di Silvia Marzialetti
3' di lettura
Frumento, orzo, soia, carni e oli vegetali, ma anche zucchero e frutta in guscio: non c’è solo il mais tra le filiere italiane in cui il fabbisogno del Paese risulti superiore alla produzione nazionale.
Negli ultimi dieci anni - rivela il VII Forum agrifood Monitor di Nomisma-Crif, presentato oggi - a fronte di una produzione agricola e di consumi interni stazionari, l'export italiano è cresciuto a valore del 70%, posizionando il nostro Paese al settimo posto nella classifica degli esportatori mondiali nel comparto food&beverage ma siamo autosufficienti solo su vino, frutta, carne avicola e non lo siamo ancora sul latte, anche se ci stiamo avvicinando, come attestano i dati dell’import in calo.
«C’è un grande problema di autonomia strategica» commenta Paolo de Castro, eurodeputato e presidente del comitato scientifico di Nomisma. Alla luce del gap nella disponibilità di materie prime agricole, anche le importazioni sono parallelamente cresciute e la dipendenza dell'Italia - Paese trasformatore - dall'estero pone il Paese in una condizione di maggior precarietà e debolezza in contesti di estrema volatilità. C'è poi il tema dei Paesi da cui si esporta: per quanto il 57% del nostro import agricolo derivi da Paesi dell'Unione Europea, che rappresentano una sorta di scudo a protezione della sicurezza alimentare nazionale, per alcuni prodotti primari la dipendenza da aree extra-comunitarie è ancora alta (si pensi in particolare alla soia, all'olio di girasole, al grano duro).
«L'obiettivo - commenta Denis Pantini, responsabile Agroalimentare di Nomisma - sarà ridurre quei rischi di rotture nelle catene di approvvigionamento che da due anni a questa parte hanno generato da una parte rilevanti aumenti nei costi di produzione delle imprese, dall’altra fiammate inflattive nei prezzi al consumo di generi alimentari, con effetti a cascata sul carrello della spesa degli italiani. Contestualmente sarà altrettanto fondamentale mantenere quantomeno i livelli attuali di produzione agricola nazionale, partendo dalla consapevolezza che il tessuto produttivo agricolo italiano continui ad essere troppo frammentato». Oggi - ricorda Nomisma - il 40% delle aziende agricole italiane presenta una superficie coltivata inferiore a 2 ettari e il 27% delle aziende produce esclusivamente per autoconsumo; solamente il 23% delle aziende agricole si trova inserito stabilmente in filiera (afferisce ovvero a dire strumenti contrattuali in grado di mitigare i rischi della volatilità di prezzi e mercati); il 33% della superficie agricola italiana è soggetta a forte erosione.
A livello globale, nel 2022 i prezzi delle commodities agricole sono tornati sui valori precedenti lo scoppio del conflitto russo-ucraino, ma si attestano ancora su livelli superiori rispetto a due anni fa. Le superfici in Ucraina seminate a cereali invernali (per il raccolto 2023) risultano inferiori del 40% rispetto alla media del 2017-2021: una riduzione che coinvolge anche il mais, coltivazione per cui si prospetta una produzione di circa 21 milioni di tonnellate contro i 34 della media 2017-2021. A questo si aggiungono i timori per la scadenza imminente dell'accordo (18 marzo) stipulato con Russia, Turchia e Onu per il grano del Mar Nero.
Il Brasile è il Paese che più ha beneficiato dello sfavorevole contesto geopolitico e del climate change, con l’export di mais cresciuto del 230%.«Ha messo a segno una crescita a valore del proprio export agroalimentare di oltre il 50%, superando i 126 miliardi di euro e conquistando così il secondo posto assoluto, dopo gli Usa, nel ranking mondiale», commenta Pantini. La fiammata nei prezzi ha favorito gli esportatori di commodities agricole, penalizzando invece i trasformatori come l'Italia: mentre il Brasile ha ottenuto un surplus nella bilancia commerciale agroalimentare di 113 miliardi di euro (contro i 73 dell'anno precedente), l'Italia è tornata in negativo, dopo diversi anni di avanzo, di 1,4 miliardi di euro.
P.I. 00777910159 Dati societari
© Copyright Il Sole 24 Ore Tutti i diritti riservati
Per la tua pubblicità sul sito: 24 Ore System
Informativa sui cookie Privacy policy