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Il grattacielo bruciato a Milano e la beffa della burocrazia: i condòmini devono pagare l’Imu seconda casa

di Sara Monaci

Milano, i vigili del fuoco entrano nel grattacielo bruciato

La spiegazione del Comune: l’incendio rende gli appartamenti inagibili come dimora, per il 2021 vale dunque l’aliquota della seconda abitazione ridotta del 50%

16 dicembre 2021
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2' di lettura

Quello del grattacielo bruciato a Milano si sta trasformando in un paradosso burocratico, come se non bastasse il fatto che 80 famiglie, dallo scorso 29 agosto, hanno perso le loro abitazioni con tutto ciò che contenevano, probabilmente a causa di un incendio provocato da una sigaretta su cui la procura di Milano sta ancora indagando.

I condomini hanno appena ricevuto un’amara delucidazione sull’Imu dal Comune di Milano: anche nel 2021 dovranno pagarla. Ma c’è di più: visto che l’incendio non rende gli appartamenti agibili come prima abitazione, scatta l’aliquota della seconda casa, scontata del 50% visto l’accaduto. Il risultato è paradossale: le famiglie che non pagavano Imu in quanto vivevano nella casa in cui erano residenti, ora, dopo l’incendio, devono pagarla almeno in parte.

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La delucidazione è arrivata dal Comune di Milano, che ha spiegato che «l’attuale normativa Imu stabilisce per i fabbricati inagibili la riduzione della base imponibile del 50%, limitatamente al periodo dell’anno durante il quale sussiste la condizione; questo anche per gli immobili che costituivano abitazione principale del soggetto, prima dell’evento. L’incendio, comportando l’inagibilità dell’immobile, ha fatto venir meno il requisito della dimora previsto dalla norma. Pertanto, per l’anno 2021, a partire dalla data dell’evento, in assenza di specifici interventi normativi statali, il tributo è dovuto nella misura ridotta del 50%».

La situazione dovrebbe sanarsi per il 2022: «Per l’anno 2022 è possibile deliberare un’aliquota ridotta allo zero, per le fattispecie che ricomprendono l’evento».

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Un paradosso che lascia interdetti i condomini, coordinati da Mirko Berti, che ricorda le richieste di aiuto non andate a buon fine, secondo il suo punto di vista: «Abbiamo chiesto di poter utilizzare gli appartamenti destinate al social housing per un anno almeno, fino a che il grattacielo non verrà ripristinato, ma l’amministrazione comunale ci ha detto di no perché non abbiamo i requisiti di reddito - racconta Berti - Poi abbiamo visto la dichiarazione della giunta sui sostegni economici che sarebbero stati stanziati per aiutarci a pagare momentaneamente l’affitto, ma al momento non abbiamo ancora ricevuto nulla. Per ora ringraziamo solo l’assicurazione privata che ci sta sostenendo, e le banche che ci hanno sospeso il mutuo».

La vicenda dell’Imu arriva dopo un altro episodio simile: due settimane fa l’Atm, la società del trasporto di Milano, aveva inviato una multa da 600 euro all’amministratore del condominio perché, a causa dell’incendio, il trasporto pubblico locale ha dovuto affrontare dei costi dovuti alla deviazione del percorso dell’autobus 95. Poi il Comune, resosi conto della situazione, ha ritirato la sanzione.

Intanto l’inchiesta va avanti, con alcuni dubbi da risolvere. Secondo i periti della procura il rogo sarebbe stato innescato probabilmente da un mozzicone di sigaretta gettato accidentalmente sul balcone dell’appartamento 15C da un piano superiore. Resiste l’ipotesi, per quanto «ritenuta estremamente rara e di difficile accertabilità», del cosiddetto effetto lente provocato da uno specchio del bagno che riflette la luce del sole su una bottiglia di vetro vuota, che a sua volta brucia «oggetti o materiale vegetale» lasciati sul balcone. Nessuna traccia, invece, di cortocircuito, combustione spontanea o dolo.

Rimane da capire perché il materiale edile si sia infiammato così rapidamente e se sia ipotizzabile qualche lacuna o difetto nella costruzione stessa.


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