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Confusione e smarrimento senza la capacità di narrazione

di Riccardo Bravi

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24 dicembre 2021
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2' di lettura

Si incentra sul rapporto tra ragione e follia nelle scienze naturali - in un mondo in cui siamo sempre stati abituati a considerare e a pensare la figura dello scienziato come quella di un essere profondamente afferente alla sfera della razionalità - l’opera dello scrittore cileno Benjamín Labatut (Quando abbiamo smesso di capire il mondo, La pietra della follia) recentemente apparsa in Italia per la casa editrice Adelphi con la traduzione di Lisa Topi.

Interregno privo di senso

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In realtà, l'intento di Labatut è quello di dimostrare – attraverso le sue svariate conoscenze dell'universo scientifico mondiale – che vi sia stato negli ultimi cinquant'anni un capovolgimento di fronte: viviamo in un interregno privo di senso provocato da una crisi di credenze (come arreca l'epigrafe di Gramsci posta in esergo alla pietra della follia: “La crisi consiste appunto nel fatto che il vecchio muore e il nuovo non può nascere: in questo interregno si verificano i fenomeni morbosi più svariati”), tanto più che ci siamo identificati ad esso, non avendo più la cognizione di causa di ciò che è reale e razionale, della ragione con cui siamo stati abituati a dialogare e con la quale da secoli viene identificato il fulcro del pensiero moderno occidentale.

Un incubo collettivo e paranoico

Al contrario: “più che in qualsiasi altro luogo, oggi viviamo nella realtà di Dick: un incubo collettivo e paranoico nel quale non possiamo mai essere davvero sicuri di ciò che sentiamo, ascoltiamo, diciamo e addirittura pensiamo”. Tutto ciò ha stravolto le credenze illuministiche ancorate a quell'universo di certezze derivanti dalle grandi scoperte avvenute all'interno dei principali cardini scientifici moderni: matematico, fisico, chimico-biologico, lasciando il passo alle nuove tecnologie informatiche e della comunicazione che sono diventate il baricentro della nostra attuale visione del mondo. Pertanto è in questo mondo fatto di illusioni e di sogni che dovremmo abituarci a vivere: abbandonare l'idea della visione logico-matematica del mondo per abbracciare quella del caos, elemento che sembra permeare in maniera assoluta la nostra epoca contemporanea, sul quale Edward Lorenz basò tra l'altro una sua personale teoria.

Il caos

Il caos come elemento che struttura la nostra società e al quale non possiamo sfuggire, vista l'interconnessione di sistemi sempre più complessi tra di loro che fanno capo alle scienze informatiche e ai migliaia di prodotti del Web in cui tutto circola senza alcun ordine né sosta. Essi minano, inoltre, la nostra consueta capacità di immaginazione ma, soprattutto, quella di raccontare, principale causa di spaesamento e di afflizione a detta di Labatut: “Il fallimento della nostra capacità di raccontare su vasta scala cosa significhi vivere nella seconda decade del ventunesimo secolo e la perdita del dono divino della narrazione, quel potere prodigioso di descrivere il mondo attraverso la parola, cogliere il senso di ciò che ci circonda e adottare una storia comune, sono senz'altro le cause del nostro attuale stato di confusione e smarrimento”.

Benjamín Labatut: Quando abbiamo smesso di capire il mondo, Adelphi 2021, pp. 180, € 18,00; La pietra della follia, Adelphi 2021 (Collana Microgrammi), pp. 77, € 5,00.


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