di Andrea Carli
Blitz all'alba del sindaco di Venezia su nave crociera
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Un nuovo soggetto politico centrista. È nato alla Camera il gruppo parlamentare “Coraggio Italia”. Ne fanno parte 24 deputati. Capogruppo è Marco Marin. L’annuncio è stato dato giovedì 27 maggio, nell’aula di Montecitorio, dalla vicepresidente Maria Edera Spadoni. Il nuovo movimento politico nasce dall’intesa tra il sindaco di Venezia, Luigi Brugnaro, e il Presidente della Liguria e leader di “Cambiamo!” Giovanni Toti.
Sul progetto politico circolavano indiscrezioni già da tempo, Nelle ultime ore, l’accelerazione: il sindaco imprenditore di Venezia ha rotto gli indugi, smarcandosi da Silvio Berlusconi e dalla sua creazione politica, Forza Italia.
In occasione della conferenza stampa organizzata per la presentazione del gruppo, Brugnaro ha ringraziato l’ex presidente del Consiglio. «È stato un coraggioso - ha detto -, ma ora dobbiamo andare avanti, è un altro tempo. Non siamo contro nessuno, ringraziamo ma dobbiamo guardare al futuro, servono i giovani». Il sindaco di Venezia ha augurato «ogni bene a FI e agli altri partiti del centrodestra. Noi siamo intenzionati a recuperare gli elettori già andati via».
«Coraggio Italia - ha spiegato Toti, anche lui intervenuto alla conferenza stampa - era quello che avevamo in testa da anni. È la dimostrazione che quando abbiamo deciso di intraprendere questo percorso non lo facevamo per avere un piccolo partitino personale da gestire ma lo facevamo per cercare di allargare il più possibile a nuove personalità, a nuove intelligenze ed energie il campo del centrodestra. È quello che sta accadendo oggi con un sindaco, un amministratore e alcuni parlamentari che credono in questa avventura di ricostruire una gamba moderata del centrodestra più ampia e cha sappia dire la propria all'interno della coalizione».
Il sindaco a cui fa riferimento Toti è appunto Brugnaro. Sessant’anni, originario di Mirano in provincia di Venezia, figlio (lui ne ha cinque) di una maestra elementare e di un operaio leader sindacale della Montefibre di Porto Marghera, architetto, viene eletto sindaco della città lagunare il 16 giugno del 2015, sostenuto anche da Forza Italia, e della città metropolitana dal 31 agosto dello stesso anno. Ricandidatosi per il secondo mandato, i veneziani lo eleggono al primo turno il 21 settembre 2020.
Brugnaro è il classico imprenditore veneto che si è fatto da sé: fondatore di Umana, una holding che raggruppa 20 aziende attive nel campo dei servizi, della manifattura, dell’edilizia, dello sport e dell’agricoltura. Dal 2009 al 2013 è presidente di Confindustria Venezia. Appassionato di sport, nel 2006 rileva la Reyer Venezia Mestre, la storica società di basket veneziana fondata nel 1872 che nel campionato 2016-2017 con la squadra maschile vince lo scudetto dopo 74 anni di attesa (il team femminile invece porterà a casa la Supercoppa italiana nel 2020). Divenuto sindaco, lascia la carica di presidente della squadra rimanendone proprietario.
Nell’agosto del 2015 Brugnaro decide di bandire dalle scuole 49 libri (alla fine saranno due) che hanno come protagonisti coppie dello stesso sesso. La decisione viene criticata da Sir Elton John, che affida ai social le sue critiche. «Luigi Brugnaro, sindaco di Venezia, sembra estremamente sciocco - osserva la rockstar -. Ha stupidamente scelto di politicizzare libri per bambini, vietando i titoli con famiglie omosessuali. Così, invece di favorire l’inclusione, favorisce l’ignoranza. La bella Venezia sta senza dubbio affondando, ma non tanto rapidamente quanto il cafone bigotto Brugnaro». Lui replica. «Caro ricco #EltonJohn - scrive su twitter - Lei che ama così tanto la mia #Città, oltre a comprarsi una casa, quali risorse ha mai offerto per salvare #Venezia?». Poi rincara: «Caro #EltonJohn & compari vari. La sfido a donare risorse vere per salvare #Venezia. Passiamo ai fatti, fora i schei #EltonJohn!»
Contrario alle grandi navi da crociera a San Marco e lungo il Canale della Giudecca, ma contrario anche al progetto di un nuovo grande terminal in mare per portare definitivamente fuori quei giganti dalla laguna, prima che la pandemia coronavirus bloccasse del tutto il turismo - e quindi le crociere a Venezia -, il 20 luglio 2019, giorno della festa del Redentore, Brugnaro mette in evidenza che le grandi navi possono evitare il passaggio nel bacino di San Marco, senza scavare nuovi canali.
Sale a bordo di un “grattacielo del mare”, mostra con video e cronache sui social che i “giganti del mare” possono percorrere il Canale dei Petroli, entrando dalla bocca di porto di Malamocco, quindi entrare nel canale Nord di Marghera e qui attraccare. Uno “show” per dimostrare al ministro delle Infrastrutture di allora, il grillino Danilo Toninelli, che escludeva l’ipotesi Marghera nel timore di un rischio Seveso per il passaggio in zona industriale, che una soluzione c’è. «Vedete?», osserva Brugnaro dalla tolda di comando della nave. «Non c’è nessun problema. E non si incrociano affatto le petroliere...».
Sono passati due anni da quando il Cavaliere, in occasione di una visita a Venezia, alla domanda se il primo cittadino della città lagunare potesse essere il suo successore, rispondeva: «Me lo auguro, perché è un imprenditore, è il sindaco di una città bellissima come Venezia, ed è un uomo di sport che ha portato la sua squadra di basket, la Reyer, ai vertici».
Raccontano che Berlusconi abbia tentato fino all'ultimo a dissuadere gli azzurri pronti a lasciare Fi. Adesso Forza Italia è al governo, è forte, è un errore andar via, avrebbe assicurato il Cav al telefono in questi giorni con alcuni suoi parlamentari insofferenti, sottolineando che così si rischia di indebolire il partito azzurro appena tornato in maggioranza con il governo Draghi di unità nazionale. Berlusconi avrebbe anche fatto notare che Brugnaro gli aveva promesso che avrebbe fatto delle liste civiche fuori da Forza Italia e invece poi non è stato così, visto che il sindaco di Venezia, riferiscono fonti azzurre, ha poi fatto il pieno tra i parlamentari azzurri.
Insomma, il delfino è andato allo strappo. Dopo Gianfranco Fini e Angelino Alfano, la scena non è nuova. Ma il finale del copione è ancora da scrivere.
Andrea Carli
Redattore
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