di Marco Valsania
Twitter, Elon Musk: "E' stato sbagliato e stupido bandire Trump"
2' di lettura
Elon Musk è di nuovo, ufficialmente, nei guai con la Sec. L'autorità mobiliare americana, stando al Wall Street Journal, ha aperto un'inchiesta sul controverso magnate dell'auto elettrica e dell'esplorazione spaziale per violazione delle regole di disclosure nella sua avventura nei social media, con l'operazione che gli ha permesso di conquistare Twitter per 44 miliardi. Una irregolare segretezza della quota che aveva accumulato nella società prima di partire alla carica potrebbe avergli giovato non poco, permettendogli di pagare i titoli alla fine accumulati decine o centinaia di milioni di dollari in meno.
Musk, recidivo nella tendenza a violare regole, ha in dettaglio tardato nel rispettare le norme che prescrivono una comunicazione pubblica, presso la Sec, da parte di investitori che rastrellano quote superiori al 5% i un'azienda. Peccato che il magnate depositò la documentazione alla Sec soltanto il 4 aprile, ben dieci giorni dopo aver superato la soglia del 5% di titoli Twitter in suo possesso.
Musk non ha mai spiegato il ritardo, che potrebbe averlo avvantaggiato nella sua crociata di conquista mentre avrebbe danneggiato altri investitori. Alcune stime calcolano che potrebbe aver risparmiato oltre 143 milioni di dollari non riportando la sua quota del 5%, perché i titoli sarebbero altrimenti saliti costringendolo ad una maggior spesa per i suoi successivi acquisti. In tutto Musk rilevò una partecipazione del 9,2% in Twitter.
La nuova saga con la Sec diventa un nuovo interrogativo aperto sul deal. Le autorità potrebbero far scattare un caso vero e proprio, oppure rinunciarvi, secondo gli analisti, evitando nuovi scontri con Musk. Ma la vicenda ha comunque rilanciato le grandi perplessità sulla sua operazione al riguardo di Twitter.
Gli scettici non mancano, anche se al suo fianco oggi Musk schiera grandi protagonisti della finanza all'apparenza convinti dall'efficacia degli ancora oscuri piani di Musk per il social media (chiare per ora solo poche cose, quali una cancellazione della messa al bando di Donald Trump). Oppure, per i critici, attirati dalla prospettiva che la notorietà del magnate si traduca nonostante tutto in successi e guadagni. Ma Musk è anche noto per cambiare rapidamente idea, lo fece sul proclamato tentativo di togliere dal mercato la sua Tesla.
Nulla gli vieta, oltretutto, di lasciar cadere il nuovo deal prima del completamento previsto a ottobre, se decidesse che è troppo difficile un rilancio oppure navigare le complessità della moderazione del contenuto, checchè ne dica (le regolamentazioni governative sui social nel mondo, non solo le auto-regolamentazioni, si stanno moltiplicando). La penale e gli eventuali danni per un divorzio che Musk dovrebbe sborsare non sono pari a zero, ma non sono neppure molto: è stata fissata ad un massimo rigido e insolito, sottolinea il Journal, di un miliardo e niente più, cifra non esattamente proibitiva per l'uomo più ricco al mondo.
Sintomo delle incognite profonde che restano vive, il titolo è tuttora del 15% sotto il valore pattuito per l'operazione. Strano per un deal in contanti e senza ostacoli antitrust o di sicurezza nazionale (Musk è cittadino americano). Intanto la Sec indaga e forse vorrà vederci più chiaro nei disegni di Musk, autoproclamato campione della libertà sui social, meno della trasparenza finanziaria.
Marco Valsania
Giornalista
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