Migranti, Ocean Viking arrivata in porto Marina di Carrara
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Cambiare l’approccio dell’Ue sulla gestione dei flussi migratori e trovare la contromossa più efficace al piano anti-inflazione degli Stati Uniti. Sono i due dossier di Giorgia Meloni in vista del Consiglio europeo straordinario del 9 e 10 febbraio. Un appuntamento preceduto da una serie di incontri che si aprono lunedì 30 gennaio quando a Palazzo Chigi sarà ricevuto Charles Michel e proseguirà venerdì con la doppia visita a Stoccolma (Paese che ha la presidenza dell’Ue) e Berlino. Potrebbe esserci anche una tappa a Parigi: le diplomazie si sono messe al lavoro dopo la telefonata del disgelo fra la premier ed Emmanuel Macron di un paio di settimane fa.
L’appuntamento con il presidente del Consiglio europeo arriva dopo che il 3 novembre Meloni, da poco insediata, debuttò a Bruxelles per incontrare i vertici Ue. Visita ricambiata dall presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, una ventina di giorni fa. Ora tocca a Michel. Come con von der Leyen, all’incontro dovrebbe partecipare anche il ministro per gli Affari europei, Raffaele Fitto.
A Palazzo Chigi già si registra la soddisfazione per l’importanza prioritaria data al tema del flusso di migranti dal Mediterraneo centrale, e per il fatto che si possa discutere del ruolo delle ong, «temi che prima erano tabù e su cui il governo ha iniziato a combattere da subito affinché fossero affrontati». Un «protagonismo», si ragiona sempre in ambienti dell’esecutivo, che smentisce «chi paventava la nostra inadeguatezza a muoverci a livello europeo». L’obiettivo italiano è rafforzare il controllo delle frontiere esterne e contenere gli arrivi sui Paesi di primo impatto; nella strategia di Meloni è cruciale il Piano Mattei per l’Africa, con il doppio fine di garantire le forniture di energia e in parallelo maggiori ricchezze a nazioni dell’area, come Algeria e Libia (ultime mete della premier).
Più complessa si annuncia un’intesa sulle modifiche alle norme sugli aiuti di Stato, alla luce dei potenziali effetti discriminatori verso le imprese europee provocati dai sussidi a quelle americane, previsti dall’Inflation Reduction Act varato dall’amministrazione Biden. Nelle prime bozze delle conclusioni del Consiglio ci sono due ipotesi: una, sostenuta dalla Francia e dal commissario al Mercato Interno Thierry Breton, prevede un intervento sul modello del Sure; l’altra, caldeggiata da von der Leyen, è per un fondo sovrano, sulla falsa riga del NextGenerationEu, ma l’idea di emettere nuovo debito comune è osteggiata dal cancelliere tedesco Olaf Scholz e dai Paesi cosiddetti frugali: Repubblica Ceca, Danimarca, Finlandia, Austria, Irlanda, Estonia e Slovacchia. L’Italia chiede flessibilità nell’uso dei fondi di coesione e del Pnrr per gli aiuti di Stato.
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