di Davide Madeddu
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Il progetto va avanti: dalla Regione Lazio i primi lasciapassare per la ricerca del litio nei pozzi situati tra Campagnano e Galeria presentati dalla Energia Minerals, l’azienda mineraria operante in Italia e controllata dall’australiana Altamin. Il gruppo che in Italia porta avanti una serie di progetti finalizzati a recuperare siti minerari dismessi sparsi in diverse regioni.
Questa volta si punta sul Lazio giocando la carta del litio, il minerale utilizzato in passato per scopi medici, oltre che per la produzione di lubrificanti, vetro e ceramiche e applicazioni, e oggi diventato strategico per la produzione delle batterie e quindi delle auto di futura generazione.
Nello specifico, l’interesse è per i pozzi geotermici scavati tra gli anni 70 e gli anni 90 dall’Eni e dall’Enel alla ricerca di acqua ad alta pressione per la produzione di elettricità. Proprio dall’analisi di quelle acque emerse un’alta concentrazione di litio su cui ora il gruppo italo australiano vorrebbe giocare la carta della produzione rimettendo in pista un sito da tempo chiuso e dismesso. L’intento dell’azienda italo australiana è quello di valutare la concentrazione di litio presente nelle salamoie geotermiche e quindi stabilire e predisporre un piano di investimenti.
«Le salamoie geotermiche ricche di litio rappresentano una risorsa non sfruttata che può essere potenzialmente trasformata in una preziosa materia prima europea - annuncia l’azienda nel report periodico -. Le tecniche di produzione per l’estrazione del litio dalle salamoie geotermiche si stanno evolvendo rapidamente verso la commercializzazione e gli elevati gradienti geotermici presenti nelle aree del progetto possono aiutare a soddisfare in parte o in tutto il fabbisogno energetico per questo processo».
Nello specifico l’interesse del gruppo, che porta avanti progetti anche in Lombardia con un piano di investimenti per la miniera di zinco e piombo, e in Piemonte con il progetto di ricerca del cobalto, interessa circa 800 pozzi geotermici scavati tra gli anni 70 e gli anni 90 e caratterizzati da una profondità che arriva, in media, a 2.000 metri e in qualche caso si spinge anche a 4.000. Il tutto in un’area che complessivamente si estende per 7.500 ettari. A Ferento, nel comune di Viterbo, l’attività di ricerca interessa un’area che si sviluppa per 5.983 ettari con l’obiettivo finale, come si legge nella determina della Regione Lazio, «rappresentato dalla valutazione delle potenzialità di produzione di litio commerciale dalle brine geotermiche». A Campagnano, in un’area di 1.213 ettari nei comuni di Campagnano e Nepi, si lavorerà «con l’obiettivo finale di individuare giacimenti di litio, da estrarre mediante brine geotermiche, da utilizzare nell’industria delle batterie elettriche».
E poi c’è la licenza di esplorazione per Galeria, nella zona della Casaccia, a circa 20 km a nord di Roma e 6 chilometri a sudest del centro di Anguillara Sabazia. «Il programma di lavoro iniziale - continua il documento dell’azienda mineraria - consisterà in una revisione e un’analisi desktop dei dati geologici e tecnici storici di eventuali pozzi preesistenti su ciascuna proprietà, seguita da una valutazione dell’accesso alla superficie e della fattibilità per ricampionare il salamoia geotermica al fine di intraprendere uno studio geochimico e geotermico completo».
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