di Enrico Netti
(GettyImages)
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Il turismo per il ponte della Befana, il primo dei molti del 2023, vale un giro d’affari di poco superiore al miliardo mentre l’industria dell’ospitalità archivia un brillante 2022. Il ponte coinvolgerà quasi 1,9 milioni di italiani e sarà all’insegna degli spostamenti a breve raggio mentre sono 5,2 milioni gli italiani che hanno optato per le vacanze lunghe da Natale all’Epifania. Quest’ultimo si preannuncia come una sorta di weekend lungo che si trascorrerà per la maggior parte dei casi in Italia (97,7%), a caccia di relax e preferibilmente in località di facile raggiungibilità. La maggior parte dell’interesse sarà concentrato sulle visite in città d’arte o siti pieni di storia e di musei e mostre da scoprire. Il tutto, prediligendo nel complesso la sistemazione in albergo (nel 44,3% dei casi) con un bel sorpasso rispetto alla scelta della casa di parenti e/o amici (29,5%).
«Analizzando i dati emersi, si ha la percezione che il turismo italiano stia cambiando – afferma Bernabò Bocca, presidente Federalberghi commentando i dati dell’indagine realizzata da ACS Marketing Solutions –. Oggi i nostri concittadini mostrano di avere delle priorità: viaggiare sì, ma in modo intelligente, rifuggendo da situazioni di stress eccessivi. Far bene la vacanza fa bene alla vacanza, nel tentativo di tornare ad essere spensierati. In questa ottica leggo la scelta di restare in luoghi di prossimità e di soggiornare in albergo. Nel complesso potremmo dire che si chiude in bellezza il periodo delle festività natalizie se non ci fosse però quel 34% di persone che ridurrà la durata del viaggio a causa degli aumenti divenuti insostenibili. Sono questi i veri nemici del turismo e di tutta la sua filiera. Se c’è un’urgenza nel nostro comparto, e lo gridiamo a gran voce, è quella di porre un freno ai rincari». Con un terzo degli italiani di fatto obbligata a ridurre la durata del soggiorno a causa dell’inflazione e dei rincari allarma Daniela Santanchè, ministro del Turismo che dice: «questo è un problema di cui noi siamo consapevoli, perciò il Ministero c’è e farà la sua parte nel sostenere gli operatori e tutte le categorie del settore. Il 2023 dovrà essere l’anno non solo del consolidamento ma anche del superamento dei dati pre-pandemia, stabilizzando e strutturando sempre di più il comparto turistico. Giocando in squadra raggiungeremo risultati importanti».
L’industria dell’ospitalità archivia un brillante 2022 con quasi 400 milioni di presenze di cui circa la metà stranieri. Il turismo riduce così il gap (-8,5% di presenze e -14,5% di arrivi) con gli anni pre pandemia grazie ai visitatori europei mentre per quanto riguarda il lungo raggio si evidenzia un forte aumento degli ospiti che arrivano dal Nord America, in primis dagli Stati Uniti. Secondo il consuntivo stilato da Assoturismo - Cst nel 2022 c’è stato un balzo delle presenze che segnano il +38,2% sul 2021 grazie a un ottimo trend di arrivi pari a 112,3 milioni (+42,8%) e presenze grazie a un netto aumento dei turismi stranieri mentre gli italiani hanno scelto in massa il Belpaese per trascorrere le loro vacanze. Hotel, resort, villaggi turistici, campeggi e agriturismi hanno beneficiato di queste circostanze favorevoli, con le città d’arte che sono riuscite a mettere a segno le migliori performance dopo due anni di fermo quasi totale. Secondo Assoturismo gli arrivi dall’estero hanno portato a 194,7 milioni le presenze (+83,4% sul 2021) mentre quelle degli italiani si attestano a 204,8 milioni (+11,9% sul 2021 e -5,2% rispetto al 2019). Il movimento nelle strutture alberghiere è stimato in crescita del +45,6%, mentre l'extralberghiero si ferma al +27,6%.
Nei prossimi tre mesi tra gli operatori permane un certo ottimismo ma con margini d’incertezza. L’opinione di oltre un quarto degli intervistati, su un campione di 1.334 imprenditori intervistati è di una ulteriore crescita del settore, ma a ritmi decisamente più contenuti. Per il 54% le aspettative sono di una sostanziale stabilità del mercato e il 20% circa prevede, invece, una diminuzione dei flussi turistici. Una crescita economica lenta dell’area euro, l’elevata inflazione e l'aumento dei prezzi dell’energia, aggravati dal prolungamento della guerra in Ucraina, potrebbero rallentare la ripresa già nei primi mesi del prossimo anno.
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