunione degli ambasciatori Ue sul Regolamento che prevede lo stop dal 2035 alla vendita di auto nuove diesel e benzina è un successo italiano - ha sottolineato la premier Giorgia Meloni, in un post su Facebook -. La posizione del nostro governo è infatti chiara: una transizione sostenibile ed equa deve essere pianificata e condotta con attenzione, per evitare ripercussioni negative sotto l’aspetto produttivo e occupazionale. La decisione del Coreper di tornare sulla questione a tempo debito va esattamente nella direzione di neutralità tecnologica da noi indicata. Giusto puntare a zero emissioni di Co2 nel minor tempo possibile, ma deve essere lasciata la libertà agli Stati di percorrere la strada che reputano più efficace e sostenibile. Questo vuol dire non chiudere a priori il percorso verso tecnologie pulite diverse dall'elettrico. È questa - ha concluso Meloni - la linea italiana che ha trovato largo consenso in Europa».

Il ministro italiano Adolfo Urso ha annunciato incontri bilaterali con i colleghi di Austria, Romania, Repubblica Ceca, Danimarca e Svezia. La Svezia regge la presidenza di turno della Ue ed è soggetto mediatore. Ieri, alla vigilia della decisione, il ministro Urso ha pubblicato un “tweet” che non lascia margini di interpretazione: «Noi non molliamo».

«L’Italia - ha poi chiarito Urso parlando con la stampa - vota contro come segnale per quanto riguarda tutta l'attività che la Commissione, le istituzioni europee faranno, faremo insieme a loro, nei prossimi mesi che riguarderà gli altri dossier che sono ancora aperti, non soltanto quelli inerenti l'automotive ma anche quelli inerenti, per esempio, il packaging, piuttosto che l'ecotessile. Dossier nei quali noi chiediamo ragionevolezza».

Parigi conferma lo stop a diesel e benzina

Il ministro francese dell’Industria Roland Lescure ha invece confermato che la Francia sta lavorando per rispettare lo stop al 2035: «Stiamo lavorando sui dettagli per assicurarci che questo impegno comune sia in vigore quando dovrà essere in vigore: l'industria si sta organizzando per trovare il giusto percorso, ma questo deve essere in linea con l’obiettivo che abbiamo deciso tutti insieme e che i consumatori e i nostri cittadini stanno aspettando».

Seguire l’Inflation Reduction Act americano

Tra i paesi favorevoli allo stop c’è chi, come la Germania, più pragmaticamente, nelle ultime ore ha spostato la discussione sul tema degli aiuti di Stato, contestando «l’aggressività» delle critiche di alcuni governi europei in relazione agli aiuti di stato nazionali che l’Ue dovrebbe varare per rispondere a quanto fatto dal governo Biden con l’«Inflation Reduction Act».

«È bizzarro che alcuni paesi che ora intervengono in modo aggressivo siano gli stessi che sono più aggressivi quando si tratta di competizione sulla tassazione» nella Ue, ha detto il sottosegretario di Stato tedesco Sven Giegold, che poi ha aggiunto: «Non possiamo consentire che altre economie nel mondo stimolino con elevati sussidi pubblici gli investimenti mentre noi litighiamo al nostro interno sulla concorrenza equa nel mercato comune, dobbiamo conciliare questi due obiettivi».

L'esponente governativo tedesco ha voluto così rispondere alla lettera inviata da Finlandia, Olanda, Irlanda, Lituania, Lettonia, Slovacchia, Estonia, Danimarca, Repubblica Ceca e Belgio ai vertici Ue nella quale questi paesi affermavano che una risposta «a breve termine» alla corsa ai sussidi può distorcere la parità di condizioni nel mercato europeo e potenzialmente indebolire «i fondamentali della nostra economia».

Che cosa prevede l’accordo europeo

L’accordo raggiunto tra Consiglio e Parlamento Ue prevede un obbiettivo di riduzione - rispetto ai livelli del 2021 - delle emissioni di CO2 del 55% per le autovetture nuove e del 50% per i furgoni, da raggiungere entro il 2030.

C’è poi l’obiettivo di riduzione delle emissioni di CO2 del 100% sia per le autovetture nuove che per i furgoni nuovi entro il 2035, che segna di fatto il definitivo e irreversibile passaggio alla mobilità elettrica.

L’accordo include un riferimento ai combustibili neutri in termini di emissioni di CO2 - tra cui l’idrogeno - e prevede che, previa consultazione dei portatori di interessi, la Commissione presenti una proposta relativa all’immatricolazione di veicoli che funzionano esclusivamente con combustibili neutri in termini di emissioni di CO2 anche dopo il 2035.

Il 2026 e clausola di revisione dell’accordo

Nell’attuale accordo c’è anche una clausola di revisione in base alla quale, nel 2026, la Commissione valuterà in modo approfondito i progressi compiuti verso il conseguimento degli obiettivi di riduzione delle emissioni del 100%, oltreché la necessità di rivedere tali obiettivi tenendo conto degli sviluppi tecnologici — anche per quanto riguarda le tecnologie ibride plug-in — e dell’importanza di una transizione sostenibile e socialmente equa verso l’azzeramento delle emissioni.

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