di Gianluca Di Donfrancesco
Il presidente della Banca Mondiale David Malpass
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Accusato di essere un «negazionista del clima», per essersi rifiutato di riconoscere le evidenze scientifiche sul ruolo delle attività umane nel global warming, il presidente della Banca Mondiale, David Malpass ha annunciato le sue dimissioni. Lascerà l’incarico il 30 giugno, a meno di un anno dalla scadenza naturale del mandato.
Ex alto funzionario del dipartimento del Tesoro, Malpass era stato nominato nel 2019 dall’allora presidente americano, Donald Trump, che ha sempre contestato le politiche green, arrivando a ritirare gli Stati Uniti dall’Accordo di Parigi del 2015. Decisione poi ribaltata da Joe Biden.
«Dopo aver riflettuto a lungo, ho deciso di perseguire nuove sfide», ha dichiarato Malpass in una nota. Con la sua uscita, la Casa Bianca avrà l’opportunità di mettere al vertice della Banca Mondiale qualcuno che possa portare avanti la riforma dell’istituto. Gli Stati Uniti sono il principale azionista e non sono i soli a chiedere una riforma, invocata anche dalla Germania. Per consuetudine, Washington sceglie il capo della Banca Mondiale, mentre i leader europei scelgono il numero uno del Fondo monetario internazionale.
A settembre dello scorso anno, ai margini di una conferenza Onu, Malpass si era attirato le critiche della Casa Bianca per essersi rifiutato di dire se concordava con le evidenze scientifiche sul climate change. In seguito, si è scusato e ha cercato di ritrattare, affermando che in quel momento «non era davvero preparato», ma che riconosceva il peso dell’impatto umano sulle alterazioni climatiche (accertato dal panel degli scienziati Onu dell’Ipcc). Successivamente, Malpass ha anche proposto di allargare la mission della Banca Mondiale, per includere esplicitamente il cambiamento climatico.
Già a novembre del 2021, il consigliere speciale delle Nazioni Unite per i cambiamenti climatici, Selwin Hart, aveva attaccato la Banca Mondiale, accusata di «giocherellare mentre il mondo in via di sviluppo brucia» e di essere una «delusione continua» nella lotta al climate change.
Di recente, la segretaria al Tesoro degli Stati Uniti, Janet Yellen, ha accentuato le pressioni per la riforma dell’istituto che finanzia progetti a sostegno dei Paesi in via di sviluppo, esortandola ad accrescere in modo più aggressivo il suo budget e a moltiplicare gli sforzi per mobilitare risorse del settore privato, da far confluire su global warming e pandemie, in aggiunta alla lotta alla povertà, obiettivo tradizionale della Banca Mondiale. «Nel mondo di oggi, progressi sostenibili nella riduzione della povertà e nello sviluppo economico non sono possibili senza accettare le sfide globali che tutti noi dobbiamo affrontare», ha detto Yellen il 9 febbraio.
Nel 2022, la Banca Mondiale ha impegnato oltre 104 miliardi di dollari in progetti in tutto il mondo.
Gianluca Di Donfrancesco
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