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Spiagge, dighe, farmaci, porti: le divisioni sulla concorrenza

di Carmine Fotina

Fisco, concorrenza, reddito: le sfide della ripresa

La Bolkestein (anche con il commercio ambulante) non è l’unico nodo. Preoccupano le proteste dei sindacati portuali sull’autoproduzione

15 settembre 2021
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3' di lettura

Le concessioni per spiagge e commercio ambulante, ultimo pezzo della direttiva Bolkestein inattuato dall’Italia, sono soltanto una parte del problema. Già prima dell’estate il disegno di legge per la concorrenza, che secondo il Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) doveva arrivare in Parlamento entro il 31 luglio, ha prodotto divisioni tra partiti e ministeri, seppure a fari spenti. Divisioni che, in vista del voto per le amministrative del 3-4 ottobre e dei principali ballottaggi del 17 e 18, dovrebbero portare a un nuovo slittamento del varo da parte del Consiglio dei ministri, a elezioni chiuse. Sono poche, anche se fonti di governo non lo escludono del tutto, le chance di un’approvazione entro settembre. La bozza, a ogni modo, è un raro concentrato di dissensi e divergenze.

Spiagge e ambulanti

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La Lega, rappresentata dal ministro Giancarlo Giorgetti che da titolare dello Sviluppo economico coordina il testo insieme a Palazzo Chigi, chiede in modo categorico che della direttiva Bolkestein nel testo finale non ci sia traccia. Il governo Lega-M5s, con la legge di Bilancio 2019, ha prorogato di 15 anni la durata di tutte le concessioni balneari – fino al 2033 – e ha rimosso le concessioni per gli ambulanti dai settori cui si applica la direttiva. Per i balneari la Commissione Ue a dicembre 2020 ha aperto una procedura di infrazione. Difficile che si intervenga prima dell’attesa sentenza del Consiglio di Stato che il 20 ottobre si riunisce sulla proroga al 2033. Riferimenti alle spiagge del resto non compaiono nelle bozze iniziali, a differenza del commercio ambulante per il quale in uno dei testi si fa riferimento a una delega al governo, da esercitare in un tempo lungo (entro 18 mesi), per individuare criteri uniformi a livello nazionale, nel rispetto delle normative europee e tenendo conto dell’anzianità degli attuali concessionari per eventuali meccanismi premiali.

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Servizi pubblici locali

Secondo la Corte dei Conti nel 93% dei casi esaminati gli enti locali hanno seguito per i servizi pubblici la via diretta dell’in-house, con affidamento senza gara a società partecipate. Basta questo dato a capire i timori dei partiti, in questo caso in modo trasversale, su una riforma ambiziosa. Anche in questo caso si pensa a una delega (da esercitare in 6 mesi). Il ministero per le Infrastrutture e la mobilità sostenibili è contrario a estendere la deregulation anche ai trasporti locali.

Idroelettrico

All’inizio del 2019 il governo Conte-1, su input della Lega e dello stesso Giorgetti, varò la regionalizzazione delle concessioni idroelettriche. Nella segnalazione al governo in vista del Ddl, l’Antitrust spinge per il ritorno allo Stato. Nella bozza del Ddl si parla di delega di 6 mesi al governo per individuare criteri uniformi a livello nazionale per l'affidamento delle concessioni con definizione di criteri per i subentri. Un’opzione è il ritorno allo Stato solo dove non sono state già adottate leggi regionali.

Farmaci

Il ministero della Salute frena sulla norma che consentirebbe di abbreviare l’ingresso dei farmaci generici sul mercato di 6-8 mesi consentendo la loro rimborsabilità praticamente il giorno dopo la scadenza del brevetto. Dubbi della Salute anche sulla norma, sostenuta dall’Antitrust, per una maggiore apertura all’acquisto tramite gara dei farmaci biosimilari.

Porti

È un tema sensibile per la Lega ma non solo. Diverse amministrazioni che ospitano un porto, della Lega ma anche di centro-sinistra, temono proteste veementi dei sindacati dei lavoratori delle banchine se passerà la norma per la deregulation dell’autoproduzione delle operazioni portuali da parte degli armatori.

Rifiuti

Palazzo Chigi punta a sottrarre l’economia circolare ai “monopoli” in-house stabilendo che l’affidamento da parte degli enti locali dei servizi di gestione integrata senza gara «non comprende le attività di recupero e smaltimento disponibili in regime di libero mercato». Su questo punto ci sarebbe però il parere contrario del ministero per la Transizione ecologica.

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