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Dopo il Covid torna l’allarme sui tumori ma per il piano oncologico solo spiccioli

di Barbara Gobbi

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Dopo il tentativo fallito in legge di bilancio nel decreto milleproroghe dovrebbe entrare un emendamento che stanzia 20 milioni per due anni.

2 febbraio 2023
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4' di lettura

Nuovi casi in aumento, finanziamenti sempre al palo o quasi. L’Italia che si appresta a celebrare la Giornata mondiale contro il cancro del 4 febbraio registra l’effetto rimbalzo delle nuove diagnosi di tumore dopo il biennio di oscuramento dovuto alla pandemia: 390.700 diagnosi nel 2022 contro le 370.600 del 2020, un aumento di 14.100 casi. E se l'anno nuovo è partito con la doppia buona notizia di armi fondamentali per la lotta ai tumori come lo sblocco in Conferenza Stato-Regioni dell'Intesa sul Piano oncologico nazionale 2023-2027 e il recepimento (dopo otto anni di “vuoto”) del Regolamento Ue del 2014 sulle sperimentazioni cliniche, all'appello continuano a mancare i fondi necessari.

Il nodo delle risorse: Piano oncologico in cerca di fondi

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La promessa ventilata in legge di Bilancio di 10 milioni – comunque briciole - da destinare all'oncologia nel 2023 e nel 2024 (in tutto 20 milioni) non si è mai tradotta in realtà per quanto il ministro della Salute Orazio Schillaci, ricercatore e oncologo, sia particolarmente attento. «La prevenzione e la cura del cancro sono in cima alle priorità del dicastero», ha dichiarato Schillaci in vista della Giornata mondiale. E per le risorse, dopo il flop registrato in manovra, si guarda all’arrivo di un emendamento inserito nel decreto Milleproroghe ora all’esame del Parlamento «teso a istituire - ha ricordato il ministro - un apposito Fondo per l'implementazione del Piano oncologico nazionale, che partirebbe con una dotazione iniziale di 10 milioni per ciascun anno».

Cruciali gli investimenti in prevenzione

Il cancro nel mondo resta la seconda causa di morte, con 10 milioni di decessi nel 2020 che potrebbero essere per oltre un terzo scongiurati con strategie adeguate di prevenzione, intervento precoce e trattamenti tempestivi e di qualità. In Italia la musica non cambia: il quadro è drammatico ma moltissimo si potrebbe fare e a ricordarlo è lo stesso ministro Schillaci: «Il 40% dei casi di tumore e il 50% delle morti oncologiche possono essere evitati intervenendo su fattori di rischio prevenibili». Da qui l’annuncio di nuove campagne su stili di vita sani e corretti fin dalle scuole elementari. Gli investimenti in prevenzione sono fondamentali, certo, ma anche qui servono risorse e strategie, non limitate al solo ambito sanitario e al solo ministero della Salute, che da parte sua ha appena programmato un piano da 76 milioni (tra fondi Fesr e cofinanziamento) per migliorare gli screening al Sud nell'ambito del primo Pon Equità nella salute da 625 milioni.

Le priorità: dagli screening agli stili di vita

Dopo il crollo dovuto al Covid i programmi di screening sono tornati ai livelli pre pandemia, ma l'asticella è ancora bassa e traballante, come certifica il report “I numeri del cancro” di fine 2022: per la mammografia siamo al 46% di copertura, per il colon retto al 30% e per la cervice uterina al 35%. Con grandi forbici tra le varie aree del Paese e per colmare il divario all'insegna dello slogan del 4 febbraio “Close the care gap”, ancora una volta, occorrono finanziamenti adeguati. Idem per la promozione di stili di vita dove l'Italia, protetta tradizionalmente dalla dieta mediterranea, mostra il fianco con un 33% di adulti in sovrappeso e un 10% obeso, un 24% fumatore e un 31% di sedentari dal 23% del 2008. «Investire in prevenzione facendo leva anche sui comportamenti individuali e collettivi significa meno persone malate in futuro, un vantaggio in termini di salute e di sostenibilità del Ssn» – avvisa ancora il ministro della Salute Schillaci – ma in una sanità con le risorse di nuovo al lumicino dopo l'ubriacatura degli stanziamenti per far fronte al Covid anche il Piano oncologico nazionale, promosso nei contenuti, rischia di restare sulla carta.

Le altre sfide ancora da affrontare

Le sfide da affrontare, oltre alla prevenzione che è la prima stella polare, sono moltissime: recuperare il distacco dai Paesi-traino dell'Ue sulle sperimentazioni cliniche, prendere in carico in modo adeguato i pazienti in cui grazie alle nuove terapie la malattia si va sempre più cronicizzando, completare le reti oncologiche regionali, approvare una legge che riconosca, finalmente, il diritto all'oblio oncologico per quel 27% (oltre un quarto) di persone guarite dopo una diagnosi di tumore, sostenere ricerca, innovazione e digitalizzazione, rendere pienamente disponibili i test di ultima generazione che con la genomica consentono interventi personalizzati. Basti pensare al tumore del seno, il più diffuso: qui a fine 2020 il Parlamento ha inaugurato un fondo da 20 milioni per l’acquisto di test genomici destinato a 10mila pazienti operate al seno, così da poter identificare quelle ad alto rischio di ripresa di malattia a 10 anni e intervenire di conseguenza. Ma dopo due anni solo alla metà delle pazienti candidabili quel test è stato effettivamente prescritto.

La mozione approvata all’unanimità

Le richieste di nuovi fondi, di programmazione adeguata, di abbattimento delle differenze, di gestione sul territorio campeggiano insieme a molte altre nella mozione approvata all'unanimità il 1° febbraio dalla Camera dei deputati, che in 28 punti impegna il Governo a segnare finalmente una svolta nell'oncologia.E a verificare la disponibilità dei fondi europei messi a disposizione dal programma EU4Health per garantire l'attuazione – secondo un preciso cronoprogramma - del Piano oncologico nazionale: in tutto gli Stati hanno a disposizione sostegni e finanziamenti per 4 miliardi e solo sfruttandoli appieno, e bene, potranno sperare di centrare entro il 2030 l'ambizioso doppio target Ue di salvare almeno 3 milioni di persone e di aumentare il tasso di sopravvivenza per tutti i tumori dal 47 al 75 per cento.


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