di Enrico Miele e Flavia Carletti
La Borsa, gli indici del 19 maggio 2021
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Seduta di forti vendite in Europa, con gli occhi degli investitori puntati sulla Federal Reserve, in attesa della pubblicazione dei verbali dell'ultima riunione. Le Borse del Vecchio Continente, dopo aver perso nel corso delle contrattazioni oltre due punti percentuali, hanno leggermente ridotto le perdite sul finale, chiudendo tutte in territorio negativo. A Piazza Affari, il FTSE MIB a fine giornata è uno degli indici peggiori a livello continentale, mentre gli investitori fanno i conti con la debolezza del petrolio e delle criptovalute (a partire dal Bitcoin). Di fronte alle preoccupazioni per l'andamento dell'inflazione, il mercato spera in indicazioni sull'orientamento della Banca centrale Usa, che finora ha sempre parlato di «rialzo transitorio» dell'indice dei prezzi al consumo, senza mettere in discussione la propria politica espansiva.
Per quanto riguarda le criptovalute, in queste ore pesa la decisione di tre Federazioni finanziarie cinesi che hanno invitato le istituzioni a non utilizzarle per le loro transazioni, perché «non sono vere valute». A completare il quadro è il crollo del petrolio dopo la notizia di un possibile accordo sul nucleare iraniano, che potrebbe portare a un allentamento delle sanzioni contro Teheran e a un aumento delle esportazioni del greggio iraniano, creando un eccesso di offerta (proprio in un momento in cui i Paesi dell'Opec+ stanno aumentando la produzione).
In calo Wall Street, con il "sell off" dei titoli tech che prosegue. Nel finale tuttavia i listini americani hanno recuperato chiudendo con il Dow a -0,48%, l’S&P 500 a -0,29% e il Nasdaq a -0,03%. Microsoft, Facebook, Alphabet e Apple perdono tutte terreno fin dalle prime battute. Il calo del settore è provocato dal forte ribasso delle criptovalute, a partire dal Bitcoin, sceso sotto i 40mila dollari per la prima volta in 14 settimane (ha perso il 20% del valore nelle ultime 24 ore). Tesla, che ha notevolmente investito nei Bitcoin, perde oltre il 4%. L'attenzione degli investitori è rivolta all'inflazione. Molti analisti, infatti, temono che questo possa costringere la Federal Reserve ad aumentare i tassi d'interesse prima del previsto, anche se la Banca centrale non appare preoccupata e ripete che l'aumento dei prezzi è solo temporaneo.
A Piazza Affari, il FTSE MIB a fine seduta ha registrato forti vendite su quasi tutti i principali titoli. Tra le poche eccezioni positive c'è Banco Bpm tornata al centro delle speculazioni sul risiko bancario, con le ipotesi che circolano di un possibile "matrimonio" con Unicredit e Banca Pop Er. In "rosso" il comparto dell'industria e quello legato alle materie prime, da Cnh Industrial a Prysmian, passando per Interpump Group e Pirelli & C. Cedono terreno anche Eni e Mediobanca dopo l'ulteriore rafforzamento di Leonardo Del Vecchio nel capitale di Piazzetta Cuccia, mentre Telecom Italia fallisce il rimbalzo dopo la seduta negativa di martedì 18 maggio. Il calo del greggio pesa su Tenaris.
Fuori dal listino principale, tonfo di Technogym dopo che il suo patron Nerio Alessandri ha ceduto il 6% con una procedura accelerata, mentre si registra il balzo di Aeffe che ha incassato i giudizi positivi degli analisti sui conti.
Eurostat, intanto, ha confermato che ad aprile il tasso di inflazione annuale nell’area euro è stato in rialzo all’1,6% dall’1,3% a marzo. Un anno prima era allo 0,3%. In Italia 1% dopo 0,6% a marzo (0,1% un anno prima).
«Nel breve periodo l’inflazione rimarrà elevata», conferma Luigi Nardella di Ceresio Investors. «Oltre al confronto statistico con i prezzi depressi dello scorso anno, il riadeguamento dell’offerta alla forte ripresa della domanda e gli ingenti stimoli fiscali e monetari continueranno ad esercitare pressioni al rialzo», aggiunge. La paura di inflazione e quindi di tassi più elevati «porteranno volatilità sui mercati». L’inflazione sarà molto probabilmente un «fenomeno temporaneo, dato il livello di disoccupazione e le spinte deflattive di lungo periodo, ma lo sapremo solo tra qualche mese».
Le criptovalute «non sono vere valute». L'avvertimento lanciato da tre associazioni finanziarie cinesi, ha provocato un forte ribasso delle quotazioni del Bitcoin, sceso sotto quota 40mila dollari. Le tre associazioni hanno quindi invitato le istituzioni finanziarie a non utilizzare le criptovalute per le loro transazioni. La Cina è stata a lungo un Paese favorevole alle criptovalute ma ha poi cambiato radicalmente opionione e le accusa di essere uno strumento al servizio di attività criminali.
La Banca centrale cinese, intanto, è molto avanti nella messa a punto di uno yuan digitale che potrebbe essere emesso addirittura a fine 2022. L'appello è stato lanciato dalla Federazione nazionale cinese del finanziamento su internet, dalla Federazione bancaria cinese e dalla Federazione dei pagamenti e di compensazione.
L'oro ha toccato un nuovo massimo di quattro mesi, prima di frenare leggermente la sua ripresa. Gli investitori stanno acquistando l'oro per vari motivi: «Tra i fattori principali - spiegano da ActivTrades - ci sono sicuramente la debolezza del dollaro americano (l'indice del dollaro al minimo di 3 mesi) e i timori di inflazione». Inoltre, la propensione al rischio è diminuita e gli investitori si sono spostati su beni difensivi.
«Tecnicamente - sottolineano gli analisti - il metallo prezioso rimane in un trend positivo con il prezzo che sfida ancora il livello di resistenza a quota 1.870 dollari. Un netto superamento di questa zona potrebbe far spazio ad ulteriori recuperi».
Verso fine seduta, continua a scendere il petrolio Wti al Nymex. Il barile cede oltre il 5% a 61,9 dollari. A pesare è la notizia di un accordo vicino sul nucleare iraniano, che potrebbe portare a un allentamento delle sanzioni contro Teheran e a un aumento delle esportazioni di petrolio iraniano, creando un eccesso di offerta in un momento in cui i Paesi dell'Opec+ stanno aumentando la produzione.
Eurostat, intanto, ha confermato che ad aprile il tasso di inflazione annuale nell’area euro è stato in rialzo all’1,6% dall’1,3% a marzo. Un anno prima era allo 0,3%. In Italia 1% dopo 0,6% a marzo (0,1% un anno prima).
«Nel breve periodo l’inflazione rimarrà elevata», conferma Luigi Nardella di Ceresio Investors. «Oltre al confronto statistico con i prezzi depressi dello scorso anno, il riadeguamento dell’offerta alla forte ripresa della domanda e gli ingenti stimoli fiscali e monetari continueranno ad esercitare pressioni al rialzo», aggiunge. La paura di inflazione e quindi di tassi più elevati «porteranno volatilità sui mercati». L’inflazione sarà molto probabilmente un «fenomeno temporaneo, dato il livello di disoccupazione e le spinte deflattive di lungo periodo, ma lo sapremo solo tra qualche mese».
Chiusura in leggero rialzo per lo spread tra BTp e Bund. Il differenziale di rendimento tra il BTp decennale benchmark e il pari scadenza tedesco, che aveva aperto in rialzo a 123 punti base, è indicato alle ultime battute della seduta del 19 maggio a quota 122 punti base, in aumento di tre punti rispetto ai 119 punti base della chiusura della vigilia. In frazionale aumento il rendimento del decennale che si attesta all'1,12% dall'1,1% dell'ultimo riferimento.
(Il Sole 24 ore Radiocor)
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Enrico Miele
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