di Chiara Beghelli
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La creazione di Econyl, nel 2011, è stata una delle innovazioni più importanti nell’industria tessile dell’ultmo decennio, come dimostra il numero e la varietà di marchi e di applicazioni di questo filo ricavato da nylon 6.6 riciclato dalle reti da pesca raccolte negli oceani e dalle moquette destinate alla discarica. Ma l’innovazione, appunto, è un percorso che non si ferma: la trentina Aquafil, insieme alla società biotech texana Genomatica (Geno), hanno infatti completato con successo la prima produzione su scala dimostrativa di nylon 6 plant based, dunque a base organica, ricavato dal caprolattame, partendo però dalla fermentazione degli zuccheri e non da prodotti derivati dal petrolio.
Un bio-nylon destinato a rivoluzionare l'intera industria, che globalmente ha un valore di 22 miliardi di dollari, fornendo ai marchi nuovi materiali sostenibili per uso quotidiano, dall’abbigliamento, all'automotive e ai tappeti. Aquafil e Genomatica, che hanno firmato la loro partnership quattro anni fa, hanno prodotto le prime tonnellate di caprolattame da materia prima, lo hanno convertito in polimero di nylon 6 e lo stanno lavorando per essere utilizzato in applicazioni classiche, come filati per tessuti, tappeti e componenti plastiche.
Le due aziende hanno collaborato per produrre quantità su scala pilota di nylon 6 da materia prima (la prima tonnellata era stata realizzata nel 2020) e ora sono arrivate alla produzione pre-commerciale su scala dimostrativa, i cui risultati contribuiranno a determinare il design dei futuri impianti commerciali. La produzione pre-commerciale di bio-nylon avviene presso il demo plant allestito da Aquafil a Lubiana, già centro nevralgico del gruppo per quanto riguarda la produzione di Econyl.
«Il mondo oggi ha bisogno di tutti gli sforzi possibili per rendere sostenibili intere filiere e il bio-nylon è un elemento essenziale per raggiungere questo fine - ha dichiarato Giulio Bonazzi, ad di Aquafil - . Inoltre, il nylon da materia prima può essere integrato al nostro processo di depolimerizzazione dei prodotti in nylon giunti a fine vita, creando una piena circolarità. Con Genomatica condividiamo una visione; vogliamo agevolare la transizione verso materiali più sostenibili, e questo è il pilastro della nostra collaborazione a lungo termine».
«Ora più che mai i marchi globali stanno agendo per utilizzare materiali sostenibili nei loro prodotti - ha aggiunto Christophe Schilling, ceo di Geno -. Stiamo lavorando per costruire catene di approvvigionamento, tracciabili e trasparenti come per il nylon 6, con l’obiettivo di fornire prodotti più sostenibili, richiesti dai consumatori e che possano aiutare i marchi a raggiungere i loro obiettivi Esg», ha concluso.
Chiara Beghelli
Redattore
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