di Alessia Maccaferri
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I nuovi dati Bva-Doxa, contenuti nell’Italian Giving Report di «Vita», mostrano una generosità inedita da parte degli italiani: tra il 2021 e il 2022 la quota di donatori alle associazioni è passata dal 35% al 55%, mentre le donazioni informali sono passate dal 36% al 50%. L’incremento è dovuto, al netto delle donazioni all’Ucraina, alla componente di donatori più evoluta sul digitale ora considerata nel campione e comunque al ricorso maggiore al canale online. Inoltre il report rileva l’effetto Covid: in base alle dichiarazioni dei redditi 2021, gli italiani hanno donato 1,1 miliardi in più rispetto all’anno precedente.
Secondo l'indagine “Italiani Solidali 2022” di Bva Doxa, l’anno scorso il 38% degli italiani ha fatto una donazione a un'associazione, una crescita rispetto al 2021, quando la stessa quota si fermava al 21 per cento. Quando poi gli intervistati sono stati sollecitati a ricordare meglio il tipo di donazione (specificando le tipologie) la quota è schizzata dal 35% al 55 per cento. A che cosa è attribuibile questo balzo generale delle donazioni? Prima di tutto, a un cambiamento delle rilevazioni che mette meglio a fuoco l’evoluzione del donatore. Accanto alle 1.000 interviste personali (comunque rappresentative della popolazione italiana) sono state aggiunte 1.011 interviste online a un pubblico più istruito, più giovane e localizzato nelle grandi città e con una maggiore abitudine nell’utilizzo del digitale. Un campione diverso - quindi non direttamente comparabile - ma più rappresentativo dell’evoluzione degli ultimi anni quando molti donatori - a causa dell’emergenza Covid - hanno scoperto o accentuato - il ricorso ai canali online per le loro donazioni.
L’indagine di Bva-Doxa - anticipata da «Vita» in distribuzione digitale l’ 8 febbraio 2023 -rileva che il 20% degli italiani ha fatto una donazione per l'Ucraina e questo ha contribuito al balzo del fundraising. Ma solo in parte: solo un terzo ha scelto un'organizzazione non profit mentre due terzi hanno donato tramite collette e raccolte informali. In generale le donazioni informali (collette, offerte alla messa, elemosina, donazioni per le scuole, raccolte per canili e gattili ecc) hanno avuto un balzo dal 33% del 2020 al 36% del 2021 fino al 50% del 2022. Si conferma quindi una tendenza crescente negli ultimi anni: quando ci sono emergenze gli italiani preferiscono donare in modo più diretto (protezione civile, ospedali ecc) o ai beneficiari (raccolte per l’Ucraina). «Per come ho imparato a conoscere i donatori in Italia - spiega Valeria Reda, senior research manager di Bva Doxa - quando ci sono emergenze gli italiani disintermediano. Poi tornano alle cause e alle organizzazioni per le quali sono abituate a donare». Una disintermediazione che per gli enti del terzo settore è una sfida, soprattutto se si considera il calo delle donazioni sul lungo periodo a partire dalla crisi economica del 2007-2008, come rilevato lo scorso autunno dall’Istituto Italiano della Donazione.
La donazione media, sempre secondo le anticipazioni di Italiani Solidali, nel 2022 sale da 61 a 69 euro per chi ha donato a una associazione, mentre scende da 32 a 22 euro per chi ha fatto solo donazioni informali. Considerando solo gli italiani che dichiarano spontaneamente di aver fatto una donazione a un'organizzazione non profit, la donazione media si attesta a 84 euro (era 73 nel 2021). Mentre scende comprensibilmente l’attenzione per la sanità e sale quella per i rifugiati e i diritti umanitari, va segnalata la crescita di destinazioni per l'ambiente, per gli animali, per la scuola e l'educazione.
Nell’analisi di Vita - firmata da Sara De Carli - si stima in 6,787 miliardi il valore delle donazioni individuali degli italiani nel 2020: un balzo in avanti del 19% rispetto ai 5,683
dell'anno prima. Crescono anche (dell'11%) gli atti donativi portati in dichiarazione dei redditi: sono 2.065.968 le donazioni dichiarate, 200mila in più in un solo anno. Ancora
pochissime, tuttavia, se si pensa che nel 2021 i contribuenti che hanno presentato una dichiarazione dei redditi sono stati 31,6 milioni. Interessante il rigo dedicato al
beneficio fiscale previsto dalla legge 27/2020 (il Mef aggrega i dati non per finalità della donazione ma per legge su cui si appoggia il beneficio fiscale): una detrazione del
30% di quanto donato per il contenimento e la gestione dell'emergenza Covid-19 allo Stato, alle Regioni, agli enti locali, agli ospedali, al non profit. Sono 200.489 le donazioni
registrate, per oltre 61 milioni di euro di detrazioni, che corrispondono almeno a 203 milioni di euro donati.
Le erogazioni liberali portate in deduzione da parte di una società di persone sono state 2.565 (-24%) e 10.383 (-15%) da parte di società di capitali, ma l'ammontare delle deduzioni/detrazioni aumenta: quasi 4 milioni di euro (3.977.200 euro) per le prime e quasi 253 milioni (252.910.255 euro) per le seconde, con un aumento — rispettivamente — del 30% e del 28%. Donazioni più ricche quindi, ma da sempre meno aziende: una parte infinitesimale delle società registrate in Italia,visto che gli atti donativi riguardano appena lo 0,27% delle società di persone e lo 0,58% delle società di capitali. Inoltre la ricerca su Corporate Social Investment e Esg, realizzata da Dynamo Academy con Sda Bocconi Sustainability Lab, sulla base delle dichiarazioni non finanziarie (213 aziende per un fatturato complessivo di 526 miliardi) rileva che il 40% delle aziende ha un piano di sostenibilità accanto al piano industriale e per il 66% l'Agenda 2030 orienta sia la strategia di sostenibilità sia quella di business. Appena un quarto del campione fa disclosure in termini quantitativi sulle liberalità.
«Sono due le evidenze positive che raccogliamo dall'ottava edizione dell'Italy Giving Report. La prima è il poter stimare, dati delle dichiarazioni 2021 alla mano, l'effetto traino del covid sulle donazioni degli italiani. Un'emergenza a cui gli italiani hanno risposto in maniera importante, donando 1,1 miliardi in più rispetto all'anno prima, a dimostrazione della volontà di “fare la propria parte” - spiega Stefano Arduini, direttore di Vita - La seconda buona notizia riguarda il fatto che le organizzazioni non profit sono state capaci di “tenere” i nuovi donatori che si sono avvicinati in quell'occasione, in particolare i Millennials: nel 2022 nonostante le difficoltà economiche non c'è stato il calo temuto. I giovanissimi hanno portato con sé nuove sensibilità, ad esempio quella per la causa ambientale, e sdoganato in maniera irreversibile gli strumenti digitali ma pongono anche nuove sfide, a cominciare da un diverso approccio al dono». Diverse indagine (tra cui “Donare 3.0” di Bva Doxa per Rete del Dono) rileva come i giovani donano tenendo a mente non tanto l’associazione ma la causa e diversificano le donazioni su più cause, Inoltre sulla piattaforma di crowdfunding Rete del Dono, i donatori nella fascia d'età 18-24 anni sono cresciuti più di tutti gli altri: nel 2022 rappresentano il 15% del totale come nel 2021.
Alessia Maccaferri
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