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«Tempesta perfetta sulle Pmi, misure a sostegno delle filiere»

di Marzio Bartoloni

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(Mimmo Frassineti / AGF)

(Mimmo Frassineti / AGF)

Parla Giovanni Baroni Presidente Piccola Industria Confindustria: «Il rischio che ci sia uno stop della produzione per alcune piccole aziende è concreto»

6 aprile 2022
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3' di lettura

La «tempesta perfetta» che sta colpendo l’economia, tra costi energetici alle stelle e carenza di materie prime, rischia di travolgere diverse Pmi: «Il rischio che ci sia uno stop della produzione per alcune piccole aziende è concreto. Ma a differenza delle grandi, per le Pmi che sono più fragili uno stop anche di una settimana potrebbe tradursi in una chiusura definitiva. Per questo c’è grande timore e attesa». Giovanni Baroni, da quattro mesi presidente della Piccola Industria nazionale e vicepresidente di Confindustria, racconta così lo stato d’animo delle piccole e medie imprese associate «molto preoccupate» per la situazione attuale e in «grande attesa di provvedimenti congiunturali ma anche strutturali da parte del Governo che mitighino gli effetti di questa crisi». E lo fa alla vigilia di un «momento identitario di ascolto della nostra Associazione che servirà per raccogliere le istanze e arrivare poi al momento delle proposte all’esterno»: Baroni in questi giorni parte, infatti, per una roadmap sul territorio in tutta Italia, che culminerà nelle Assise di Piccola Industria che si terranno il 17 giugno a Bari. Un’occasione per parlare dell’emergenza attuale e di macro temi come il capitale umano, la digitalizzazione, la svolta green e la finanza per la crescita. «Perché anche in questo momento di crisi ci sono le opportunità per crescere, penso a nuove filiere legate al green in cui le Pmi possono trovare nuovi sentieri di crescita».

Partiamo dal caro bollette. Cosa serve alle Pmi?

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Le soluzioni individuate da Confindustria si applicano anche alle aziende più piccole. Servono misure congiunturali per cercare di mitigare l’impatto della bolletta: quindi operazioni legate alla liquidità che non possono durare però solo due mesi, ma devono essere di maggior respiro. E poi c’è il tema del tetto sul prezzo del gas, da fare subito a livello europeo o italiano, commisurandolo al prezzo reale e alla durata reale dei contratti.

Come superare questo ostacolo?

Sgombrando innanzitutto il terreno da un grande equivoco: nessuno di noi sta dicendo di andare a rinegoziare i contratti a lungo termine con i fornitori compresi quelli russi. Noi,
come ha detto chiaramente il presidente Bonomi, chiediamo un’operazione di trasparenza. Chiediamo cioè di capire se effettivamente i prezzi che stiamo vedendo sulla piazza europea sono quelli reali o se invece dietro c’è della speculazione.

Ma davvero c’è il rischio che in qualche caso si fermi la produzione?

I settori energivori non riguardano solo i grandi gruppi come quelli dell’acciaio. Penso ad esempio alle piccole aziende del Nord specializzate nella pressofusione che magari fanno dei componenti della filiera. Oltretutto per le Pmi c’è una grandissima difficoltà a trasferire gli aumenti dei costi nella filiera. Se poi, come a volte accade, hai un grande cliente che rappresenta l’80-90% della produzione allora è difficile rivedere i prezzi. Il rischio, dunque, che qualche Pmi si fermi è alto e, come è accaduto in pandemia, chi si ferma anche per poco tempo rischia di non riaprire più.

Ma c’è anche un problema di domanda interna ed estera?

Al momento la domanda c’è. Quella italiana è rimasta stabile anche se non è esplosa. Quella estera resiste: la grande difficoltà è riuscire a fare prezzi da qui a un anno perché molti non sanno come si approvvigioneranno di certe materie prime. Le piccole aziende poi non hanno la forza di fare grandi scorte e in pratica sui prezzi lavorano al buio.

Perché queste Assise a Bari?

Facevano già parte del mio programma di presidenza perché sentivo la necessità di un momento di confronto aperto e costruttivo, ma ora con queste difficoltà diventa assolutamente necessario stare vicino alle nostre imprese e ascoltarle prima di fare delle proposte. Prima di arrivare a Bari sarò però sul territorio: domani in Sardegna e venerdì in Sicilia. La prossima settimana a Bologna, Torino e Milano e poi continuerò dopo Pasqua a girare l’Italia per questa grande operazione di ascolto partendo anche da temi che avevamo già individuato.

Quali?

Innanzitutto, il capitale umano. Noi abbiamo delle competenze interne ma dobbiamo anche creare degli ambienti ideali per attrarre i talenti. Il tema è complesso, parte dalle scuole e finisce con il reskilling delle nostre risorse
nelle aziende

Poi?

C’è la finanza per la crescita che significa poter attingere anche a meccanismi di finanziamento alternativi a quelli tradizionali. E la digitalizzazione.

A che punto siamo su questo fronte?

Le Pmi non sono quelle di 10 anni fa. Ci sono quelle storiche che hanno fatto processi di digitalizzazione e delle nuove nate già dal mondo digitale. Ma è chiaro che per avere un ruolo all'interno di alcune filiere sono necessari dei requisiti di digitalizzazione che alcune Pmi ancora non hanno.
Per questo servono ancora strumenti di incentivazione, ma anche alcuni provvedimenti accantonati come il patent box e le agevolazioni sulla ricerca.

La svolta green ora non può diventare un problema?

Il tema è ormai strutturale e siamo tutti d’accordo sul percorso. Poi certo serve flessibilità, altrimenti rischiamo che resti tutto nel libro di sogni e non si realizzi niente.

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