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Italia in deficit idrico, l’inverno non riesce a ripianare la mancanza di acqua. Lo rileva l’Associazione Nazionale dei Consorzi per la Gestione e la Tutela del Territorio e delle Acque Irrigue (Anbi), il cui Osservatorio sulle risorse idriche certifica l'impossibilità di recupero con gli attuali apporti pluviali.
I grandi laghi del Nord (la più grande riserva idrica del Paese) sono tutti sotto media e le percentuali di riempimento sono perlopiù inferiori a quella del gennaio 2022, che fu preludio ad una straordinaria stagione siccitosa, figlia dell'anno più caldo di sempre in Italia: lago Maggiore 18%; lago d'Iseo 20,7%; lago di Como 23,5%; lago di Garda 36,4%.
Nonostante le recenti piogge, il fiume Po ha portata dimezzata a Torino ed è ridotto, lungo tutto il percorso piemontese, a circa 1/3 della portata del 2021, mentre a Pontelagoscuro, nel ferrarese, manca all'appello circa il 30% della portata media ed il livello delle acque è largamente inferiore all'anno scorso ha registrato l’Arpae.
In Umbria, i livelli del fiume Tevere sono superiori alla media del periodo, ma il livello del lago Trasimeno, nonostante i circa 130 millimetri di pioggia caduti sulla regione, non riesce a tornare sopra il livello di criticità, in cui si trova da mesi. Nel Lazio, le recenti piogge hanno apportato benefici sia al Tevere che all'Aniene, mentre risultano decrescenti i livelli dei fiumi Liri e Sacco.
In Piemonte, l’Arpa locale ha registrato un considerevole apporto pluviometrico in dicembre, i fiumi restano sui livelli 2022 dopo aver toccato portate largamente deficitarie (l’affluente Varaita segna -76%) nelle scorse settimane. In Valle d'Aosta, la Dora Baltea ha una portata di circa 24 metri cubi al secondo, largamente superiore alla media storica (5 mc/sec) a conferma di un già avviato scioglimento delle nevi, la cui permanenza al suolo è fortemente condizionata dalle temperature.
In Lombardia, dove il manto nevoso è del 43% inferiore alla media ed il fiume Adda permane al minimo dei recenti 6 anni con una portata di 90 mc/sec, le riserve idriche sono inferiori del 45,2% alla media storica e sotto anche a quelle largamente deficitarie del 2022: -1,84%.
Dicembre è stato generoso di piogge in Veneto: +35% con record sui bacini del Po (+90%) e del Fissero-Tartaro-Canal Bianco (+70%). Nonostante ciò, a fine dicembre, il deficit pluviometrico superava ancora i 90 millimetri con ulteriori ritardi nella ricarica della falda (in gran parte ai minimi storici) e scarsità di risorsa idrica su buona parte dell'alta pianura, dove si sono registrati livelli inferiori ai minimi assoluti rilevati negli scorsi 20 anni.
In Campania, le portate dei fiumi sono in media, ad eccezione del deficitario Garigliano. È inferiore, rispetto al 2022, il volume d'acqua, trattenuto negli invasi di Basilicata: -26 milioni di metri cubi; opposta è invece la condizione dei bacini pugliesi: circa 10 milioni di metri cubi d'acqua in più sul già ottimo 2022. Infine, nei bacini della Sardegna, la risorsa accumulata si attesta oggi su circa 1098 milioni di metri cubi, pari al 60,21% della capacità d'invaso; 12 mesi fa era 83,12%.
Da ottobre a dicembre il deficit di precipitazioni nevose è stato del 20% sulle Dolomiti e del 10% sulle Alpi, mentre l'ultima decade di dicembre ha registrato temperature di 4 gradi superiori alla media.
«Come qualsiasi bilancio a lungo in deficit, anche quello idrologico è ormai pregiudicato ed il riequilibrio non può prescindere da importanti interventi esterni», ha commentato Francesco Vincenzi, presidente di Anbi.
«È ormai acclarata la necessità di un urgente programma di interventi articolati capaci di trattenere le acque, soprattutto la pioggia, per utilizzarle nei momenti di bisogno: dai laghetti alla bacinizzazione, dalle aree di espansione al riutilizzo di cave abbandonate», ha aggiunto Massimo Gargano, direttore generale dell’associazione: «Questo va affiancato ad una costante ricerca nell'ottimizzazione irrigua, senza dimenticare l'efficientamento delle reti idriche, nè le possibilità di utilizzo delle acque reflue».
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