di Luca Veronese
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Il budget da 6mila miliardi di dollari presentato il 28 maggio da Joe Biden al Congresso mette in chiaro le priorità dell’amministrazione democratica: infrastrutture (strade e ponti ma anche internet a banda larga); programmi sociali (dal congedo familiare retribuito, fino alla scuola materna universale); istruzione e sanità (con un aumento superiore al 20% delle risorse); ricerca ed energie rinnovabili per contrastare il cambiamento climatico.
«L’obiettivo - ha spiegato Biden - è rendere l’economia Usa più competitiva e riequilibrare le fratture sociali», evidenziate anche dal Covid-19. Approfittando del ridotto costo del debito. «Non possiamo ritornare semplicemente a come erano prima le cose, dobbiamo cogliere il momento per reimmaginare e ricostruire l’economia americana», ha detto il presidente. «Il modo migliore per far crescere la nostra economia non è dall’alto verso il basso, ma dal basso verso l’alto e dal centro verso l’esterno», ha aggiunto.
La manovra - la prima di Biden da presidente - riguarda l’anno fiscale che inizia a ottobre, ma è destinata a incidere profondamente sulla politica economica e sociale. americane. E di certo avrà un impatto prolungato sul bilancio federale: le maggiori uscite faranno crescere il disavanzo e saranno solo in parte bilanciate dalle maggiori entrate che deriveranno dall’aumento delle imposte a carico delle grandi società e dei redditi personali più alti.
La spesa pubblica si svilupperà seguendo tre linee fondamentali: l’American Jobs Plan che prevede investimenti in infrastrutture per 2.300 miliardi di dollari; ai quali si aggiungono 1.800 miliardi dell’American Families Plan; e la spesa cosiddetta discrezionale (in aumento di almeno 118 miliardi nel prossimo anno fino a superare i 1.500 miliardi di dollari) che sarà poi il Congresso a definire nel dettaglio: la dotazione per i programmi militari crescerà dell’1,7% a 750 miliardi; aumenteranno invece del 16%, per un totale di 770 miliardi di dollari, i fondi del 2022 per i programmi non militari, che includono anche ulteriori finanziamenti per l’istruzione, la sanità, la ricerca e le energie rinnovabili.
Nel complesso, la Finanziaria per il 2022 prevede 6mila miliardi di spesa e 4.170 miliardi di dollari di entrate. L’aumento della spesa è del 36,6% rispetto al 2019, prima che il coronavirus facesse saltare il bilancio. L’amministrazione democratica prevede un deficit di 1.840 miliardi di dollari, in forte diminuzione rispetto agli ultimi due anni di pandemia ma in aumento rispetto ai 984 miliardi del 2019.
Biden, che intende marcare anche nel budget la netta rottura rispetto all’amministrazione Trump, chiede al Congresso che la spesa totale salga fino a 8.200 miliardi di dollari entro il 2031, con deficit superiori a 1.300 miliardi per tutto il prossimo decennio. La Casa Bianca prevede che il debito pubblico, già oggi superiore ai 28mila miliardi, raggiunga il 111,8% del Pil il prossimo anno (superando i livelli registrati dopo la Seconda guerra mondiale) per poi salire fino al 117% entro il 2031.
«Gli interventi annunciati dal presidente rafforzano la nostra economia, aumentano la competitività americana e forniscono prosperità condivisa e sicurezza economica», ha detto Shalanda Young, capo del bilancio della Casa Bianca. Toccherà ora al Congresso dare il via libera alla spesa federale: il Repubblicani hanno già fatto capire che si opporranno al budget, così come si sono opposti al piano nazionale anti-Covid da 1.900 miliardi, ma con i Democratici che controllano sia la Camera che il Senato, Biden parte in vantaggio rispetto a quasi tutti i suoi recenti predecessori.
Luca Veronese
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