di Evelina Marchesini
A Cervinia i prezzi variano dai 3.900 ai 4.500 euro al metro quadrato (AdobeStock)
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Prezzi sempre più ad alta quota nelle località di montagna europee di lusso, ma in tenuta anche nelle location medie italiane. Il Covid, con le restrizioni che conosciamo, e la sempre maggior propensione di aziende e datori di lavoro nei confronti dello smart working hanno dato un’accelerazione a un mercato, quello delle seconde case in montagna, che per anni aveva languito. I super ricchi, invece, non ci hanno messo molto a decidere di comprare nelle località sciistiche top, nella maggior parte dei casi non solo per sciare, ma per condividerne la qualità della vita.
E spesso si sono trasformati in residenti. Una corsa che lancia St. Moritz in vetta, con un aumento dei prezzi del 17% in un anno (a fine giugno scorso) e con valori che hanno raggiunto, per le residenze al top, i 22.700 euro al mq. E non è un caso isolato.
Per restare in tema di località vip, in Italia si fa riferimento a Cortina d’Ampezzo, dove secondo Immobiliare.it i prezzi top di vendita a ottobre scorso erano a quota 10.237 euro al mq, ma in diminuzione dell’8,67% rispetto ad ottobre 2020. A Courmayeur, invece, la richiesta arriva a 7.184 euro al mq, in aumento del 5,12% in 12 mesi. A Cervinia, secondo Tecnocasa, gli immobili signorili usati costano 4.500 euro al mq, per scendere a 3.900 per il “medio usato”.
Il mercato della montagna italiana sta andando bene. «Ha avuto un buon recupero subito dopo il primo lockdown - spiega Fabiana Megliola, responsabile Ufficio studi Tecnocasa -. La percentuale di chi ha acquistato nel primo semestre 2021 è al 6,4% dal 5,5% del periodo pre-pandemia». In generale vale la regola delle maggiori opportunità dello smart working unita alla voglia di vivere la natura e respirare aria pulita. La tipologia più richiesta continua a essere il piccolo trilocale, ma è aumentata la domanda di soluzioni indipendenti. In media, i prezzi nelle località di montagna in Italia sono saliti poco, dello 0,6%, ma si prevede un ulteriore aumento, anche in considerazione del fatto che solo con l’affitto stagionale si ottiene un rendimento annuo lordo del 4%, con punte del 5-6%.
Le stazioni sciistiche cresciute di più nell’ultimo anno sono state Ponte di Legno, con un aumento del 4,4%, e Asiago, con il +4,6 per cento.
A livello mondiale sono le località alpine svizzere e francesi a dettare le regole del “lusso in chalet” con prezzi che salgono già da anni, anche se nessuno avrebbe immaginato un tale incremento per gli effetti secondari del Covid sui mercati immobiliari. A guidare i rincari è, come accennato, St. Moritz, seguita nell’analisi di Knight Frank da Klosters con il +14,4% (12.800 euro al mq), poi da Davos con il +13,4% (13mila euro al metro). Anche Verbier offre una performance a doppia cifra con il +10,2% e prezzi che hanno toccato i 23.500 euro al metro nelle ultime transazioni.
Per St. Moritz ha giocato sicuramente la scarsità dell’offerta a fronte di una domanda in forte aumento, oltre al fatto che la Svizzera ha aperto le piste quando altri Paesi erano in lockdown. Per chi lavora in smart working la scelta verte su località che garantiscano connessioni efficienti, una distanza di un’ora massima da un aeroporto internazionale e la disponibilità di un’ampia gamma di servizi di lusso, dove le piste da sci non hanno la priorità. Così al primo posto per località smart working sulle Alpi risulta essere Chamonix, che conta oltre 10mila residenti e scuole internazionali, oltre a dieci ristoranti con almeno una stella Michelin. Tanto che i prezzi sono saliti del 6,1% a quota 12.500 euro al metro.
Evelina Marchesini
vice caporedattore
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