di Giulia Crivelli
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La comunicazione e il confronto tra generazioni sono sempre stati difficili. Oggi forse più che mai: tanti, per alcuni troppi, i cambiamenti sociali e tecnologici degli ultimi anni. Ancora più difficile è il passaggio di testimone tra generazioni in un’azienda: ai fattori esterni si aggiungono quelli personali. Ma sarebbe sbagliato scomodare Freud e teorizzare che i figli possano “sbocciare” davvero solo se i padri si fanno da parte. Soprattutto per un’azienda. Esemplare il caso di Orciani, azienda marchigiana nata circa 30 anni con le cinture da uomo: è molto bello osservare il fondatore, Claudio, accanto alla figlia Claudia, 30 anni. La ragazza non esita a definirsi un «caterpillar» per come affronta il suo ruolo di responsabile dell’espansione commerciale in Italia e all’estero. Parla un inglese perfetto perfezionato sul campo, perché negli ultimi anni ha passato più tempo sugli aerei che nella natia (e amata) Fano, in provincia di Pesaro Urbino. È altrettanto bello sentirli evocare Federica, 27 anni, l’altra figlia di Claudio Orciani, che da qualche anno si occupa dell’ufficio stile. «Siamo molto diverse, per fortuna. Ma ci intendiamo e soprattutto ci ascoltiamo» dice Claudia. «Per fortuna ogni tanto ascoltano anche me», aggiunge il padre, orgoglioso. «Non le avrei mai obbligate a entrare in azienda, ma è una grande gioia vedere che hanno scelto in autonomia e che lavorano con tanta passione».
I risultati si vedono: Orciani ha costruito il suo successo con le cinture in cuoio ma ha poi diversificato nelle borse e accessori. Le linee introdotte da Federica hanno «rinfrescato» l’immagine dell’azienda e spinto i conti. Il modello Sveva, in particolare, è da oltre un anno tra le borse più vendute in Italia. E tra le più contraffatte, triste ma sicuro indice di grande successo. Nel 2016 il fatturato Orciani è cresciuto del 20% a 12 milioni e per il 2017 si prevede un andamento simile. «Potenziare la parte maschile è la prossima tappa di un percorso in cui c’è anche il cambiamento della distribuzione – sottolinea Claudia -. Abbiamo fatto una selezione dei clienti wholesale in Italia, stiamo costruendo rapporti con i department store americani e a Milano, in via Spiga, abbiamo aperto il primo monomarca italiano. Ora tocca all’uomo».
Federica ha creato una capsule di borse e piccola pelletteria che verrà presentata in anteprima al prossimo Pitti (13-16 giugno), pensata per una clientela maschile più giovane, cosmopolita e affascinata dalle borse (quasi) quanto le donne. «C’è un cambiamento culturale: i ragazzi e i giovani adulti non hanno problemi a usare borse e tracolle. Ma pensiamo di interpretare, come con la Sveva, anche un altro bisogno: quello di dare il giusto valore economico a un prodotto – aggiunge Claudio Orciani -. In negozio capita spesso che dopo aver chiesto il prezzo le clienti mostrino stupore. Siamo talmente abituati ai prezzi dei grandi marchi che meno di 300 euro per una borsa artigianale e made in Italy al 100% sembrano pochi». Per la capsule Safari Federica Orciani ha creato stampe ispirate agli animali africani, utilizzando una tecnica che ricorda l’origami: minuscole forme geometriche si compongono in un piccolo quadro di grande fascino. «Speriamo che la collezione ci porti nuovi clienti e convinca quelli storici», dice Claudio Orciani. «Certo che succederà», sorride Claudia. Ammira il padre, è evidente. Si sente complice e partecipe di una bella storia famigliare. Ma allo stesso tempo cerca la sua strada. Così funziona un vero passaggio generazionale.
Giulia Crivelli
fashion editor
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