di Bernardo Bertoldi
(ANSA)
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Il campionato di calcio appena iniziato è il più interessante del mondo non solo perché, forse, per una volta potremmo non sapere già a gennaio chi ha vinto ma anche perché rende l’Italia il più grande esperimento accademico della storia della teoria manageriale. Noi italiani quest’anno verificheremo la validità della legge generale sulla conservazione del profitto di Clayton Christensen () .
La legge non è molto semplice, tanto che sono pochi i manager che hanno un livello di sofisticazione tale da poterla utilizzare in modo efficace. La legge dice che sino a quando esiste un bisogno del cliente finale, una catena del valore che lo serve crea profitti attrattivi a livello aggregato. Sino a qui, come direbbe Christensen “nothing to write home about”, la vera sfida per i responsabili della strategia è fare in modo che la propria impresa si appropri di una parte rilevante di quel profitto aggregato che si genera lungo la catena del valore.
Per fare questo, l’impresa deve contribuire al prodotto finito una componente determinante per la soddisfazione del cliente. All’inizio il prodotto deve essere integrato per garantire funzionalità e affidabilità “sufficientemente buoni” per il cliente finale: è il caso dei primi PC Apple ante IBM, delle prime macchine-cialde Nespresso, della TV lineare con produzione in house.
Pian piano le imprese che lavorano nella catena del valore migliorano le loro performance, spesso si specializzano, e una serie di parti della catena diventano “sufficientemente buone”. A quel punto i prodotti divengono modulari e la competizione avviene su “costumizzazione” o prezzo basso: è il caso dei PC IBM con Intel Inside, delle cialde clone, delle piattaforme streaming OTT.
Molti lettori di familyandtrends sono sperabilmente troppo giovani per ricordarsi l’epoca in cui il calcio in diretta era Tutto il Calcio Minuto per Minuto alla radio e le immagini erano servizi montati in fretta e furia per 90°minuto e commentati da titani della professione che in 3/4 minuti sintetizzavano la partita. L’arrivo della tv via satellite ha portato le partite in diretta e ha riconfigurato la catena del valore: in quel caso commentare è diventato una commodity ma rendere la diretta e le immagini accattivanti ha richiesto integrazione. Il valore per il cliente e, di conseguenza, i profitti sono cresciuti anche se i manager del calcio nono sono stati in grado di cogliere quell’enorme opportunità (su questo si veda: Nel calcio, il cliente non è importante … è l’unica cosa che conta ).
Quest’anno il campionato italiano è trasmesso in OTT sulla fibra e questo, al di là dei necessari aggiustamenti della fase di avvio, produrrà due risultati: farà evolvere il nostro Paese e riconfigurerà la distribuzione dei profitti nella catena del valore.
Primo. Il nostro Paese evolverà perché da veri tifosi ci collegheremo alla fibra per poter vedere il campionato, ma pian piano scopriremo che da quel cavo potremmo ottenere tanti altri servizi, dalla sicurezza alla casa intelligente, dalla formazione (dad o altro che sarà) al credito al consumo. A inizio anno, poco più del 20% delle case era collegata con la fibra: l’Italia, anche dopo la spinta generata dalla pandemia, è in zona retrocessione se comparata con il 30% della Spagna, il 60% della Gran Bretagna e della Germania e il 90% della Francia. Sarà interessante vedere alla fine del girone di andata del nostro campionato dove saremo.
Secondo. La componente che più contribuirà alla soddisfazione del cliente sarà l’ampiezza e la velocità della fibra. Questo, infatti, è l’elemento non ancora “sufficientemente buono”. Christensen ci ha insegnato che i profitti non spariscono, si spostano lungo la catena del valore: in questa riconfigurazione andranno ai fornitori di accesso all’infrastruttura. TIM non è solo lo sponsor del campionato è anche “lo sponsor” del più grande esperimento di teoria manageriale della storia e come leader nell’infrastruttura otterrà una quota rilevante dei profitti aggregati. Nella parte della catena del valore che si modulizzerà, TIM Vision offrirà invece la customizzazione necessaria, ma questo richiederà una altro familyandtrends…
Keynes usava dire che “gli uomini d’affari pratici, i quali si credono affatto liberi da ogni influenza intellettuale, sono spesso gli schiavi di qualche economista defunto”. Questa volta possiamo dire con accezione meno negativa che qualche pratico uomo d’affari è stato l’alfiere di un economista defunto e il nostro Paese è attore di un enorme esperimento accademico che testerà la validità della sua teoria.
Se la teoria è corretta TIM e tutto il settore delle telecomunicazioni in Italia avranno una fetta rilevante dei profitti della catena del valore della trasmissione del calcio e, soprattutto, il nostro Paese avrà fatto un enorme salto tecnologico grazie al nostro sport nazionale.
Quale spot migliore per convincere i nostri universitari (che stanno tornando finalmente in aula) a studiare con più attenzione le noiose teorie dei professori di management.
Bernardo Bertoldi (Docente di Family Business Strategy - Università di Torino)
bernardo.bertoldi@unito.it
Bernardo Bertoldi
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