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Outplacement, Umana riduce i tempi di ricollocazione a 4,2 mesi

di Cristina Casadei

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(kamiphotos - stock.adobe.com)

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Secondo il Report 2022 di Uomo e Impresa sono quasi raddoppiate le persone che si sono ricollocate a tempo indeterminato. Crescono le donne

4 luglio 2023
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2' di lettura

Umana riduce i tempi dell’outplacement. Secondo il Report 2022 è infatti di 4,2 mesi il tempo medio di ricollocazione delle persone coinvolte nei percorsi specifici ideati dalla società del gruppo specializzata in questo ambito, Uomo e Impresa. Non solo. È infatti raddoppiato il numero di persone che si sono ricollocate a tempo indeterminato, passato dal 32 al 58%. In crescita le donne che hanno cercato un nuovo lavoro nel 2022 che hanno superato gli uomini (59%). I dati descrivono «un mercato del lavoro in continua evoluzione, specialmente per le donne – spiega Roberta Bullo, direttore generale di Uomo e Impresa –. Questi nuovi equilibri, profondamente influenzati dal contesto post pandemico, evidenziano ancora una volta la necessità delle imprese di inserire nuove figure all’interno dei propri comparti e l’importanza per le persone di poter contare su professionisti e career coach in grado di accompagnarle nella ricerca di un nuovo lavoro. Il tempo medio di reinserimento lavorativo è rimasto costante, ma la soddisfazione dei candidati per il nuovo impiego ottenuto è raddoppiata».

Il Report ha analizzato anche i profili delle persone coinvolte nelle attività di reinserimento. Rispetto al 2021, è rimasto pressoché stabile il numero dei 40enni e 50enni che hanno cercato di reinserirsi nel mondo del lavoro (dal 34 al 32%), così come quello degli over 50 (dal 51 al 53%). È inoltre cresciuto il numero di persone che ha trovato un nuovo lavoro con una posizione di valore superiore (dal 12 al 21%) o paragonabile (dal 49 al 60%).I candidati che si sono rivolti a Uomo e Impresa per riprendere l’attività lavorativa in genere hanno un’età matura e sono in prevalenza impiegati (47%), seguiti da quadri (22%), operai (16%) e dirigenti (15%). Le aree da cui provengono sono soprattutto produzione (31%) e area commerciale/marketing (35%). «L’outplacement - conclude Bullo - si conferma così uno strumento strategico per la transizione di carriera, l’employability delle persone e il supporto alla stabilità professionale».

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