di Andrea Chimento
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Il 25esimo film del Marvel Cinematic Universe: si tratta di «Shang-Chi e la leggenda dei Dieci Anelli», lungometraggio in uscita questa settimana, firmato dall'americano Destin Daniel Cretton ma con lo sguardo completamente rivolto all'Estremo Oriente.
Non così conosciuto in Occidente, il protagonista Shang-Chi è apparso per la prima volta nei fumetti nel 1973. Conosciuto anche come Maestro del Kung-Fu, Shang-Chi è un giovane supereroe che non sa realmente chi sia né di cosa sia capace: mentre si trova a dover imparare a gestire ogni parte di sé, intraprende un inedito viaggio alla scoperta di se stesso per provare a far convivere bene e male. Solo così potrà esprimere il suo pieno potenziale, un potere che può permettergli di duplicare se stesso infinite volte.
Sulla sua strada, però, trova alcuni personaggi pronti a dargli del filo da torcere, appartenenti all’organizzazione terroristica chiamata Dieci Anelli.
Non manca il divertimento in questo film che offre buon ritmo e un approccio in parte diverso da quello dei precedenti film del Marvel Cinematic Universe: gli spettacolari inseguimenti e soprattutto i combattimenti ben coreografati, sono gli elementi di maggior spicco di un prodotto che unisce tradizione orientale e sguardo occidentale.
Destin Daniel Cretton coniuga efficacemente azione e fantasy, ma il suo film sa troppo di già visto, non riuscendo – nonostante gli sforzi evidenti – a risultare del tutto personale. In particolare, si torna ancora a mettere in scena, al centro di un film Marvel, la famiglia e le origini del protagonista, cosa già successa col precedente «Black Widow» e non solo, tanto da far ricordare troppo da vicino altri prodotti dello stesso genere.Le ambizioni e il coraggio comunque non mancano, seppur portino a un copione che man mano si fa eccessivamente caotico e vittima di aver messo troppa carne al fuoco: un po' di essenzialità in più avrebbe giovato a un lungometraggio che, in ogni caso, riuscirà ad appassionare i fan del genere e a incuriosire molti altri. Nel cast, oltre al protagonista Simu Liu, figurano altri volti noti come Tony Leung, Awkwafina, Fala Chen, Meng'er Zhang, Florian Munteanu, Ronny Chieng e Michelle Yeoh.
Tra le novità in sala si segnala anche un film profondamente diverso: «I figli del sole» di Majid Majidi.Presentato in concorso alla Mostra di Venezia 2020, è un lungometraggio iraniano che si concentra sul dodicenne Ali e su alcuni suoi amici: un gruppo di ragazzini che cerca di sopravvivere e sostenere la propria famiglia, tra lavoretti in un garage e piccoli crimini per racimolare in fretta del denaro. La vita di Ali potrebbe cambiare quando, improvvisamente, gli viene affidato il compito di ritrovare un tesoro nascosto sottoterra.Pellicola ad alto tasso retorico, «I figli del sole» è un tipico racconto di formazione che, invece di lasciare spazio alla spontaneità tipica dell'infanzia, utilizza furbi mezzi narrativi per provare a coinvolgere ed emozionare, finendo così per risultare poco sincero e troppo studiato a tavolino.I temi in campo (a partire da quello di ragazzi giovanissimi costretti a lavorare) sono importanti, ma non basta per togliere la sensazione di aver assistito a un prodotto molto calcolato e a tratti persino ricattatorio.Il cast, composto soprattutto da attori non professionisti, fa il suo dovere, ma non è sufficiente per rialzare le sorti di un prodotto decisamente evitabile.
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