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Perché sarà difficile avere il rimborso della Rc auto non goduta durante il lockdown

di Maurizio Caprino

Risparmi da lockdown, spuntano ristori per Rc auto

Nella fase peggiore delle restrizioni Covid quasi nessuno poteva circolare. Così il Governo ipotizza la restituzione del premio assicurativo. Ma le compagnie possono opporsi

10 marzo 2022
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4' di lettura

Nel pieno della fiammata dell’inflazione dovuta a guerra e pandemia, il Governo fa spuntare l’ipotesi di rendere possibile la restituzione della quota di assicurazione Rc auto pagata dai proprietari dei veicoli ma non goduta nella primavera 2020 a causa del lockdown. Un tesoretto rimasto nelle tasche delle compagnie, ufficialmente valutato tra i 2,2 miliardi di euro: in media, circa 50 euro a polizza. La stima risale a giugno 2021, ma finora nulla si era mosso. E non è affatto detto che la situazione sia destinata a cambiare.

L’ipotesi è stata fatta dal sottosegretario all’Economia, Federico Freni, rispondendo in commissione Finanze alla Camera a un’interrogazione parlamentare: «Nell’ambito di ulteriori provvedimenti potranno essere analizzate con attenzione le eventuali proposte che dovessero riguardare il settore assicurativo, comprese quelle sollecitate dagli interroganti».

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Ma tutto è rimandato a «un apposito confronto tecnico», di cui Freni ha annunciato l’avvio.

Le ragioni delle compagnie

Proprio nel confronto tecnico dovrebbero emergere le resistenze che le compagnie hanno sempre opposto a una norma che imponesse la restituzione delle quote di premio relative al periodo di lockdown. Resistenze motivate sostanzialmente con tre ragioni:

- le iniziative già prese da alcune compagnie per ristorare i propri clienti (per esempio, un mese di copertura gratis, sospensioni di polizza più ampie e flessibili rispetto a quanto prevedono le condizioni contrattuali e rinunce a franchigie) o comunque dare un contributo per alleviare l’emergenza Covid (donazioni a strutture sanitarie e sostegni vari);

- i ribassi dei prezzi delle polizze (premi) già verificatisi negli ultimi due anni;

- il prevedibile aumento degli incidenti dopo la ripresa della circolazione a livelli sostenuti (anche se spesso non ancora pari a quelli di prima della pandemia), per cui le quote non godute sarebbero da considerare una sorta di acconto destinato a smorzare i rincari che normalmente scattano quando il numero dei sinistri sale.

Ufficialmente non se n’è mai parlato, ma è noto che con l’emergenza coronavirus le compagnie sono esposte a molti rischi sul fronte delle polizze “sanitarie”. Di fatto, quindi, i buoni risultati del ramo Rc auto compenserebbero i maggiori esborsi sui rami infortuni, Rc sanitaria e Rc dei datori di lavoro. Anche se, in una sana gestione, ogni ramo dovrebbe mantenersi in equilibrio “da solo”.

Le stime dell’Ivass

Nonostante le tre ragioni addotte dalle imprese, l’Ivass (l’istituto della Banca d’Italia che vigila sulle assicurazioni) a giugno 2021 ha stimato che, con le iniziative di ristoro avviate spontaneamente dalle compagnie, i consumatori avessero maturato il diritto di farsi restituire 811 milioni di euro. Sensibilmente meno dei 2,2 miliardi incassati per i periodi in cui la circolazione si era quasi annullata a causa del lockdown.

La differenza (1,4 miliardi di euro) ha contribuito a far salire del 45% i profitti delle compagnie nei rami danni. Non solo: le tariffe sono diminuite del 5,5%, mentre i costi di risarcimento sono stati abbattuti del 20%.

A marzo 2021 l’Ania (l’associazione della compagnie) aveva stimato che i risparmi dovuti al lockdown ammontavano a 2,1 miliardi di euro, di cui circa uno era già stato restituito ai clienti.

Il vero valore dei ristori

Va anche tenuto conto che, tra le iniziative delle compagnie, non è tutto oro quel che luccica. Per esempio, l’allungamento gratuito di un mese per le polizze è stato concesso sotto forma di voucher vincolato al rinnovo stipulato con la stessa compagnia, precludendosi la possibilità di cercare sul mercato un’offerta più vantaggiosa.

Un’iniziativa di questo tipo, quella iperpubblicizzata della Unipolsai, è stata anche segnalata all’Antitrust dall’Unione nazionale consumatori. La procedura si è chiusa a marzo 2021 proprio con l’impegno della compagnia a specificare nella pubblicità che l’agevolazione consisteva in un voucher.

Come andrà a finire

A questo punto, è prevedibile che tutti questi elementi finiscano sul tavolo tecnico di cui è stato annunciato l’avvio. Ma sulla discussione incombe un asso che potrebbe essere nella manica delle compagnie: l’aumento delle riserve.

In sostanza, dato che con la prossima fine dello stato di emergenza la circolazione potrebbe tornare ai livelli precedenti alla pandemia (basti pensare alla ripresa del turismo e alla fine dello smart working in molte aziende), le compagnie potrebbero prevedere un cospicuo aumento dei sinistri.

In questi casi, è regola di prudenza appostare in bilancio riserve altrettanto cospicue, che abbasserebbero gli utili dichiarati (con le relative tasse) e creerebbero spazi per alzare (o comunque non ribassare) le tariffe. Ciò dovrebbe anche ostacolare la messa a punto delle iniziative annunciate dal Governo per far restituire le quote di Rc auto non goduta a causa della pandemia.

Certo, se con il passare del tempo i dati reali sui sinistri e sui loro costi dimostrassero che le preoccupazioni delle compagnie sono state eccessive, le riserve e le tariffe andrebbero tagliate. Ma intanto si sarebbe raggiunto il risultato di evitare la restituzione.

Inoltre, qualificati esperti ricordano che di rado ciò accade spontaneamente e che la vigilanza non sempre interviene (la sua priorità è la stabilità del sistema, quindi va bene che le riserve siano sovrastimate). A eccepire qualcosa potrebbe restare solo il Fisco.

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