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Pixel 3, OnePlus e Oppo: come funziona la fotografia notturna formato smartphone

di Luca Tremolada

Immagine non disponibile

21 novembre 2018
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2' di lettura

Gli scatti notturni sono roba da millenials. Chi da una vita viaggia con il cavalletto, si considera uno specialista della lunga esposizione e magari ha mosso i primi passi nella fotografia sviluppando con le bacinelle e con le pellicole in bianco e nero non potrà mai capire il brivido della foto notturna che sta attraversando l’industria dello smartphone. Hanno iniziato Huawei, Apple e Samsung che da un po’ lavorano per migliorare gli algoritmi deputati a “schiarire” le immagini. Altri produttori invece hanno gettato il cuore oltre l’ostacolo puntando su modalità dedicate agli scatti di notte.

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Google nei giorni scorsi ha attivato per i nuovi Pixel 3 e Pixel 3 Xl la modalità notturna che permette al dispositivo di migliorare la resa degli scatti al buio. OnePlus ha introdotto la sua modalità Nightscape sugli ultimi modelli mentre Oppo con il nuovo RX17 ha lanciato la modalità Ultra Night mode. Evidentemente gli esperti di marketing ci credono. Così accanto ad esempio al ritratto, il video, lo slow motion e i servizi di realtà aumentata è comparsa la modalità notturna. Vediamo di capire come funziona.

Come funziona? Il dispositivo scatta con un'esposizione di circa 5 secondi. Il sensore rimane quindi aperto più lungo del normale. Compito degli algoritmi è quello di concentrarsi sulla saturazione dei colori aggiustando le imperfezioni nell’inquadratura legati ai minimi movimenti della mano. L’idea insomma è questa: automattizzare l’esposizione e usare il machine learning per aggiustare l’immagine.

La scelta di Google. Google sceglie una strada differente. Attivando la modalità Foto Notturna, il Pixel 3 XL scatta da 6 a 15 fotografie di fila, in base alle condizioni di illuminazione. I tempi e gli scatti li decide l’Ia di Google che aspetta di avere una immagine più a fuoco e più nitidia. In questo modo viene anche compensato l’eventuale tremolio della mano.

La sfida algoritmi contro hardware. Quella di Google è comunque una scelta da puristi del software. Vogliono sfruttare la maggiore competenza in fatto di machine learning rispetto alla concorrenza che invece sembra volere scegliere la strada di aumentare il numero di fotocamere e quindi di hardware lavorando quindi su immagini migliori.

Il giudizio. La modalità notturna ha un senso. E non è una roba da Millennials. Nella prova con il Pixel 3 si riescono a ottenere scatti sensati anche in condizioni di luce pessima. La gestione della luce artificiale attraverso l’uso degli algorimi di Moutain View riesce nell’impresa di rendere la notte più visibile. Attenzione: è come andare in giro con una lampada in testa in grado di accendere la notte e definirne i contorni. Per dire, i puristi della foto realistica non la manderanno mai giu. Con questa modalità la fotografia non ritrae ma migliora anche in modo artificiale quello che stiamo vedendo. Parliamo sempre di smartphone, è bene rammentarlo. E quindi di dispositivi con lenti”piccole”. La vera foto notturna richiede degli obiettivi “monstre”. Detto questo per scatti scanzonati, divertenti e divertiti.

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