Maltempo, Lollobrigida: "Sosteniamo la popolazione poi si accerteranno le responsabilità"
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La devastante alluvione che ha colpito l’Emilia-Romagna - 43 Comuni coinvolti dagli allagamenti, 23 fiumi esondati, 26mila persone evacuate, danni per almeno 5 miliardi - ripropone, come accade troppo spesso dopo le emergenze, il tema della prevenzione . In queste ore il Governo di Giorgia Meloni, oltre alle misure urgenti per far fronte alle esigenze immediate, valuta un intervento per razionalizzare la gestione sul versante del dissesto idrogeologico con l’ipotesi di riportare a Palazzo Chigi una cabina di regia per il coordinamento e il monitoraggio delle Regioni con funzioni di coordinamento e monitoraggio, ma anche poteri sostitutivi e sanzionatori. Un’ipotesi alla quale, come scritto dal Sole 24 Ore, lavora una commissione interministeriale istituita dopo l’alluvione di Ischia.
L’esecutivo dovrà poi nominare un commissario straordinario per l’Emilia-Romagna: il nome più probabile sembra essere il governatore Stefano Bonaccini anche se il coinvolgimento di alcuni Comuni delle Marche porterebbe a scegliere un terzo nome tra i due presidenti regionali.
L’ipotesi alla quale si starebbe pensando a Palazzo Chigi è quella di mettere in piedi una struttura con funzioni in parte simili a quelli dell’Unità di missione contro il dissesto idrogeologico istituita da Matteo Renzi nel 2014 e in seguito abolita dal governo di Giuseppe Conte. La scelta di chiudere la struttura «è stata una follia, spero che la premier Giorgia Meloni a cui ho chiesto di riaprirla ci ascolti» ha detto il leader di Italia viva negli scorsi giorni.
La struttura alla quale l’esecutivo di Meloni guarda era chiamata Italia Sicura e venne varata nell’estate del 2014 per portare avanti 3.395 cantieri anti-alluvioni e la messa in sicurezza dalle frane, oltre a 183 opere per depurazione e fognature. In tutto 4 miliardi (quasi 2,5 miliardi per il dissesto e 1,6 per l’acqua per cantieri in tutte le Regioni). Il governo guidato da Renzi aveva affidato alla struttura di missione il compito di fare regia e coordinare tutte le strutture dello Stato.
Nel dicembre 2022 il Senato aveva votato un ordine del giorno (presentato sotto forma di emendamento da Italia viva) che impegnava la maggioranza a presentare una proposta per la ricostituzione dell’unità di missione Casa Italia e Italia Sicura. Tutte le forze politiche avevano votato a favore, con l’eccezione del Movimento 5 Stelle. I termini dell’ordine del giorno sono scaduti il 14 febbraio.
Il governo dovrà decidere a breve il nome del commissario straordinario per l’emergenza in Emilia Romagna. Il presidente dell’Emilia-Romagna Stefano Bonaccini era già stato nominato commissario delegato per la gestione dell’emergenza (con uno stanziamento di 10 milioni di euro) da parte della Presidenza del Consiglio dopo l’eccezionale ondata di maltempo che a partire dal 1° maggio aveva già colpito il territorio delle province di Reggio-Emilia, Modena, Bologna, Ferrara, Ravenna e Forlì-Cesena.
L’Emilia Romagna ha chiesto «la tempestiva nomina del Commissario straordinario per la ricostruzione in piena continuità con la gestione dell’emergenza ma anche la costituzione di un Comitato Istituzionale e di indirizzo e di una struttura tecnica dedicata, sulla base dell'esperienza maturata a seguito del terremoto del 2012».
Sul terremoto, aveva detto Bonaccini lo scorso 2022, «porto un’esperienza positiva: il 20 maggio scorso, nel decennale della ricorrenza dei due terremoti del 20 e 29 maggio del 2012 in Emilia Romagna abbiamo già ricostruito il 95%. Due terremoti che provocarono 28 vittime e 300 feriti e 45mila sfollati e tra i 12 e i 13 miliardi di euro di danni nella sola Emilia Romagna che dopo il terremoto dell’Irpinia, per una sola regione, è stata la cifra piu’ alta mai sostenuta». Sulla nomina a Bonaccini a nuovo commissario c’è un ostacolo: nel decreto emergenza sarà inserita anche la Regione Marche che ha subito danni. Per questo, per evitare di avere un commissario in ciascuna delle due regioni, si andrà verso un un nome diverso.
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